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Mag 28


Cascina Roccafranca, la prima delle Case del Quartiere di Torino ha 10 anni! E ha festeggiato con un variegato programma di 3 giorni di iniziative per i cittadini e le realtĂ  associate, dal 26 al 28 maggio.

La formula ha visto una narrazione condotta da Marialessandra Sabarino, presidente della Fondazione Cascina Roccafranca, per condividere l’esperienza decennale di Cascina Roccafranca, dalle origini, quando la Cascina non era neppure un’idea ma solo un Sogno con il programma Urban2, sino alla costituzione della Rete delle Case del Quartiere di Torino.

Si parte dal 1998, quando nel quartiere Mirafiori Nord si attiva un Tavolo Sociale in cui partecipano associazioni, parrocchie operatori, servizi, scuole, Asl, persino i sindacati: un tavolo molto vivace che si muove su un territorio su cui il Comune può puntare per il programma europeo Urban 2. Accade così che nel 2003, con l’allora dirigente Gianfranco Presutti, si scommette sulla ristrutturazione completa di uno spazio, un rudere con tantissimo bosco, come mostra un video amatoriale. Il finanziamento arriva. Per tre anni il lavoro di ristrutturazione fisico segue il lavoro di ideazione e di coinvolgimento operativo di cittadini e associazioni: il 18 maggio 2007 l’inaugurazione di Cascina Roccafranca con oltre 8mila persone che affollano per tre giorni la struttura. Questa fase di grandissimo entusiasmo e passione è raccontata da Pier Carlo Devoti, consigliere della Fondazione per due mandati. I finanziamenti europei coprono le spese fino al 2010, ma un’attenta gestione si riesce ad arrivare al 2012, anche con le entrate economiche derivanti da campagne di autofinanziamento 1000 amici per la Roccafranca e dagli affitti di locali per attivitĂ  corsistiche e comerrciali (il ristorante e la caffetteria).

Per sostenere questa struttura, dal 2013 interviene la Compagnia di San Paolo, d’accordo con la CittĂ : Marco Demarie – Area Filantropia e Territorio della Compagnia – ne spiega le motivazioni, in quanto si riconosce in Cascina un luogo di attivazione di relazioni sociali che genera prossimitĂ  e benessere.

Stefania Ieluzzi racconta il percorso che porta la Cascina, insieme ad altri 7 luoghi di animazione territoriale in cittĂ , a costituire la Rete di Case del Quartiere, storia iniziata nel 2012 in modo informale, che si trasforma in un coordinamento fra le Case, reale e produttivo, grazie alla vittoria del Bando Che Fare nel 2014. Si scrive il Manifesto delle Case del Quartiere e nel febbraio di quest’anno si formalizza l’associazione di secondo livello: la Rete delle Case del Quartiere di Torino.

Stefania De Masi presenta il lavoro che associazioni e singoli cittadini hanno prodotto in questi ultimi mesi, in un’ottica di riprogettazione della Cascina per i prossimi anni: fra questi un gruppo si sta costituendo come “amici di Cascina” per riorganizzare il volontariato di supporto alla stessa.

Renato Bergamin, il direttore della Cascina Roccafranca, riporta il suo vissuto, come quello di tanti che incontrano e attraversano la Cascina: un’esperienza che cambia la vita. Chiude la narrazione l’assessore Marco Giusta che sottolinea la volontĂ  della cittĂ  di sviluppare realtĂ  come questa.
Non sono mancati i momenti di festa vera e propria, occasioni mangerecce e proposte ludiche.

Venerdì la colonna sonora di una serata quasi estiva la ha creata l’Orchestra di Porta Palazzo, un sottofondo a un clima di gioia e voglia di stare insieme.

Sabato è stato dedicato alle associazioni, che si sono raccontate attraverso diverse forme espressive. Oltre ai più noti punti informativi e alle esibizioni tradizionali, notevole è stato lo spettacolo di arti performative miste “Mediterranea – suggestioni e colori dalle sponde del nostro mare” che varie persone e gruppi hanno progettato e realizzato per l’occasione, dopo innumerevoli pomeriggi di prove e condivisioni di idee.

