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Mar 20


 

Torino punta sull’integrazione come motore di sviluppo e di crescita sociale ed esprime le sue “Linee guida per il coordinamento alle politiche per l’interculturalità e alla partecipazione”: per ricostruire il senso di comunità cittadina e promuovere il dialogo tra le culture nel quotidiano, creando un ambiente partecipativo che favorisca la ridefinizione di regole, doveri e comportamenti per la vita in comune. Favorire un clima di dialogo e di confronto, gestire i conflitti, dare una casa a tutte le differenze, attuare un tessuto di norme e convenzioni in cui tutti possano riconoscersi, nei doveri come nei diritti: è questo il fine che si pone l’Amministrazione approvando il provvedimento che l’assessore Marco Giusta ha presentato oggi alla stampa insieme all’assessore Alberto Unia, titolare dell’Ambiente ma anche promotore di forme di partecipazione attiva attraverso l’istituzione del Tavolo di progettazione civica. Il provvedimento, un documento di 25 pagine, è stato licenziato oggi dalla Giunta comunale.

Un’occasione che è anche una risposta della Città al tema del razzismo e della ostilità sempre più diffusa verso ciò che è diverso dallo stereotipo che ancora oggi si oppone a una realtà in continua trasformazione verso una società “multi”: lo “stereotipo del buon cittadino in quanto maschio, bianco, eterosessuale, cristiano e così via”, spiega Marco Giusta. Domani, 21 marzo, è universalmente celebrata come “Giornata contro ogni razzismo”, figlio della “paura liquida” dell’incertezza e dell’insicurezza, l’altro lato della medaglia di una maggiore libertà di essere noi stessi, di autodefinirci.

Il documento illustra tre finalità principali: incremento della partecipazione nella gestione della cosa pubblica, eliminazione delle discriminiazioni razziste e creazione di un senso di comunità più forte e inclusivo, che non lasci indietro nessuna e nessuno. Per raggiungerle, occorre agire su tre livelli, attraverso la creazione di strumenti e di programmi d’intervento: l’amministrazione comunale al suo interno, la rete delle associazioni e delle istituzioni locali, la città nel suo insieme in quanto fatta di cittadini.

Il primo passo concreto sarà la costituzione di un “Ufficio di coordinamento alle politiche dell’interculturalità” che agirà per interconnettere le attività di uffici comunali che pur operando in un ambito comune operano in direzioni e sedi diverse. Favorirà dunque la conoscenza reciproca, ma anche una programmazione condivisa, la nascita di progetti comuni, l’aggiornamento e l’informazione dei dipendenti.

Un’azione inclusiva che parte dall’interno dell’Amministrazione, prima che all’esterno: le “linee guida” manifestano l’intenzione di essere motore dell’innovazione politica, ridefinendo le proprie pratiche sia all’interno che all’esterno. Creare connessioni e ponti tra i diversi ambiti della macchina comunale per far sì che le differenze – culturali, di genere, di provenienza geografica o sociale – siano acquisite e che i servizi si adeguino alla realtà sociale e non il contrario: “La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza”, ha detto l’assessore Giusta citando Gregory Bateson. Vivere insieme nella società ognuno con le sue peculiarità ma con eguali diritti e doveri è il senso di un’azione di rinnovamento interno ed esterno che con questo documento si vuole lanciare.

L’Ufficio sarà dunque costituito, verso l’interno dell’Amministrazione, da una Cabina di regia formata da assessori e dirigenti coinvolti in questa attività e da un Gruppo di lavoro per l’interculturalità, che riunisce tutte le realtà che nella macchina comunale si occupano di confronto culturale (dal centro interculturale agli uffici che gestiscono i rapporti con le comunità straniere, e così via).

Verso l’esterno, l’Ufficio favorirà la creazione, con associazioni ed enti del territorio, di attività concrete di conoscenza, formazione reciproca, diffusione di buone pratiche, per gestire il conflitto sociale e ricondurlo a un confronto democratico e a uno scambio culturale. Costruire spazi fisici di confronto nella Case del Quartiere o nelle biblioteche, nelle ludoteche, abbassando i muri costruiti nella quotidianità e favorire un clima disteso di convivenza.

Per confrontarsi con l’esterno la scelta dell’Amministrazione sarà quella di puntare sullo sviluppo dei coordinamenti: tavoli di ascolto e partecipazione creati sulla base di esigenze concrete del territorio e attraverso protocolli d’intesa con le associazioni. Il loro scopo è individuare criticità e sviluppare soluzioni condivise, oltre a rappresentare un banco di prova per le politiche del Comune, in modo da poter accogliere spunti e suggerimenti nella ridefinizione di servizi e regolamenti. Sono già attivi due coordinamenti: il patto di collaborazione con i Centri di cultura e religione islamica e il protocollo stipulato con le associazioni cinesi e italocinesi. Altri due sono in via di definizione, con le associazioni africane e con la comunità peruviana.

