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Lug 14


Una proiezione speciale sulla Mole Antonelliana per celebrare l’evento più importante per la Repubblica francese, la presa della Bastiglia il 14 luglio 1789 e la Festa della Federazione, esattamente un anno dopo nel 1790, che la commemora e celebra l’unione della Nazione: giovedì 14 luglio, alle ore 21, sul monumento simbolo del capoluogo piemontese apparirà un’immagine elaborata dall’artista JonOne e intitolata Liberté, Egalité, Fraternité (2015, credito: Bruno Brounch).

Si tratta del terzo appuntamento celebrativo di ‘Torino Omaggia il Mondo’, progetto con cui la Città intende onorare le festività nazionali dei Paesi a cui è legata da affinità e da elementi di fratellanza, vicinanza e cooperazione con l’illuminazione a tema del suo monumento più conosciuto al mondo.

Per l’occasione il Consolato Generale di Francia a Milano ha deciso di organizzare per la prima volta l’annuale ricevimento serale a Torino, all’interno della Mole Antonelliana, confermando il successo dell’iniziativa ‘Torino Omaggia il mondo’ e incoraggiando a lavorare per la programmazione degli appuntamenti successivi.

Presenti il Console generale di Francia a Milano François Revardeaux insieme al Console onorario di Francia a Torino Emanuele Chieli ricevuti dal Sindaco Stefano Lo Russo, dal Presidente del Museo del Cinema Enzo Ghigo e dal Prefetto di Torino Raffaele Ruberto. Ad aprire la cerimonia alla Mole la Banda Musicale del Corpo di Polizia municipale di Torino ha eseguito gli inni italiano e francese e in chiusura l’inno europeo.

La Cooperazione tra le Relazioni Internazionali della Città, l’Assessorato alla Cultura, l’Assessorato al Coordinamento Politiche per la Multiculturalità e Integrazione dei nuovi Cittadini e il Corpo Consolare di Torino, rappresenta un nuovo modello di collaborazione che persegue obiettivi di rafforzamento delle relazioni con le Nazioni del Mondo, nella prospettiva di migliorare il futuro dei nostri Paesi e dei nostri popoli.

Tra Italia e Francia nel corso dei secoli si sono stabiliti e consolidati forti legami di scambio sia a livello culturale, sia dal punto di vista commerciale e diplomatico. Il 4 novembre 1949 venne firmato un Accordo di Cooperazione Culturale, in applicazione del quale si sono poi succeduti nel tempo i diversi programmi esecutivi di cooperazione in questo specifico ambito.

Con il ‘Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata’, firmato a Roma il 26 novembre 2021 (Trattato del Quirinale,) l’Italia e la Francia hanno rinnovato l’ambizione comune, quali membri fondatori, nel progetto europeo. In tutti gli ambiti di cooperazione, l’Italia e la Francia si adopereranno per un’Europa forte, democratica, unita e sovrana.

“Con grande piacere la Città di Torino omaggia la Francia – dichiara Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino – un Paese a cui siamo legati da una profonda amicizia, legami storici e culturali. Partecipiamo ai festeggiamenti del 14 luglio, la storica data della presa della Bastiglia con cui dal 1790 si celebra la Festa della Federazione, giorno dell’unità nazionale. Una festa che rinnova nel presente i valori di libertà, uguaglianza e fraternità. Ogni evento di ‘Torino omaggia il Mondo’ intende rafforzare quei rapporti internazionali a cui teniamo molto, Torino vuole intensificare le relazioni con i Paesi esteri, promuovendo sempre più progetti e iniziative internazionali. Torino omaggia il mondo rappresenta la precisa volontà della nostra amministrazione: essere sempre più aperti al mondoâ€.

