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Feb 19


Con Memoria e passione. Da Capa a Ghirri. Capolavori dalla Collezione Bertero, dal 20 febbraio al 10 maggio 2020, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia si anima attraverso le storie e i racconti celati nelle immagini più significative della Collezione Bertero, raccolta unica in Italia per originalità dell’impostazione e qualità delle fotografie presenti.
Tra le oltre duemila immagini che compongono la collezione, i curatori ne hanno scelte più di duecento, realizzate da circa cinquanta autori provenienti da tutto il mondo: tra i tanti, spiccano i nomi di Bruno Barbey, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Robert Capa, Lisetta Carmi, Henri Cartier-Bresson, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Mario Cresci, Mario De Biasi, Mario Dondero, Alfred Eisenstaedt, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Jan Groover, Mimmo Jodice, William Klein, Herbert List, Duane Michals, Ugo Mulas, Ruth Orkin, Federico Patellani, Ferdinando Scianna, Franco Vimercati e Michele Zaza.
Curata da Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, con la collaborazione di Barbara Bergaglio e Monica Poggi, la mostra racconta il nostro passato e le radici del nostro presente, oltre all’evoluzione della fotografia italiana e internazionale di un intero trentennio.

Nelle sale di CAMERA, la Storia diventa lo sfondo su cui si sviluppano innumerevoli storie, che ci parlano di un Paese e di tanti paesi. I protagonisti sono contadini, preti, famiglie, nobildonne, militari, bambini e soprattutto i fotografi che, con gli accenti e le lingue più disparate, hanno impresso su pellicola il ricordo di queste vicende. I maestri della fotografia italiana e mondiale hanno realizzato un racconto che nasce nell’Italia appena liberata dal fascismo, dove, nonostante le macerie e la povertà, si avverte intensamente la voglia di scendere in strada, di ballare e di utilizzare gli angoli remoti della natura per fare l’amore invece che per nascondersi dal nemico.

Fra le numerose opere in mostra ci sono alcuni degli scatti più riconoscibili di questo periodo, capolavori che hanno fatto la storia della fotografia internazionale come «La strada per Palermo», realizzata da Robert Capa nel 1943, «American girl in Italy, Firenze» di Ruth Orkin del 1951, e il reportage dedicato all’Italia da Henri Cartier-Bresson nel 1952. Tante sono le opere che hanno segnato in maniera decisiva l’evoluzione della fotografia italiana, autentiche pietre miliari ormai conosciute in tutto il mondo come «Gli italiani si voltano» (1954) di Mario De Biasi, dove un gruppo di uomini ammira la bellezza di Moira Orfei che passeggia per le strade di Milano; i due amanti appartati fra le dune di un lido veneziano, scovati da Gianni Berengo Gardin nel 1958; «Palermo, via S. Agostino» (1960) di Enzo Sellerio, che ritrae una coppia di bambini trasportare due sedie sopra la testa; gli iconici seminaristi che giocano nella neve, ritratti da Mario Giacomelli nel 1961; la serie «Mondo Cocktail», realizzata da Carla Cerati all’inizio degli anni Settanta durante le inaugurazioni di gallerie d’arte e negozi della Milano bene.
Nonostante il nucleo più numeroso della collezione sia costituito da fotografi del periodo neorealista, la scelta di Bertero è stata di ampie vedute. La raccolta, infatti, comprende racconti di decenni successivi che hanno contribuito alla nascita di un nuovo modo di intendere l’immagine, distaccandosi progressivamente da una vocazione documentaria per diventare via via sempre più concettuali. In mostra quindi anche le celebri «Verifiche» (1969-72) di Ugo Mulas, attraverso cui il fotografo ha indagato e scardinato alcuni dogmi del linguaggio fotografico; il fondamentale viaggio che Luigi Ghirri compie nel 1973 attraverso gli stati, i deserti, gli oceani e le galassie sfogliando le pagine di un atlante; i «Ritratti di fabbriche» (1978-80) di Gabriele Basilico, dove le mutazioni del panorama industriale milanese diventano pretesto attraverso cui capire la complessità della nostra epoca; la cultura millenaria mediterranea riletta, a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, attraverso la forza espressiva delle immagini di Mimmo Jodice, solo per citare alcune ricerche particolarmente iconiche di questa preziosa collezione.