Un’azione di rete con altre realtà che si occupano di dialogo interreligioso, di accoglienza e di dialogo interculturale è svolta dal Tavolo giovani e spiritualità, che riunisce rappresentanti di associazioni di studenti e studentesse con l’obiettivo di promuovere il dialogo interreligioso, ma anche di migliorare l’accoglienza di studenti stranieri che hanno scelto Torino e la loro formazione. L’Ufficio, in quest’ottica, promuoverà la creazione di un Coordinamento cittadino per la progettazione interculturale con tutti coloro che in città si occupano di dialogo e di accoglienza.

Un altro capitolo è rappresentato dalla visibilità, dagli eventi pubblici. A tal scopo viene istituito il Festival diffuso delle culture, delle lingue e delle religioni. Si tratta di raccogliere in un programma annuale iniziative svolte dalle comunità cittadine in occasione di feste o di ricorrenze particolari (esempio, il Capodanno cinese o l’evento “Moschee aperte”) per condividerle con il resto della città. Tali occasioni avranno l’apporto dell’Amministrazione e potranno contare sulla collaborazione di altre associazioni e di volontari. Le comunità promotrici si presenteranno unite nella definizione di ogni singola manifestazione; inoltre, ogni evento sarà idealmente una porta aperta sulla città, un’opportunità di uscire da una condizione di marginalità per esprimere la propria identità sociale.

Infine, un capitolo importante sarà rappresentato dalla formazione e dall’informazione: vademecum, guide, iniziative di formazione su progettazione e gestione associativa, supporti nella comunicazione sui canali informativi del Comune: il fine è dare visibilità al protagonismo delle comunità locali, per trovare un senso di quotidianità in ciò che oggi viene recepito come estraneità. Trasformando la percezione della diversità da incognita a ricchezza.

Quali possono essere le leve per un cambio di rotta, per costruire una base comune dove le diversità siano accettate e acquisite in una accezione di normalità? “Occorre produrre occasioni di visibilità e di quotidianità: far incontrare le persone, farle dialogare. Farle vivere delle esperienze comuni. Inoltre, occorre unire i ‘deboli’, le ‘minoranze’ per acquistare insieme spazi di visibilità: aprire ponti tra comunità e unirle su percorsi trasversali, su altre definizioni e identità, come quelli del genere o del ruolo sociale”, spiega Giusta. Partendo da una base di diritti comuni e fondamentali che forse ancora stentano ad essere garantiti nel nostro Paese, non soltanto nella nostra città.

[Fonte: Torinoclick]

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Dic 29


La registrazione integrale della conferenza

“Abbiamo affrontato con grande coraggio le difficoltà incontrate nel nostro percorso. Ci sono nodi irrisolti nella cura della nostra Città che vogliamo affrontare con decisione, provando a cambiare i modelli di governo attraverso modifiche strutturali. La nostra città è capace di creare ricchezza ma per cogliere il treno della ripresa occorrono radici sane: bilancio sano, sistema culturale sano e così via. Le risposte ai problemi devono essere strutturali. Per far questo occorre un orizzonte di medio-lungo periodo e alcune nostre scelte orientate ai benefici futuri possono creare oggi difficoltà. Ma il nostro obiettivo è cambiare il modo di governare la città favorendo la partecipazione di tutti”.

Le parole della sindaca Chiara Appendino spiegano il senso di una svolta nell’approccio ai problemi della Città; un approccio che non può prescindere dalla riscrittura delle regole. È questo il senso del discorso che la sindaca ha oggi rivolto ai giornalisti accorsi in gran numero per la conferenza stampa di fine anno; appuntamento tradizionale per tutte le amministrazioni locali e che è l’occasione per fare il punto e farlo a favore della conoscenza tra i cittadini delle cose fatte, dei proposti per il futuro e, non ultimi, dei problemi che condizionano la crescita, sia attraverso gli operatori dell’informazione, sia con una diretta Facebook molto seguita.

“Tre i punti fondamentali per il nostro futuro –ha spiegato Appendino -. Il primo è la scelta del piano di rientro; la scelta più difficile, saranno più difficili i mesi di gennaio e febbraio ma che l’unico strumento in grado di dare un futuro alla città. Secondo punto, l’istituzione di un nuovo strumento, l’interpellanza del cittadino: strumento simbolico, che permette al cittadino di entrare in contatto con la Giunta e ritrovare fiducia nelle istituzioni. Perché la politica è farsi parte attiva nelle scelte della città”.