“Siamo onorati e orgogliosi – dichiara Christian Masset, Ambasciatore di Francia in Italia – che il Comune di Torino abbia deciso di celebrare, il 14 luglio, la profonda amicizia con la Francia proiettando sul monumento più emblematico della città, la Mole Antonelliana, una delle immagini più emblematiche del nostro paese, quella di Marianne, simbolo della Repubblica, magnificamente rivisitata da JonOne in un gesto artistico che dimostra la permanenza e la modernità dei valori che simboleggia e che condividiamo. So che i miei concittadini che vivono a Torino proveranno un’emozione sincera quando vedranno quest’immagine e sono convinto che tutti quelli che potranno ammirarla rimarranno colpiti dalla forza del simbolo. Siamo legati dalla storia, uniti dal presente e consapevoli che il futuro si prepara oggi, ogni giorno. Questa certezza è anche alla base del Trattato del Quirinale per una cooperazione rafforzata tra i nostri due paesi, la certezza che possiamo, anzi dobbiamo lavorare sempre più insieme. Esiste un proverbio francese che dice: ‘les petits cadeaux entretiennent l’amitié’. Il regalo, non piccolo, che ci fa il Comune di Torino per il 14 luglio nell’omaggiare la Francia dimostra l’importanza e la sincerità di quest’amicizia che esiste tra la Francia e la città e, oltre, tra la Francia e l’Italiaâ€.

Lug 14


Il Museo Nazionale del Risorgimento celebra il 140° anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi con una mostra dedicata alla narrazione e al mito che si è sviluppato intorno all’Eroe dei due mondi: una figura iconica nata a metà dell’Ottocento e la cui onda lunga si propaga sino ai giorni nostri.

Hero è quindi il racconto della storia di quest’uomo straordinario e delle tracce che ha lasciato nelle decine di paesi in cui ha vissuto e combattuto. Nella mostra, curata dal direttore del Museo Nazionale del Risorgimento Ferruccio Martinotti, si vuole raccontare, attraverso l’esposizione di oltre 300 oggetti provenienti da tutto il mondo, la sua dimensione di eroe globale. 

“Nella consapevolezza di non poter in alcun modo eludere, come Museo Nazionale del Risorgimento, il 140° anniversario della morte di Garibaldi e stabilito di celebrarlo con una mostra, mi si poneva ineludibile, nella duplice veste di direttore e di curatore, il quesito relativo a che cosa ancora si potesse raccontare di e su un personaggio così clamorosamente larger than life, analizzato dalla storiografia, dal costume, dalle arti visive, dalla musica, dalla politica, o, ancora, come si dovessero approcciare le sue mille avventurose e rutilanti vite (il marinaio, il corsaro, il combattente, il deputato, il commerciante, lo scrittore, il contadino, l’allevatore…) – racconta Ferruccio Martinotti – Ecco allora questa mostra che vede protagonista Garibaldi nelle sue molteplici rappresentazioni, dai giocattoli alle banconote uruguayane, dalle pregiate ceramiche inglesi alle pipe in terracotta alle etichette (e bottiglie) di whiskey, passando per una straordinaria collezione di fumetti, fotoromanzi e graphic novel o attraverso una pubblicistica che lo vede nel 1948 immagine politica di riferimento o, ancora, tra le figure più riconosciute e apprezzate dal pubblico nelle celebrazioni dei 100 e 150 anni dell’Unità d’Italiaâ€.

La chiave di lettura è duplice: la storicizzazione dell’immagine dell’eroe e del suo utilizzo nel corso del tempo, con particolare evidenza dei tre momenti “angolari†– la visita a Londra del 1864 che ne sancisce lo status di Mito vivente; la morte, dalla quale si genera il Culto e infine il ‘900 con il conseguente “sciame sismico†che si propaga sino ai giorni nostri – va a intersecarsi con il viaggio compiuto da Garibaldi nella sua vita, attraverso un percorso che ha toccato i continenti e lo ha consacrato appunto come “Eroe dei due mondiâ€.

Durante la visita nel 1864 in Inghilterra, a Londra, Garibaldi viene accolto da imponenti manifestazioni d’affetto e diventa un vero e proprio eroe, celebrato dai giornali. È qui che la sua figura diventa icona e viene replicata su dipinti e oggetti di uso quotidiano, diventando un ideale anche estetico. Il suo volto e le sue gesta si ritrovano su coperchi per teiere, piatti, spille, fermagli, rasoi, salvadanai, vasi, porta-pastiglie e scatole per i bonbon.

