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Feb 09


La Città di Torino ha celebrato questo pomeriggio il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per conservare la memoria delle vittime delle foibe e della tragedia vissuta dagli esuli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.

Nel corso della cerimonia istituzionale nella Sala del Consiglio Comunale si sono susseguiti gli interventi del Vicepresidente del Consiglio comunale Domenico Garcea, dell’Assessore regionale Maurizio Marrone, del Prefetto Donato Giovanni Cafagna, del Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione e Vicepresidente del Consiglio Regionale Daniele Valle, della Consigliera del Comitato di Torino dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Giulia Cnapich. L’orazione ufficiale è stata affidata al direttore del Centro Pannunzio Pier Franco Quaglieni, per poi lasciare spazio all’intervento conclusivo del Sindaco Stefano Lo Russo.

“Il nostro compito, oggi – ha detto il Sindaco – è di tramandare la memoria degli eventi che hanno portato agli eccidi delle foibe e all’esodo di centinaia di migliaia di italiani dall’Istria e dalla regione giuliano-dalmata. E dobbiamo farlo uscendo definitivamente da quella prospettiva che, per troppo tempo, ha fatto sì che non si guardasse in maniera corretta a questi tragici eventi, volutamente messi da parte insieme al dolore di coloro che li hanno vissuti e dei loro familiari. Il 10 febbraio non deve essere un’occasione di divisione, ma l’opportunità per ribadire l’importanza di quel percorso che può portare le persone a condividere obiettivi comuni di libertà, diritti e democrazia”.

Al termine della commemorazione sono state consegnate le onorificenze concesse con decreto del Presidente della Repubblica in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo dei cittadini italiani dall’Istria da Fiume e dalla Dalmazia, delle vicende del confine orientale italiano.

Diploma e medaglia sono stati consegnati ad Antonia e Silvana Bensa, in memoria del padre Michele. Nato a Gorizia il 31 marzo 1878, capostazione delle Ferrovie dello Stato, Michele Bensa fu catturato da partigiani slavi a San Pietro in Selve il 4 maggio 1945 e di lui non si seppe più nulla.

Disponibile il programma completo delle iniziative per il Giorno del Ricordo

Feb 04


Si è svolta anche quest’anno, presso la chiesa di San Lorenzo, in piazza Castello, la commemorazione dei militari del Regio Esercito caduti sul fronte russo durante la Seconda guerra mondiale, tra i quali numerosi piemontesi. Alla cerimonia hanno preso parte delegazioni di associazioni ex combattentistiche e d’Arma, oltre ad autorità militati e civili. Per la Città di Torino era presente la consigliera Amalia Santiangeli. L’Italia dei Savoia e di Mussolini, alleata della Germania nazista, aveva inviato contro l’Unione Sovietica un proprio corpo di spedizione che, anche per mancanza di equipaggiamento e abbigliamento adeguati al terribile inverno delle steppe russo-ucraine, venne costretto a una disastrosa ritirata fra i ghiacci, inframmezzata da aspri combattimenti con l’Armata Rossa in piena controffensiva.

I caduti e dispersi si contarono a decine di migliaia, per i combattimenti e per le  tremende condizioni climatiche. Una tragica epopea, immortalata anche da libri come “Il sergente nella neve”, di Mario Rigoni Stern, oppure “Centomila gavette di ghiaccio”, di Giulio Bedeschi. Nel 1964, quelle vicende ispirarono anche un film di Giuseppe De Santis, “Italiani brava gente”, raro esempio di coproduzione cinematografica italo-sovietica. Anche una pellicola  più “leggera”  come “Il compagno Don Camillo”, diretta nel 1965 da Luigi Comencini su soggetto di Giovannino Guareschi, ha sullo sfondo la tragedia dei soldati italiani morti sul fronte russo. Caduti i cui resti mortali, periodicamente rinvenuti e riesumati, sono stati rimpatriati ancora in anni recenti.

È stato veramente un grande onore ed una altrettanto grande emozione – ha commentato  a margine della cerimonia la consigliera Amalia Santiangeli –  presenziare in rappresentanza del Sindaco e della Città di Torino, a questo significativo momento,  dove si è ricordato tutti coloro che hanno visto loro vite spegnersi nelle battaglie lungo il Don e con queste anche i sogni e le speranze dei loro genitori, mogli, figli… tutti in attesa di un ritorno.

Centomila uomini non sono tornati a casa. Solo anni dopo la caduta del muro di Berlino, i governi sono riusciti a riportare a casa alcune migliaia di corpi, e dare un nome ad alcuni. Onore ed emozione – ha concluso la consigliera –  per non dimenticare  tutti questi caduti, per non dimenticare il valore della pace e della

[Fonte: CittAgorà]

Gen 27


È morto questa mattina, nel giorno della Memoria, Bruno Segre. Aveva 105 anni. Avvocato, partigiano, è stato esempio di impegno civile.

Era nato a Torino, dove si laureò in legge ma a causa delle leggi razziali, in quanto figlio di un ebreo, non gli fu in quegli anni permesso esercitare la professione di avvocato.

“Con la morte di Bruno Segre – dichiara il Sindaco Stefano Lo Russo -perdiamo un punto di riferimento nella lotta per i diritti, da sempre in prima linea in difesa della democrazia, della libertà e dei valori della Resistenza.

La sua scomparsa, nel giorno in cui celebriamo il valore della Memoria, è un simbolico passaggio di testimone.

Sta a noi, ora più che mai, seguire il suo esempio e tramandare il suo insegnamento.

A Bruno -ha concluso il primo cittadino– va il nostro profondo ringraziamento, per il suo esempio e il suo impegno, mentre ai suoi cari vanno sincere condoglianze”.