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Gen 27


Un percorso di analisi e approfondimento sulla figura e l’opera della scrittrice francese di origine italiana è racchiuso nella mostra Charlotte Delbo. Una memoria, mille voci. L’allestimento è stato inaugurato oggi pomeriggio al Museo Diffuso della Resistenza. La mostra dedicata a Delbo (1913- 1985) è stata costruita partendo dagli archivi della scrittrice depositati, in occasione del centenario della nascita, alla Bibliothèque nazionale de France. L’ impegno nella Resistenza francese le costò la deportazione ad Auschwitz e a Ravensbrück. Sopravvissuta ai campi nazisti, al suo ritorno combattè l’oblio attraverso la creazione di forme poetiche “per risvegliare nell’interlocutore la consapevolezza della responsabilità delle proprie scelte”. Concept dell’allestimento è l’apertura degli scatoloni dell’archivio di Delbo da cui emergono scatti, manoscritti, dattiloscritti, documenti e altro materiale che danno vita a cinque percorsi tematici, i cui sviluppi costituiscono le sezioni della mostra. Le prime due rappresentano la lettura delle radici biografiche della scrittura di Charlotte; la terza e la quarta sezione si concentrano sul lavoro di scrittura, dove la testimonianza diventa vigilanza sul presente; nell’ultima l’autrice si interroga sull’eredità che lascerà agli uomini e alle donne del ventunesimo secolo. “Delbo ci ha trasmesso un’opera importante sotto il profilo letterario, perché è sempre presente il tentativo di unire alla testimonianza della deportazione la riflessione sul presente. Il ricordo diventa, dunque, un messaggio meditato alla luce dell’attualità” ha sottolineato Guido Vaglio, direttore del Museo Diffuso. “E’una mostra interessante – continua Vaglio – perché nasce come coproduzione franco-italiana e segue un itinerario internazionale. Nel corso del 2013 è stata ospitata a Parigi, Lione e presentata a Bruxelles. Prima di arrivare a Torino è stata allestita a Fossoli (Mo) e dopo il 30 marzo farà altre tappe in Italia ed Europa”. L’esposizione propone anche un estratto del documentario inedito Histoire du convoi du 24 Janvier 1943 – Auschwitz-Birkenau di Claude-Alice Peyrottes e Alain Cheraft. La pellicola – continuazione del libro dell’autrice Le convoi du 24 Janvier, in cui racconta la biografia di 229 donne deportate con lei nei campi nazisti – presenta la testimonianza di 11 donne compagne di prigionia di Charlotte. L’allestimento è stato prodotto dall’Isrec e dal Centre d’histoire de la Résistance et de la Déportation di Lione. Il catalogo Charlotte Delbo. Una memoria, mille voci, curato da Elisabetta Ruffini ed edito da Il Filo di Arianna, uscirà in lingua italiana e francese a febbraio. Raccoglierà il materiale esposto e un testo inedito che riporta le riflessioni sul rapporto fra letteratura e testimonianza, che l’autrice presentò alla conferenza tenuta a New York nel 1972.

