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Mar 16



La prima tappa delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia sono le Officine Grandi Riparazioni, le Officine d’Italia.
Presenti praticamente tutte le autorità , il Sindaco Sergio Chiamparino, il Presidente della Provincia Antonio Saitta, gli Assessori della Regione Coppola e Giordano. Madrina dell’evento è stata Miss Italia, Francesca Testasecca vestita del tricolore nazionale.
Presenti i curatori delle mostre: Barberis, Biffi Gentili, Giovanni De Luna e Riccardo Luna, Alberto Vanelli, Anna Martina, l’Assessore alla Cultura della Città Fiorenzo Alfieri e il Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Castronovo.

Alle OGR di via Castelfidardo in scena 3 mostre sull’Italia e gli italiani: Fare gli italiani, Stazione Futuro, Il futuro nelle mani.

Fare gli Italiani – 150 anni di storia nazionale

Il percorso espositivo è costruito per riflettere sul lungo processo di formazione dell’identità nazionale: verranno messi in luce i fattori che hanno favorito l’aggregazione, ma anche gli elementi che, in alcune fasi, l’hanno frenata.

La lettura che i curatori della mostra, Walter Barberis e Giovanni De Luna, hanno inteso offrire della storia italiana è quella di una progressiva integrazione di spazi, realtà, appartenenze inizialmente separate e conflittuali.

Nel percorso espositivo, i momenti più significativi vissuti dall’Italia unita verranno raccontati all’interno di una serie di isole tematiche, attraverso le quali il visitatore potrà acquisire una visione complessa e profonda dei movimenti, meccanismi e fenomeni di lungo periodo che hanno condizionato la storia del Paese.Tra queste: il mondo contadino, la scuola, la Chiesa, i movimenti migratori, la prima guerra mondiale, la seconda, i partiti di massa, la mafia, l’industria e, ancora, i consumi, i trasporti, i mezzi di comunicazione di massa.

Stazione Futuro – Qui si rifà l’Italia

Più che a uno spazio museale, Stazione Futuro somiglia a un’officina-laboratorio, all’interno della quale il visitatore può affrontare un percorso dai caratteri inediti. La mostra, infatti, è stata concepita come uno strumento di conoscenza, sperimentazione e condivisione: un percorso interattivo e “partecipato” che richiama i processi collettivi attraverso i quali spesso, ai giorni nostri, si crea innovazione, soprattutto nell’ambito del software e della ricerca scientifica.

Gli spazi della mostra sono organizzati intorno a una serie di elementi architettonici di forma cubica, di dimensioni stabilite sulla base della cosiddetta serie di Fibonacci (cubi dallo spigolo di un metro, due, tre, cinque, otto e tredici metri). Gli oggetti e i prototipi esposti, insieme a filmati tradizionali, infografiche, video in 3D, ologrammi e strumenti per la visualizzazione di realtà aumentate, sono disposti all’interno e all’esterno di queste strutture e formano con esse una sorta di “Città delle idee”, contraddistinta dalla presenza di piazze e suddivisa in diverse isole tematiche, visitabili secondo percorsi fluidi e non prefissati.
Un’esperienza affascinante, attraverso la quale i visitatori possono intravedere uno scorcio realistico dell’Italia che sarà.

Il Futuro nelle mani. Artieri domani

La mostra, curata da Enzo Biffi Gentili, si ispira direttamente alle esposizioni internazionali dell’industria e del lavoro che Torino ha ospitato nel 1911 e nel 1961. Uno dei molti “primati italiani” è l’aver compreso per tempo la necessità di un nuovo e diverso lavoro “fatto ad arte” – hand made e insieme mind made. È proprio a Torino, anzi, in occasione del centenario dell’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna del 1902, che questo modello produttivo è emerso con tutti i suoi caratteri e le sue potenzialità, facendo parlare dell’intelligenza delle mani come dell’indirizzo che, più di altri, avrebbe garantito una prospettiva occupazionale alle nuove generazioni, offrendo all’intero sistema Italia un nuovo orizzonte verso il quale indirizzare il proprio sviluppo.

La mostra vuole essere una vetrina di tutto ciò che di nuovo e originale è oggi offerto dall’artigianato di eccellenza del nostro Paese; e al contempo un richiamo, quasi un’esortazione a riflettere, “oltre che sulle prospettive economiche e occupazionali offerte dal settore, anche sull’alto valore qualitativo, estetico ed esistenziale dei lavori fatti ad arte”.

Officine Grandi Riparazioni