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Ott 06


Quattordici donne “armate” solo della loro macchina fotografica, in prima linea nei punti caldi del mondo dove ci sono guerre, conflitti e drammi umani e sociali. Con coraggio, sensibilità e professionalità ci aiutano a capire, a non dimenticare, a fermarci a pensare.

Palazzo Madama ospita fino al 13 novembre “In prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra”. La mostra offre da 70 immagini scattate da 14 giovani donne fotoreporter che lavorano per le maggiori testate internazionali e che provengono da diverse nazioni: Italia, Egitto, Usa, Croazia, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Spagna.

Sono Andreja Restek, Linda Dorigo, Virginie Nguyen Hoang, Jodi Hilton, Annabell Van den Berghe, Laurence Geai, Capucine Granier-Deferre, Diana Zeyneb Alhindawi, Matilde Gattoni, Shelly Kittleson, Maysun, Alison Baskerville, Monique Jaques, Camille Lepage che si muovono coraggiosamente in rischiosi campi di battaglia per documentare e denunciare quella “terza guerra mondiale” che è in corso in troppe parti del mondo.

Nata da un’idea di Andreja Restek, la rassegna – curata con la giornalista Stefanella Campana e con Maria Paola Ruffino, conservatore di Palazzo Madama – è ospitata nella Corte medievale, con allestimento progettato dall’architetto Diego Giachello. L’esposizione è promossa congiuntamente dall’Associazione Gi.U.Li.A – Giornaliste Unite Libere Autonome e da ADCF Onlus, l’Ambulanza dal Cuore Forte.

“In prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra” ha il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e Banca del Piemonte. Media partner: La Stampa. Con i patrocini dell’Assessorato alla Cultura della Città di Torino, Ordine Giornalisti del Piemonte, FNSI – Federazione Nazionale della Stampa Italiana, FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.

www.palazzomadamatorino.it

Biglietto mostra: intero 10 euro, ridotto 8 euro

Biglietto mostra+museo: intero 14 euro, ridotto 12 euro

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Gen 28


La Grande Guerra è stato il primo conflitto documentato in modo sistematico da operatori e fotografi militari impiegati dallo Stato Maggiore dell’Esercito o da dilettanti. La fotografia e il cinema, arti tecnologiche del Novecento, sono posti al centro di una strategia offensiva e invasiva non meno pericolosa di quella giocata dagli eserciti nelle trincee: le immagini fisse e animate comunicano infatti direttamente con lo spettatore, superando vincoli linguistici, disinteresse e resistenze ideologiche. Gli scatti e le riprese di soldati e gerarchi, le immagini del fronte e delle retrovie, di feriti, di malati e mutilati hanno un ruolo di primo piano nella costruzione retorica dell’evento bellico e nella definizione della memoria collettiva.

Il Museo Nazionale del Cinema presenterà alla Mole Antonelliana questo ricco patrimonio iconografico, secondo un percorso tematico che evidenzierà i differenti temi e generi della fotografia e del cinema bellico. Fotografie istituzionali realizzate da Luis Bogino, immagini di propaganda, allineate alla retorica bellica, di grande impatto estetico; ma anche fotografie amatoriali scattate dai soldati-fotografi dilettanti, immagini meno estetizzanti che rilevano alcuni elementi centrali dell’esperienza bellica. L’esposizione in parallelo di fotografie, sequenze di film e citazioni letterarie riproporrà al visitatore il racconto visivo della Grande Guerra.

I luoghi e l’immaginario della Grande Guerra costituiscono ancora oggi un tema di riflessione e rivisitazione da parte di artisti contemporanei. Una specifica sezione della mostra presenterà al pubblico l’opera di alcuni importanti artisti che attraverso il mezzo fotografico e cinematografico offrono uno sguardo contemporaneo sull’evento bellico.

A cura di Roberta Basano e Sarah Pesenti Campagnoni.

Maggiori informazioni sul sito del Museo Nazionale del Cinema

[fonte: Torinocultura]

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Gen 25


Luigi Carluccio è stato uno dei pochi esponenti della critica d’arte contemporanea italiana a diventare un punto di riferimento internazionale, tanto da essere chiamato nel 1979 a dirigere il settore arti figurative della Biennale di Venezia.
Meno noto è il fatto che dopo l’8 settembre, in quanto tenente di artiglieria alpina, egli subì un lungo periodo di internamento nei campi di prigionia appositamente istituiti in Germania per gli Italienische Militär internierte (Internati Militari Italiani). Qui Carluccio disegnò costantemente, dal 1943 al 1945, con i mezzi di fortuna che si potevano trovare nei campi.
Nel 70esimo anniversario dell’8 settembre 1943, e in occasione del Giorno della Memoria, il Museo ha deciso di dedicare una mostra al noto critico d’arte, offrendo al pubblico l’occasione di scoprire un aspetto inedito della sua vita di e di approfondire la vicenda degli Internati Militari Italiani (IMI) da sempre poco indagata.
Gli ottanta disegni, esposti in originale e nella loro completezza per la prima volta, raffigurano, come in una sorta di specchio collettivo, la realtà esistenziale dell’internamento dei nostri connazionali. Poche sono le scene di genere: per lo più sono ritratti di compagni e amici, volti e sguardi impietriti, corpi prostrati, simbolo della condizione tetra della prigionia.
L’allestimento è arricchito dalla proiezione a ciclo continuo del film documentario “600.000 no. La resistenza degli internati militari italiani”, realizzato dall’ANCR e dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale nel 2008.
La mostra, coordinata dal Museo, in collaborazione con l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, si è avvalsa della consulenza scientifica di un gruppo di studiosi tra cui Bruno Quaranta, Claudio Vercelli, Marco Vallora e Paola Olivetti.
Progetto dell’allestimento e progetto grafico di Marisa Coppiano.

Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà
Contatti: tel. 011 4420786 – info@museodiffusotorino.it

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