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Lug 14


Il Museo Nazionale del Risorgimento celebra il 140° anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi con una mostra dedicata alla narrazione e al mito che si è sviluppato intorno all’Eroe dei due mondi: una figura iconica nata a metà dell’Ottocento e la cui onda lunga si propaga sino ai giorni nostri.

Hero è quindi il racconto della storia di quest’uomo straordinario e delle tracce che ha lasciato nelle decine di paesi in cui ha vissuto e combattuto. Nella mostra, curata dal direttore del Museo Nazionale del Risorgimento Ferruccio Martinotti, si vuole raccontare, attraverso l’esposizione di oltre 300 oggetti provenienti da tutto il mondo, la sua dimensione di eroe globale. 

“Nella consapevolezza di non poter in alcun modo eludere, come Museo Nazionale del Risorgimento, il 140° anniversario della morte di Garibaldi e stabilito di celebrarlo con una mostra, mi si poneva ineludibile, nella duplice veste di direttore e di curatore, il quesito relativo a che cosa ancora si potesse raccontare di e su un personaggio così clamorosamente larger than life, analizzato dalla storiografia, dal costume, dalle arti visive, dalla musica, dalla politica, o, ancora, come si dovessero approcciare le sue mille avventurose e rutilanti vite (il marinaio, il corsaro, il combattente, il deputato, il commerciante, lo scrittore, il contadino, l’allevatore…) – racconta Ferruccio Martinotti – Ecco allora questa mostra che vede protagonista Garibaldi nelle sue molteplici rappresentazioni, dai giocattoli alle banconote uruguayane, dalle pregiate ceramiche inglesi alle pipe in terracotta alle etichette (e bottiglie) di whiskey, passando per una straordinaria collezione di fumetti, fotoromanzi e graphic novel o attraverso una pubblicistica che lo vede nel 1948 immagine politica di riferimento o, ancora, tra le figure più riconosciute e apprezzate dal pubblico nelle celebrazioni dei 100 e 150 anni dell’Unità d’Italia”.

La chiave di lettura è duplice: la storicizzazione dell’immagine dell’eroe e del suo utilizzo nel corso del tempo, con particolare evidenza dei tre momenti “angolari” – la visita a Londra del 1864 che ne sancisce lo status di Mito vivente; la morte, dalla quale si genera il Culto e infine il ‘900 con il conseguente “sciame sismico” che si propaga sino ai giorni nostri – va a intersecarsi con il viaggio compiuto da Garibaldi nella sua vita, attraverso un percorso che ha toccato i continenti e lo ha consacrato appunto come “Eroe dei due mondi”.

Durante la visita nel 1864 in Inghilterra, a Londra, Garibaldi viene accolto da imponenti manifestazioni d’affetto e diventa un vero e proprio eroe, celebrato dai giornali. È qui che la sua figura diventa icona e viene replicata su dipinti e oggetti di uso quotidiano, diventando un ideale anche estetico. Il suo volto e le sue gesta si ritrovano su coperchi per teiere, piatti, spille, fermagli, rasoi, salvadanai, vasi, porta-pastiglie e scatole per i bonbon.

È di questi anni la produzione delle famose statuine di ceramica Staffordshire che propongono modelli di Garibaldi in varie pose e dimensioni, decorate con colori a smalto e invetriate, che entrano nelle case e trovano posto sui camini dei salotti inglesi e poi di tutta Europa.

La sua figura viene celebrata anche dalle emissioni filateliche in moltissimi paesi – dagli Stati Uniti all’Unione Sovietica, dal Brasile all’Ungheria – e da articoli da fumo, tanto che un famoso sigaro prende addirittura il suo nome.

La popolarità del personaggio determina la corsa ad appropriarsi della sua immagine pure da parte dell’industria pubblicitaria. Si ritrova infatti riprodotta già a partire dai primi anni Novecento sulle famose figurine Liebig, mentre alla fine degli anni 50 del Novecento la Ferrero pubblica l’intera Epopea Garibaldina a figurine e la Lavazza celebra le sue gesta in occasione del centenario dell’Unità d’Italia; Garibaldi è anche protagonista di pubblicità d’autore come la declinazione della famosa campagna Ferrarelle firmata da Annamaria Testa (“Liscia, gassata o Ferrarelle?).

La vita di Garibaldi non può non entrare nell’immaginario di celluloide, come testimoniano manifesti e locandine: nel 1934 esce “1860”, capolavoro di Alessandro Blasetti, mentre nell’immediato dopoguerra “La cavalcata di eroi” (1950) di Mario Costa e “Camicie rosse” (1952) di Goffredo Alessandrini e Francesco Rosi, con Anna Magnani interprete indimenticata di Anita. Un posto centrale nella mostra viene inoltre dedicato al “Panorama Garibaldi”, un rarissimo esempio giunto fino a noi di panorama mobile, uno dei più popolari spettacoli itineranti dell’Ottocento, creato a Nottingham, in Inghilterra e digitalizzato a cura della Brown University di Providence.

Garibaldi viene anche inserito come personaggio popolare nei fotoromanzi pubblicati dalla rivista degli anni 50 “Le grandi firme” e ispira canzoni come quelle di Sergio Caputo o degli Statuto, sconfinando oltre oceano con l’album “Garibaldi Guard” degli US Bombs.

Garibaldi spopola anche tra i più giovani e la sua vita avventurosa, nel corso di un secolo e mezzo, viene trasformata in storie a fumetti o diventa protagonista di giochi da tavolo, battaglie di soldatini, album di figurine e copertine di svariati quaderni scolastici.

Maggiori informazioni su museorisorgimentotorino.it