Al termine della Fiaccolata per il 25 Aprile sul palco del Torino Jazz Festival è andato in scena Pulse! (jazz and the city) un progetto di Max Casacci , Daniele Mana (Vaghe Stelle) ed Emanuele Cisi.
Max Casacci, chitarra, live electronics, composizione – Daniele Mana (Vaghe Stelle), live electronics, composizione – Emanuele Cisi, sassofoni, composizione – Gianluca Petrella, trombone, live electronics – Flavio Boltro, tromba – Sergio Di Gennaro, pianoforte – Furio Di Castri, contrabbasso
Enzo Zirilli, batteria – E con la preziosa partecipazione di: Enrico Rava, tromba – Ensi, voce – Musica Nuda: Petra Magoni, voce – Ferruccio Spinetti, contrabbasso. Prima assoluta. Produzione originale Torino Jazz Festival
“Come dei saldatori che portano lenti protettive quando usano la fiamma ossidrica, così noi guarderemo ai suoni della città attraverso i filtri e le sfumature cromatiche dei linguaggi musicali più attuali, dai quali ormai il jazz non può rimanere estraneo. E’ nella sua stessa natura infatti l’inclusione di elementi esterni e diversi, per continuare ad autoalimentarsi e creare una combustione incessante”.
Emanuele Cisi “Partiamo dalla fine. Immaginiamo un album, che nasca dai rumori di una città. Una città precisa: Torino. Immaginiamo che questi rumori (il traffico, le campane, gli ingranaggi delle fabbriche, i segnali acustici dei mezzi pubblici, le voci degli stadi, i fiumi, le fontane, i mercati…) vengano trasformati in musica mediante le tecnologie dei software musicali. Che questi rumori diventino una tavolozza capace di dipingere uno sfondo ritmico sonoro per altre voci musicali del medesimo luogo. Il ritmo dei rumori della città, le voci degli strumenti del jazz di quella città. Un incontro tra linguaggi e generazioni, che analogamente a quanto sta succedendo nella Los Angeles di Flyng Lotus e del rapper Kendrick Lamar possa ospitare voci di un’altra provenienza. Quella dell’hip hop. Insomma l’incrocio tra elettronica, jazz e hip hop è in questo momento una delle tendenze più all’avanguardia”.
Max Casacci “Abbiamo pensato che i campionamenti della città potessero essere la base per un racconto più suonato e l’occasione del TJF ci è parsa unica dal punto di vista artistico e narrativo”. Daniele Mana La sfida dello spettacolo è trasformare questa “narrazione” in un grande evento musicale, nel cuore della città.
Con un bagno di folla e l’energia contagiosa della Original Blues Brothers Band, che ha fatto ballare tutta la piazza, si è chiusa ieri notte la quarta edizione del TJF: un’avventura straordinaria per intensità artistica e partecipazione.
Molti gli eventi che hanno caratterizzato la IV edizione del TJF a partire dalla straordinaria anteprima al Museo Egizio con il Sonic Genome del maestro Anthony Braxton, il 28 maggio, che ha visto coinvolti per otto ore settanta musicisti provenienti da tutte la parti del mondo.
Tra gli oltre 150 eventi di quest’anno si segnalano la performance del compositore James Newton, prima assoluta, ispirata al Vangelo Secondo Matteo di Pierpaolo Pasolini, il tutto esaurito dei due concerti all’Auditorium Grattacielo Intesa Sanpaolo (Steve Lehman; Nils Wogram e Bojan Z), i partecipati concerti in piazza San Carlo come il commovente omaggio di Fabrizio Bosso e Randy Brecker a Marco Tamburini, tragicamente scomparso pochi giorni fa e la travolgente esibizione, che ha incantato tutti, dei giapponesi Shibuza Shirazu.
Grande successo di pubblico anche per il TJF Fringe, la parte sperimentale del Festival con gli spettacolari concerti sulle “night towers” e sulla zattera sul fiume Po, per l’area del cooking e il palco del Fringe Dance.
“La città di Torino ci sta dando l’opportunità di sperimentare una nuova formula di Festival – ha dichiarato Stefano Zenni, direttore artistico del Torino Jazz Festival – che coniuga il gradimento del pubblico con l’originalità e la qualità artistica”.
Nella galleria le immagini più significative dei 6 giorni di concerti.
Un palcoscenico inusuale per l’inaugurazione della quarta edizione di Torino Jazz Festival: il Museo Egizio. In prima Europea e in esclusiva per il TJF, il maestro Anthony Braxton del Sonic Genome ha aperto la rassegna dirigendo 70 musicisti per otto ore in una grandiosa performance che dialoga con l’arte antica, la storia e i visitatori dell’Egizio.