È di questi anni la produzione delle famose statuine di ceramica Staffordshire che propongono modelli di Garibaldi in varie pose e dimensioni, decorate con colori a smalto e invetriate, che entrano nelle case e trovano posto sui camini dei salotti inglesi e poi di tutta Europa.

La sua figura viene celebrata anche dalle emissioni filateliche in moltissimi paesi – dagli Stati Uniti all’Unione Sovietica, dal Brasile all’Ungheria – e da articoli da fumo, tanto che un famoso sigaro prende addirittura il suo nome.

La popolarità del personaggio determina la corsa ad appropriarsi della sua immagine pure da parte dell’industria pubblicitaria. Si ritrova infatti riprodotta già a partire dai primi anni Novecento sulle famose figurine Liebig, mentre alla fine degli anni 50 del Novecento la Ferrero pubblica l’intera Epopea Garibaldina a figurine e la Lavazza celebra le sue gesta in occasione del centenario dell’Unità d’Italia; Garibaldi è anche protagonista di pubblicità d’autore come la declinazione della famosa campagna Ferrarelle firmata da Annamaria Testa (“Liscia, gassata o Ferrarelle?).

La vita di Garibaldi non può non entrare nell’immaginario di celluloide, come testimoniano manifesti e locandine: nel 1934 esce “1860â€, capolavoro di Alessandro Blasetti, mentre nell’immediato dopoguerra “La cavalcata di eroi†(1950) di Mario Costa e “Camicie rosse†(1952) di Goffredo Alessandrini e Francesco Rosi, con Anna Magnani interprete indimenticata di Anita. Un posto centrale nella mostra viene inoltre dedicato al “Panorama Garibaldiâ€, un rarissimo esempio giunto fino a noi di panorama mobile, uno dei più popolari spettacoli itineranti dell’Ottocento, creato a Nottingham, in Inghilterra e digitalizzato a cura della Brown University di Providence.

Garibaldi viene anche inserito come personaggio popolare nei fotoromanzi pubblicati dalla rivista degli anni 50 “Le grandi firme†e ispira canzoni come quelle di Sergio Caputo o degli Statuto, sconfinando oltre oceano con l’album “Garibaldi Guard†degli US Bombs.

Garibaldi spopola anche tra i più giovani e la sua vita avventurosa, nel corso di un secolo e mezzo, viene trasformata in storie a fumetti o diventa protagonista di giochi da tavolo, battaglie di soldatini, album di figurine e copertine di svariati quaderni scolastici.

Maggiori informazioni su museorisorgimentotorino.it

Lug 12


Giustizia, Liberalità, Magnanimità e Abbondanza spiccano il “volo†nel cielo di Torino per tornare all’antico splendore. Sono iniziate l’operazione di spostamento a terra delle quattro monumentali statue in marmo di Brossasco, alte più di 4 metri e pesanti oltre 3 tonnellate ciascuna, che coronano la balaustra del corpo centrale di Palazzo Madama e raffigurano ermetiche allegorie del “Buon Governoâ€. Dopo un innovativo intervento di sezionamento, le statue saranno ingabbiate e calate con un eccezionale sistema di gru dall’altezza di 27 metri in piazza Castello, dove verranno restaurate “live†in uno speciale padiglione trasparente visitabile dal pubblico.

Lo spettacolare intervento – condotto dalla Cooperativa Archeologia di Firenze e da Arte Restauro Conservazione di Arlotto Cristina Maria, sotto la direzione dell’arch. Gianfranco Gritella – rappresenta un momento decisivo del grande cantiere di restauro e consolidamento strutturale della facciata juvarriana dell’edificio, grazie alla sinergia tra Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni museali, e Fondazione CRT, storico e principale sostenitore privato di Palazzo Madama (17,5 milioni di euro stanziati complessivamente), che finanzia interamente quest’ultimo intervento con un impegno straordinario di 2,4 milioni.

