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Gen 27


Oggi è la Giornata della Memoria. Celebrazioni ufficiali, letture, incontri, spettacoli riportano l’attenzione sui giorni dello sterminio, per mantenere viva l’attenzione sugli insegnamenti della storia e scongiurare il ritorno delle condizioni per il sorgere di sentimenti razzisti nella società. La Città di Torino ha ricordato le vittime dell’Olocausto al Cimitero Monumentale, dove è stato reso omaggio a tutti i deportati nei campi nazisti. Alla Stazione Porta Nuova il ricordo dei deportati e la deposizione di una corona presso la lapide Aned, di fronte al binario 17.
Alle 10,15 in Sala Rossa la celebrazione ufficiale. Presenti la sindaca Chiara Appendino, il Presidente del Consiglio Comunale Fabio Versaci e le autorità cittadine. Tra gli interventi, quelli di Barbara Berruti, vicedirettore dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, e Franco Segre della Comunità Ebraica di Torino.
Altre iniziative animeranno il fine settimana e poi ancora fino a giovedì 2 febbraio.
Qui si può scaricare il programma completo.

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Gen 26


In occasione del Giorno della Memoria 2017, gli spazi del Polo del ‘900 ospiteranno Ricordi futuri 2.0 una mostra organizzata dal Museo Diffuso della Resistenza, a cura di Ermanno Tedeschi, sulla memoria della Shoah e sulla sua rielaborazione nell’arte contemporanea.

L’oggetto principale dell’esposizione è la memoria della tragedia della Shoah così come la memoria che lega ogni uomo alle proprie origini e tradizioni. Questi due livelli si incontrano all’interno del percorso espositivo che offre allo spettatore una doppia chiave di lettura: la testimonianza di chi ha vissuto direttamente la deportazione (attraverso interviste, documenti dell’epoca, filmati, fotografie e oggetti originali) e la rielaborazione della memoria, la sua attualizzazione, da parte di chi l’ha vissuta indirettamente, attraverso opere d’arte contemporanea.

Una mostra di racconto e di riflessione, che si sviluppa attraverso un linguaggio tecnologico immersivo e l’esposizione di opere di artisti italiani e internazionali che attraverso la pittura, la scultura e la fotografia rappresentano momenti ed episodi legati alla memoria. Interviste a figli di sopravvissuti, come quella a Daniel Libeskind, opere di artisti israeliani che raccontano la storia della loro famiglia reduce della Shoah, come quelle di Vardi KhanaYuri Dojc, Tobia Ravà, Sher Avner, e Sharon Rashbam Prop,così come le opere di chi non ha legami diretti con la storia del popolo ebraico ma che ha scelto di lavorare sulla memoria e sulla sua rielaborazione (Bruna Biamino, Valerio Berruti, Francesca Duscià, Francesca Leone, Paolo Amico, Riccardo Cordero, Moshe Gordon, Brigita Huemer Limentani, Menashe Kadishman, Eugene Lemay, Antonio Meneghetti, Barbara Nejrotti, Benjamin Renoir, Max Tommasinelli, Greta Schodl): tutte rappresentano, in questa esposizione, il ponte tra il testimone diretto e il visitatore.

La parte centrale della mostra presenta un’installazione multimediale costituita da due binari sui quali scorrono documenti e immagini che raccontano la vita delle famiglie prima della Shoah; parallelamente in un’altra video-installazione sono proiettate le immagini della realtà della vita quotidiana.

La mostra affronta inoltre il tema della musica, simbolicamente rappresentata da un piccolo violino ritrovato in un campo di sterminio, attraverso l’esplorazione del lavoro del maestro Francesco Lotoro, autore dell’Enciclopedia KZ Musik. In essa si raccoglie tutta la produzione musicale creata tra il 1933 e il 1945 da musicisti di ogni estrazione e provenienza nei campi di prigionia, di concentramento e di sterminio del Terzo Reich e di altri Paesi.

È infine presente una video intervista a Liliana Segre, una delle poche sopravvissute alla Shoah ancora viventi. Deportata ad Auschwitz – Birkenau all’età di tredici anni, ha perso nel Lager il padre e i nonni paterni e solo nel 1990 ha incominciato a raccontare la sua esperienza di sopravvissuta.