Maggiori informazioni sul sito del Museo Diffuso della Resistenza

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Gen 27


Il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria, commemorazione delle vittime del nazismo, dell’olocausto e celebrazione in onore di chi ha protetto i perseguitati a rischio della propria vita.
La Città omaggia le lapidi dei caduti al Cimitero Monumentale e a seguire celebra il Giorno della Memoria con una commemorazione nella Sala Rossa di Palazzo Civico.
In Sala Rossa erano presenti i rappresentanti delle associazioni Perseguitati politici italiani antifasscisti, Ex Internati, Ex Deportati e della Resistenza, oltre ad un nutrito gruppo di studenti del Convitto “Umberto I”.
La cerimonia è stata introdotta dal presidente del Consiglio comunale, Giovanni Maria Ferraris che ha sottolineato come questa giornata sia un’occasione di riflessione comune su quanto è accaduto, perché ciascuno si impegni nella vita quotidianamente nella costruzione di “una società che sia degna di definirsi civile”.
Bruno Segre Presidente dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani antifascisti, ha tenuto l’orazione ufficiale.
All’età di 95 anni resta uno dei pochi testimoni diretti di una tragedia umanitaria, la Shoah che, ha sottolineato, non ha precedenti nella storia.
Tra la rievocazione dei tragici eventi, ha ricordato i sei milioni di ebrei scomparsi, al termine della guerra, evidenziando la responsabilità del popolo tedesco, che non poteva non sapere ma che riteneva la deportazione utile ad un intero sistema economico e produttivo.
Si è soffermato sul silenzio del Papa, negli anni delle deportazioni ma ha ricordato l’impegno della “Chiesa di base” nel salvare migliaia di vite umane.
Ha ricordato i 600 mila militari italiani internati, per i quali era stata violata la convenzione di Ginevra, non essendo stati considerati prigionieri di guerra.
Si è quindi soffermato sul fenomeno del negazionismo che, ha affermato, è un reato e va punito.
“Ricordare gli eventi della Shoah, ha affermato, è una presa di coscienza, uno strumento per aiutare a capire e prevenire, perché non succeda più quanto avvenuto ieri. Onoriamo le vittime traendone una lezione morale, ha concluso, per un nuovo umanesimo per una nuova identità dell’Europa libera da fantasmi e desiderosa di giustizia e di pace”.
L’attrice Rosanna Sfragara ha quindi letti brani tratti dal libro Spettri, i miei compagni di Charlotte Delbo, scrittrice francese di origine piemontese, nei quali l’autrice racconta la sua esperienza della deportazione e del ritorno a casa, affrontando nel contempo tematiche universali quali la memoria, l’amore, l’amicizia, l’arte ed il teatro.
Infine l’intervento del sindaco Piero Fassino per il quale il 27 gennaio 1945 segna uno spartiacque, poiché da quel giorno “nessuno ha potuto dire di non sapere”.
Da quel giorno, ha affermato, il mondo ha avuto la consapevolezza dell’orrore dei campi di sterminio,.
Per questo, ha sottolineato la celebrazione del Giorno della Memoria è stata voluta perché non si smarrisse il senso della tragedia e ci si battesse perché quegli orrori non si dovessero ripetere.
Rinnovare ogni anno il ricordo, ha continuato il sindaco, rinnova il dolore di chi subì la tragedia e l’oblio può essere un modo per continuare a vivere, “ma non sarebbe atto responsabile che l’oblio riguardi anche noi che abbiamo il dovere di non dimenticare per rendere onore a chi, innocente, ha pagato con la vita per la propria identità, la propria storia, la propria cultura i propri valori”.
Occorre non dimenticare e serve trasmettere memoria perché “nello scorrere del tempo e nell’oblio non smarrisca l’abisso di quella tragedia e si possano riproporre eventi luttuosi e drammatici che produrrebbero altre vittime”.
In riferimento ai recenti episodi accaduti a Roma, Fassino ha affermato come sdegno e indignazione debbano andare oltre, “poiché sappiamo come sia ricorrente il tentativo di riscrivere la storia per come non è stata, i tentativi di legittimazione e di giustificazione del nazismo e del fascismo e delle tragedie che quelle dittature provocarono”.
Infine ha sottolineato come ricordare significhi riportare alla memoria anche “la vergogna di tanti italiani che non vollero vedere e non vollero sapere e che addirittura denunciarono dietro una vile taglia di 5 milia lire, ma vuol dire anche ricordare donne e uomini che non si piegarono e che agirono per salvare vite umane, a rischio della propria”.
“La conoscenza di quel tempo, ha concluso il sindaco, e l’impegno quotidiano costante e continuo vuole essere volto ad affermare ogni forma di antisemitismo, di razzismo, di intolleranza, di xenofobia, vogliamo mantenere vivi gli anticorpi che impediscano a questi orrori di turbare la convivenza civile della nostra società”.

[fonte: Ufficio stampa Consiglio comunale]

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Gen 27


Domenica 27 gennaio, Giornata della memoria, istituita per non dimenticare quell’immane tragedia dell’umanità che è stato l’Olocausto. Nella ricorrenza del 27 gennaio 1945, data in cui vennero liberati i prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz e il mondo comprese la ferocia di cui era stato capace il genere umano, saranno commemorate le vittime del nazismo e del fascismo. Auschwitz, Birkenau, Bergen- Belsen, Dachau, Mathausen, Ravensbrück, sono alcuni dei luoghi che evocano nella memoria collettiva il dolore universale per quelle generazioni del Novecento spazzate via dalla aberrazione del nazismo.

Nella nostra città – il cui tributo di sopraffazione e dolore fu notevole con oltre millecinquecento vittime – un ampio programma di manifestazioni, per ricordare quanti sono stati perseguitati, annientati nell’identità, umiliati nei campi di deportazione e uccisi nelle camere a gas. Alle 9.30 al Cimitero Monumentale, in corso Novara 135, si è tenuta la celebrazione in ricordo dello sterminio del popolo ebraico, degli internati militari e di tutti i deportati nei campi nazisti. Alle 11, nella Sala del Consiglio, a Palazzo Civico, si la celebrazione ufficiale della Giornata con un intervento dello storico torinese Bruno Maida sul tema della persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia (1938 – 1945):”La Shoah dei bambini”.
Alle 15.30 nel cortile del Museo Diffuso, in corso Valdocco 4/A è stata inaugurata la “panchina rosa triangolare”, progettata da Corrado Levi, in ricordo delle vittime omosessuali nei campi di concentramento.
Agli appuntamenti della giornata hanno partecipato il Sindaco e le autorità cittadine.

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