Infine, il Piano regolatore, “il progetto Torino 2030: laboratorio della sostenibilità. Da gennaio inizia un lavoro di confronto con la Città per costruire un piano di sviluppo con la revisione del Piano regolatore, a partire dai bisogni delle persone. Primi interlocutori i giovani. Ogni mese incontri con soggetti in modo pubblico per la costruzione della nuova città che vogliamo”.

La conferenza stampa è stata l’occasione per i ringraziamenti. “Alla maggioranza in Consiglio comunale e alla Giunta, ma soprattutto alla macchina comunale e ai suoi dipendenti, che in questo anno impegnativo e molto complesso hanno dato un forte supporto e contributo”.

A seguire, sono intervenuti gli assessori e le assessore per spiegare in pochi punti le cose fatte e le cose che si faranno nel 2018. Un panorama ricco di spunti e di notizie sui cantieri, reali o virtuali, che si apriranno a Torino nei prossimi mesi.

Disponibile il bilancio di fine anno (.pdf)

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Ott 04


Un tavolo permanente di coordinamento e dialogo tra la Città di Torino e le associazioni cinesi e italo-cinesi per favorire l’inclusione e la crescita sociale e culturale della comunità immigrata. Per crearlo, è stato siglato oggi un protocollo d’intesa con la firma della sindaca di Torino, Chiara Appendino, dell’assessore all’Integrazione Marco Giusta e delle otto associazioni che rappresentano i cittadini e le cittadine di origine cinese che vivono in città. Al tavolo collaborerà la sede torinese dell’Istituto Confucio.

“È la prima volta che in Italia si crea un tavolo permanente di confronto tra le istituzioni e la comunità cinese cittadina, cui dico grazie per aver istituzionalizzato questo percorso di integrazione – ha affermato la sindaca Chiara Appendino -. È motivo di grande orgoglio per l’Amministrazione comunale essere arrivati a questa importante firma. Costruiremo insieme un ponte che faciliterà l’integrazione e il dialogo, da un lato come opera di promozione alla vita pubblica, sul piano economico e sociale, dall’altro permettendo un percorso guidato alle istituzioni, per favorire l’accesso a diritti e doveri per tutti i membri della comunità cinese”.

Il tavolo ha l’obiettivo di favorire l’organizzazione e la promozione di eventi, mostre, concerti, attività artistiche e culturali, incontri di scambio e dialogo per tutta la cittadinanza, valorizzando così la cultura e le tradizioni cinesi; inoltre, accompagnare cittadini e cittadine cinesi in percorsi di cittadinanza attraverso azioni di orientamento, mediazione e sostegno in merito a diritti e doveri, per costruire un buon rapporto con le istituzioni locali e favorire l’accesso ai servizi pubblici, soprattutto in ambito imprenditoriale. Altro obiettivo, promuovere la città di Torino, le sue imprese e il suo sistema di alta formazione nel mondo economico e culturale della diaspora e in Cina.

“Abbiamo iniziato questo cammino organizzando insieme il Capodanno cinese – ha detto l’assessore all’Integrazione Marco Giusta – pensato nell’occasione come festa aperta, per la prima volta, a tutta la cittadinanza. Il tavolo che apriamo oggi è il secondo aperto con le comunità immigrate, il primo, già funzionante, riunisce le comunità islamiche, altri ne seguiranno in ottica panafricana e sudamericana. Questi strumenti permetteranno di costruire una città nuova, con una forte identità costruita sul dialogo e sulla condivisione. Il tavolo che si apre oggi costituisce una apertura verso la comunità cinese locale, ma anche della città verso la Cina: Torino vuole essere una città accogliente anche nei confronti del turismo e dei flussi economici che sono già in parte una realtà viva e in crescita”.

Tra le prime azioni del tavolo, una progettazione unitaria con la Città del Capodanno cinese e strumenti di maggiore accessibilità ai servizi dell’Informagiovani e di Torino Città universitaria per i ragazzi italo-cinesi di nuova generazione e per gli studenti provenienti dalla Cina.

I cinesi a Torino sono 7543, il 5,65% del totale degli immigrati (al 1 gennaio 2017, fonte www.tuttitalia.it). In gran numero gli studenti universitari: 1271 solo al Politecnico (nel 2016, il 33% degli stranieri), 400 all’Accademia (26%). Il 12% degli studenti stranieri all’Università è cinese. Le aziende presenti nella provincia di Torino erano, nel 2010, 1087, in trend di forte crescita (Fonte: Fieri).

Il Consiglio d’Europa, nel 2016, ha inserito Torino al quinto posto (preceduta da Oslo, Zurigo, Copenhagen ed Amburgo) nella graduatoria delle città europee che si sono distinte per la buona capacità d’integrazione tra le diverse culture, unica città italiana presente.

[Fonte: TorinoClick]

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