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Feb 23


Cos’è una città smart? È una città che rifonda il suo sistema produttivo sulle smart grids – le reti tecnologiche -, condivide le sue scelte con i cittadini per costruire una “democrazia della sostenibilità”, riduce le sue emissioni attraverso scelte amministrative e stimolando un cambio di mentalità. Reingegnerizza i suoi sistemi per consumare meno e far fronte alla carenza di risorse economiche. Una smart city è una rivoluzione culturale, che ha nelle amministrazioni locali gli attori di una messinscena globale con l’obiettivo di un minore impatto ambientale a parità di attività umane. È una vera azione “glocal”, un nuovo atteggiamento culturale globale che si applica localmente.
Il futuro delle città, insomma, non potrà non essere smart, ovvero intelligente, dato che oggi oltre il 50 percento della popolazione mondiale vive in agglomerati urbani. Ne hanno discusso oggi a Torino amministratori comunali, top manager di industrie ad alta tecnologia, direttori di centri di ricerca, chiamati a raccolta dall’Associazione nazionale comuni italiani e dalla Città di Torino per il convegno Le smart cities dell’Anci. Un evento fortemente voluto dall’assessore Enzo Lavolta, coordinatore del tavolo nazionale Anci sul tema, e dal sindaco Piero Fassino, che ha permesso di rilanciare il progetto su una prospettiva nazionale, forti del grande interesse di comuni grandi e piccoli a percorrere questa strada e della presenza “pesante” e decisiva del Governo, che stanzierà nei prossimi mesi un miliardo di euro per cofinanziare progetti smart. Questo contributo permetterà alle amministrazioni comunali italiane di costruire alleanze e mettersi ad un livello utile a raccogliere gli ulteriori finanziamenti previsti dall’Unione europea. Altissimo numero di presenze, sale del centro congressi Torino Incontra strapiene, diretta twitter seguitissima e ampiamente retwittata.
Aperto con i saluti di Lavolta, il convegno ha visto intervenire numerosi sindaci e vicesindaci. Per tutti, valga l’intervento del presidente Anci Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia, che ha esordito ricordando che “i sindaci sono abituati a lavorare e non lamentarsi. Attitudine che è un patrimonio del Paese. L’impegno dell’Anci si rivolgerà a un nuovo sforzo, quello di mettere in rete esperienze e competenze in modo da elaborare progetti condivisi e forti – ha sottolineato il sindaco – con il rafforzamento del tavolo già esistente. Un altro tavolo sta per essere formato per elaborare proposte sulla riforma fiscale da sottoporre al Governo”. I temi non sono così distanti: la necessità di risorse mette in luce il Patto di stabilità e – come riaffermato ancora una volta da Fassino e da Delrio stesso – di escludere dal Patto la spesa per investimenti. Tant’è che il presidente Anci chiede di “escludere dal Patto anche gli investimenti a venire promessi da Profumo; negli Stati Uniti il pil è stato sorretto da investimenti in tecnologia nelle PA: è un tema che ci deve far riflettere”. Ma soprattutto, ha concluso Delrio, “dobbiamo ricordare che il tema dell’innovazione tecnologica è tema di democrazia. La diffusione di servizi di rete, l’opportunità di interagire con le istituzioni sono possibilità di grande valore politico”, non dimenticando che e la partecipazione alle scelte da parte di tutti è una necessità di progetti come questo, dove l’innovazione nasce dall’esplicitarsi di bisogni reali e da idee che nascono dal confronto degli utilizzatori. Il convegno si è dimostrato un importante punto di partenza per un progetto-paese, come l’ha definito Delrio, che deve trovare dietro alle brutte pagine di storia degli ultimi tempi il coraggio di ripartire, meglio se da un progetto che ha nell’innovazione e nella difesa del patrimonio ambientale i suoi punti di forza.

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