 Le statue – formate ciascuna da quattro blocchi marmorei scolpiti e sovrapposti e del peso di circa 3.200 kg – sono opera dello scultore carrarese Giovanni Baratta (1670-1747), chiamato a Torino da Filippo Juvarra a più riprese tra il 1721 e il 1730 per portare a compimento queste sculture e altre opere a Superga, Venaria Reale e nella chiesa torinese di S. Filippo. Furono sbozzate nel laboratorio dello scultore a Carrara, poi trasportate in pezzi separati via nave fino a Savona e, infine, condotte su carri trainati da buoi e muli a Torino, dove furono montate in opera e portate a compimento.

Lo stato di salute delle statue.
Lo stato conservativo delle statue è oggi assai compromesso e molto eterogeneo. Quella che evidenzia maggiore degrado, anche strutturale, è la statua della Giustizia (la prima verso nord). L’opera fu già smontata e calata a terra una prima volta tra il 1846 e il 1847, in occasione dei lavori di consolidamento delle fondamenta del palazzo, diretti dall’architetto Ernesto Melano e realizzati per l’insediamento nell’edifico del Senato Subalpino. 

L’aggressione degli agenti atmosferici, i danni bellici, gli antichi restauri incongrui, l’ossidazione dei perni in metallo che trattengono i singoli blocchi lapidei e i rifacimenti ottocenteschi in marmi diversi hanno causato un degrado diffuso e problematiche di conservazione evidenti anche nella tecnica costruttiva utilizzata dallo scultore settecentesco. Baratta, infatti, adottando una tecnica di antica tradizione, per alleggerire il peso e facilitare il trasporto e il montaggio in opera delle sculture, fece svuotare gran parte del lato posteriore non visibile di ciascuna figura. Il profondo incavo che ne derivò fu poi colmato con una muratura di mattoni e calce, nella quale è infissa una barra in ferro che assicura la stabilità delle statue alla sottostante balaustra alta circa 2 metri. Un complesso sistema di perni e staffe in ferro e bronzo, alcune visibili, altre nascoste all’interno delle statue, ma individuate mediante indagini specialistiche con magnetoscopi e georadar, rivela la tecnica costruttiva impiegata per garantire stabilità alle opere trattenendo intere parti lapidee, scolpite separatamente e poi applicate al corpo principale della statua.

Il sezionamento.
Il distacco e il trasferimento delle quattro Allegorie dalla base su cui appoggiano saranno resi possibili dall’allestimento in quota, a 27 metri dal suolo, di speciali macchine operatrici, che utilizzano la tecnica del taglio murario mediante lo scorrimento di un filo diamantato e lubrificato ad acqua, tecnologia tradizionalmente utilizzata nelle cave di estrazione del marmo. Il processo di taglio avviene mediante una macchina a motore elettrico dotata di pulegge su cui scorre ad alta velocità uno speciale cavo metallico ad anello, dotato di uncini costituiti da diamanti artificiali, che avanza su un carrello collocato su guide in acciaio: queste ultime sono posizionate su una piastra di base che garantisce un avanzamento guidato assolutamente lineare e continuo. L’operatore agisce tramite un’unità di comando elettronica a distanza.

L’ingabbiatura, il “volo†e il restauro “liveâ€.
Contestualmente alla progressione del taglio, che avverrà secondo due direttrici contrapposte e in due fasi operative, nelle fessure così ricavate verranno inserite due piastre in acciaio debitamente sagomate e rinforzate. Su queste piastre verrà fissata una “gabbiaâ€, anch’essa in acciaio, che conterrà a sua volta una cassa lignea in parte aperta, che ingloberà e renderà stabili le statue precedentemente pre-consolidate e protette. Al fine di non compromettere l’equilibrio statico dell’architettura marmorea, al posto delle statue rimosse verranno collocate sulla balaustra delle zavorre in calcestruzzo armato di peso equivalente alle statue, zavorre a cui saranno vincolate le ultime strutture del ponteggio superiore e della soprastante copertura provvisoria.

Sollevate da una gru, le statue e le loro imbracature, del peso complessivo di 6.000 kg, verranno calate a terra e poste su basamenti provvisori, in attesa di essere collocate in un padiglione ad hoc che sarà allestito dinanzi a Palazzo Madama, dove avverrà l’intero processo di restauro, visibile direttamente dal pubblico in piazza Castello, anche tramite visite guidate.