Questa mostra, tuttavia, è anche – e soprattutto – la storia di un collezionista, Guido Bertero, che, a partire dalla fine degli anni Novanta ad oggi, ha raccolto circa duemila stampe. Una collezione nata quasi per caso a Torino, città nella quale Bertero vive da sempre, nel 1998 durante una visita ad Artissima, dove l’allora collezionista di arte antica e contemporanea si imbatte in due fotografie dell’artista americana Jan Groover, che decide di acquistare per le figlie. Nel giro di qualche mese le occasioni di contatto con questo linguaggio si moltiplicano, ma è da una proposta di finanziamento ad un’edizione di “Photo Espana” dedicata al Neorealismo italiano che si concretizza l’idea di costruire una vera e propria collezione. Un periodo di continui viaggi lungo tutta la penisola per conoscere e acquistare le opere di decine di fotografi che da lì a poco verranno esposti nella prima grande mostra a Cagliari, poi in Spagna, a Monaco e Winterthur. Un’esperienza ricordata con entusiasmo nonostante le numerose difficoltà, dovute soprattutto alla volontà e alla lungimiranza di reperire stampe vintage in un periodo in cui ancora la consapevolezza sul valore artistico dell’immagine fotografica era debole. Grazie anche a questa determinazione la collezione è oggi un punto di riferimento imprescindibile per lo studio della fotografia italiana del dopoguerra, tanto che dallo scorso anno, a seguito di un’importante donazione fatta da Bertero al Metropolitan Museum of Art di New York, una ricca selezione del suo patrimonio sta attraversando gli Stati Uniti in una mostra itinerante sul Neorealismo che ha già coinvolto New York, San Francisco e Reno.

Una raccolta ricca ed eterogenea, nata da una passione personale che viene in quest’occasione esposta grazie alla volontà di Guido Bertero di condividere il suo patrimonio con il pubblico, in un’ottica di estrema apertura e volontà di diffondere la conoscenza per questo linguaggio che da sempre lo contraddistingue.

Maggiori informazioni sul sito di Camera – Centro Italiano per la Fotografia

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Set 30


CAMERA , il Centro Italiano per la Fotografia che si è inaugurato oggi e la cui superficie espositiva è di circa 1000 mq, presenterà ogni anno tre mostre prin¬cipali e una serie di rassegne complementari, alternando esperienze italiane e internazionali. CAMERA organizzerà e accoglierà esposizioni antologiche di artisti affermati, collettive tematiche, così come progetti che investigheranno le più recenti ricerche dei giovani fotografi. Ampio spazio sarà dato anche all’approfondimento della fotografia di anonimi, familiare e d’archivio.
La mostra con cui si apre il nuovo Museo è una grande retrospettiva dedicata a Boris Mikhailov, tra i più importanti artisti viventi cresciuti nella ex Unione Sovietica. È una delle maggiori rassegne dedicate al suo lavoro mai realizzate in Italia, oltre 300 fotografie suddivise in nove serie. Si vai suoi primi lavori, negli ultimi anni sessanta, fino alle ultime ricerche fatte nel 2013 durante la rivoluzione dell’Euromaidan. Oggetto del percorso espositivo è proprio la sua terra d’origine, l’Ucraina raccontato con scelte formali e linguaggi di volta in volta differenti: dal ritaglio delle immagini fotografiche all’applicazione di uno strato di pittura sulla loro superficie, dall’accostamento di immagini e testi alla messa in scena, fino al più crudo stile documentario.
“Boris Mikhailov: Ukraine si sviluppa secondo due assi fondamentali – spiega il curatore, Francesco Zanot -. Innanzitutto la ricognizione sulla carriera di Mikhailov. Alla fine degli anni Sessanta lui abbandona il suo lavoro di ingegnere per dedicarsi alla fotografia, usandola come mezzo di espressione. Allo stesso tempo l’esposizione approfondisce un soggetto specifico, il suo paese, l’Ucraina”.
Terminata questa mostra (l’ultimo giorno di esposizione sarà il10 gennaio 2016) seguirà Italia 1968–78 una rassegna dedicata a uno dei più complessi e de¬licati momenti della storia italiana. L’esposizione. che sarà suddivisa in 6 sezioni e aprirà il 21 gennaio (fino all’8 maggio 2016), verrà affidata ad altrettanti curatori pro-venienti da differenti discipline e ambiti di riferimento. L’esposizione esplorerà il decennio degli anni di piombo sottolineando il ruolo della fotografia come strumento di approfondimento storico e sociale: dalle immagini dei fotogiornalisti a quelle dei testimoni oculari, dai giornali ufficiali alle produzioni private dei militanti, dai memorabilia alle opere degli artisti.
La terza grande mostra (maggio – settembre 2016), a cura di Davide Quadrio, sarà invece incentrata sulla produzione fotografica e video di Ai Weiwei, indagando non soltanto la sua poetica artistica dagli esordi fino ai giorni nostri, ma anche il suo ruolo nel dibattito culturale e politico cinese e internazionale. Inoltre, nell’ambito delle mostre complementari sarà presentato per la prima volta l’ultimo lavoro di Lise Sar¬fati interamente realizzato in California e dedicato a una peculiare analisi del rapporto tra la figura umana, isolata nello spazio, e il contesto urbano. La mostra intitolata Oh Man, sarà a cura di Francesco Zanot (21 gennaio – 13 marzo 2016).

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