Maggiori informazioni sul sito del Museo Diffuso della Resistenza

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Mag 05


“Oggi ricordiamo l’anniversario della Liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, avvenuto il 5 maggio 1945, onorando le vittime dell’Olocausto. Circa 200mila tra uomini, donne, anziani e bambini di differenti nazionalità furono deportati a Mauthausen: oppositori politici, persone perseguitate per motivi religiosi, omosessuali, ebrei, zingari, prigionieri di guerra e anche detenuti comuni. La metà di essi fu uccisa, o morì a causa delle inumane condizioni di vita e di lavoro”. Lo ha detto questa mattina il Vice presidente del Consiglio comunale di Torino, Gioacchino Cuntrò, durante la cerimonia al Cimitero Monumentale per ricordare le vittime dei lager nazisti. Il corteo, aperto dal Gonfalone della Città di Torino, si è snodato all’interno del cimitero fermandosi per rendere omaggio alle sepolture di Elio Masante e di Giorgio Devalle, alla lapide agli Ebrei e ai caduti al Campo della Gloria, con momenti di preghiera della Comunità Ebraica, della Chiesa Valdese e della Chiesa Cattolica. Ai cippi che ricordano gli Internati Militari e i deportati politici è stata deposta una corona d’alloro. Erano presenti, tra gli altri, il generale Franco Cravarezza e Pensiero Acutis presidente della sezione torinese dell’ANEI (Associazione nazionale ex deportati).

Nel pomeriggio la Sala del Consiglio Comunale ha ospitato la celebrazione della liberazione del campo di Mauthausen Gusen, che è stata anche un momento di commossa commemorazione delle vittime civili e militari tra gli internati: il sala i labari dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati politici nei campi nazisti) e dell’ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati).
In apertura il presidente del Consiglio Comunale Giovanni Porcino ha ripercorso la storia di Mauthausen, fortezza in pietra che iniziò la sia attività nel 1938, ricordando le condizioni di vita disumane e la scelta di pianificare lo sterminio degli internati attraverso il lavoro massacrante nella cave di granito annesse al lager: si trattava del solo campo di concentramento classificato dai nazisti di classe 3, campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro per gli oppositori considerati irrecuperabili. Il lavoro forzato e le diverse tecniche utilizzate per sopprimere i prigionieri (violenze, impiccagioni, avvelenamenti, iniezioni di benzina, esposizione al gelo, il “muro dei paracadutisti” ed altro ancora) portarono alla morte nel lager e nei suoi sottocampi di circa 197 mila 500 persone, 5 mila delle quali donne.
Il 5 maggio del 1945 l’ingresso principale, la “porta mongola”, si aprì per lasciar passare il 41° squadrone di ricognizione dell’11a divisione corazzata americana: il campo era stato liberato.
Nell’intervento successivo il presidente della sezione torinese dell’ANEI Pensiero Acutis, catturato e deportato a Mauthausen dopo l’8 settembre del 1943, ha ricordato i 600 mila militari italiani internati ed i molti che hanno perso la vita nei lager per aver rifiutato di sottomettersi alla Repubblica Sociale Italiana.
Dopo di lui Marcello Martini, toscano di Prato, ha ripercorso la sua storia di più giovane ex internato nel lager austriaco dove era giunto a giugno del 1944 dopo essere stato arrestato a 14 anni insieme alla famiglia per l’attività partigiana svolta in Toscana, le condizioni di vita nel campo ed i momenti successivi alla sua liberazione.
Infine Anna Todros ha ricordato il nonno e lo zio, anch’essi internati a Mauthausen, soffermandosi in particolare sul significato del 5 maggio, giornata di commemorazione ma anche di festa della liberazione e del ritorno alla vita.
Da tutti un richiamo alla necessità di non dimenticare e di conservare la memoria ed all’esigenza, attraverso di questa, di trasferire e far vivere le speranze ed i valori di coloro che hanno dato la vita per le loro idee e per la libertà.

[fonte: Torinoclick]

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