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Ott 21



Si è svolta nel pomeriggio al PalaOlimpico di Torino la cerimonia inaugurale della quarta edizione di Terra Madre, l’incontro mondiale delle comunità del cibo realizzato da Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Cooperazione Italiana allo Sviluppo – Ministero Affari Esteri, Regione Piemonte, Città di Torino e Slow Food.

Preceduto dalle danze tradizionali del gruppo macedone Akud Mirce Acev, a dare il benvenuto è stato il Segretario della Fondazione Terra Madre, Paolo Di Croce.

Il Sindaco della Città di Torino, Sergio Chiamparino: «Il mondo aperto è bello perché l’incontro tra persone diverse crea conoscenza e cultura e sono queste a far andare avanti il mondo».
«La Regione è amica di Terra Madre – ha detto l’Assessore al Bilancio della Regione Piemonte, Giovanna Quaglia – perché quest’appuntamento fa grande l’immagine del Piemonte nel mondo

I protagonisti della giornata di apertura sono stati però soprattutto i rappresentanti di alcune comunità indigene, una per ciascun continente, i quali hanno espresso il loro discorso nella propria lingua madre. Ha assunto, dunque, in quest’ottica ancora maggiore valore la tradizionale sfilata delle bandiere preceduta da canti tradizionali eseguiti dall’Orchestra Internazionale per la Pace Pequeñas Huellas formata da circa 200 bambini e ragazzi. Ospite d’eccezione il maestro Claudio De Simone, il quale ha guidato l’esecuzione dell’inno europeo.

Ad aprire la serie di interventi, è stata l’Africa con l’etiope Malebo Mancha Maze, rappresentante degli agricoltori di lingua gamo, il quale ha iniziato il suo discorso benedicendo i partecipanti con l’erba verde delle sue montagne. La lingua gamo è di tradizione esclusivamente orale e non può, pertanto, essere trascritta. Da lui è arrivato il messaggio: «Se vogliamo mantenerci in vita e poter mangiare – ha detto – dobbiamo saperci abbracciare tutti». I Gamo rappresentano una delle comunità agricole più antiche dell’Etiopia meridionale.

Per le Americhe è intervenuto Adolfo Timòtio Verà Mirim, leader del popolo Guaranì Mbya e responsabile del Presidio del cuore di palma Juraça,di seguito, è intervenuta Albina Morilova, rappresentante del continente asiatico con la comunità dei nativi Kamchadal.
Ol-Johán Sikku, delegato europeo di etnia sàmi e responsabile del Presidio del suovas di renna ha sostenuto: «Il mondo sta cambiando, l’ambiente non è più vigoroso. Possiamo vedere ferite sempre più aperte in natura.
Aunty Beril Van Oploo, aborigena australiana di Darlington, ha raccontato come il suo sogno di realizzare un istituto alberghiero dove insegnare la cultura e le cucine tradizionali degli aborigeni si sia trasformato in realtà.

A chiudere la cerimonia è stato il Presidente di Slow Food, Carlo Petrini, il quale ha sottolineato come le popolazioni indigene presenti a Terra Madre abbiano ricordato ai partecipanti il senso profondo dell’armonia con la natura. «I principali depositari dei saperi tradizionali – ha detto Petrini – sono gli indigeni, i contadini, le donne e gli anziani, proprio le categorie meno considerate oggi dalle istituzioni e dai media». Citando il filosofo francese Edgar Morin, Petrini ha detto che «tutto deve cominciare e tutto è già ricominciato» evocando le forze di una nuova silenziosa rivoluzione dal basso che la rete di Terra Madre può contribuire a realizzare. Ha quindi esaltato il processo di metamorfosi, intesa come trasformazione, da realizzare attraverso tre atteggiamenti mentali da assumere, ciascuno di noi: valorizzare la diversità che è la forza creatrice del mondo; rafforzare la reciprocità tipica delle civiltà rurali basate sul dono e contro-dono; puntare su dialogo e incontro per ritrovare il senso profondo della fraternità. Rivolgendosi agli oltre 3000 giovani presenti, il Presidente di Slow Food ha poi affermato: «A voi è data una grande opportunità: conciliare la scienza e le moderne tecnologie con i saperi tradizionali». In chiusura del suo discorso, Petrini ha infine elencato tre linee guida per trasformare il mondo alla deriva: far crescere l’economia verde e decrescere i consumi industriali; rafforzare la reciprocità; puntare sul dialogo e sull’incontro.

Terra Madre 2010 conta oltre 6400 partecipanti da 161 Paesi. Tra questi, vi sono 4432 delegati (contadini, allevatori, pescatori, produttori, cuochi, docenti, studenti e musicisti) suddivisi in 1557 comunità del cibo e coordinati da 650 volontari.

[fonte: Terra Madre]

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