Altro momento divertente e di pregio è stata la performance di ColoriQuadri, “Soci senza frontiere” le prime associaziadi di Roccafranca, una parodia della struttura e di alcune ipotetiche e surreali associazioni, nell’immaginare una Cascina del futuro.

Domenica ha visto al centro i cittadini e le famiglie, con laboratori, giochi e spettacolo di giocoleria per grandi e piccini e un pranzo collettivo, con piatti preparati nei locali della Cascina o a casa propria e condivisi: come una grande famiglia che si raduna intorno alla tavola nelle grandi occasioni.

Nel pomeriggio una grande e colorata mongolfiera ha preso il volo sotto gli occhi stupiti di bambini, giovani e anziani. Per proseguire con l’estrazione dei premi della lotteria.

Prima, durante e dopo l’aperitivo con la caffetteria Andirivieni, il sound è il folk e centinaia sono le persone che hanno ballato sino a notte. Così come si fa da queste parti.

L’inaugurazione di Cascina Roccafranca – 18 maggio 2007

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Mag 25


Lo dicevano Pulici, Claudio Sala, Renato Zaccarelli. Lo dicevano ieri e questa mattina le persone nei bar di via Filadelfia, gli anziani che ancora videro le imprese del Grande Torino, lo dicevano i tifosi in coda per l’inaugurazione del nuovo stadio Filadelfia. La frase ricorrente, intrisa di emozioni, ricordi e speranze, è “siamo tornati a casa”.
Vent’anni sono trascorsi dalla demolizione, quasi trenta dall’ultimo allenamento che il Torino svolse nello stadio che fu di Valentino Mazzola e dove si costruirono le premesse per la vittoria dell’ultimo campionato della squadra granata, nel 1976.
Oggi, dopo la presentazione in anteprima ad autorità, personalità e giornalisti che si è tenuta ieri, l’inaugurazione ufficiale con il taglio del nastro da parte della sindaca Chiara Appendino e del presidente del Torino FC dell’impianto realizzato grazie alla volontà della Fondazione Stadio Filadelfia.
Il sodalizio, costituito da Comune di Torino, Regione Piemonte, Torino F.C. e sette associazioni di tifosi, dal 2006 ha lavorato con l’obiettivo di ridare vita ad un patrimonio di storia e di cultura sportiva, comune non solo ad una città ma ad un intero Paese.
A 18 mesi dalla posa della prima pietra, nell’ottobre 2015, hanno visto la luce due campi di allenamento (il principale può contare su spalti per 4000 spettatori) e il Piazzale della memoria dove si ergono i pennoni dedicati agli Invincibili e ad altri momenti gloriosi della storia del Torino.
E in tema di memoria, fede e passione, il ricordo di tutti è andato a don Aldo Rabino, storico cappellano del Torino, nonché cittadino onorario del capoluogo piemontese, scomparso nell’agosto del 2015.
A lui, uno dei più assidui sostenitori della ricostruzione del Filadelfia, è stata dedicata una targa.
L’intero complesso sportivo ha potuto contare su una disponibilità finanziaria di 8 milioni di euro assicurata da Comune, Regione e Fondazione Mamma Cairo.
La raccolta fondi tra i tifosi, promossa dalla Fondazione Filadelfia per il completamento del terzo lotto destinato ad ospitare il museo della “Memoria Granata” ha intanto raggiunto 800 mila euro. Quando sarà ultimato quest’ultimo tassello, la casa granata si potrà dire ultimata, con la restituzione, a tutta la città di un patrimonio di storia che va oltre i titoli sportivi.

[Fonte:CittAgorĂ ]

Le immagini della posa della prima pietra del nuovo stadio Filadelfia (17 ottobre 2015)

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Mag 18


Alla presenza del Presidente del Senato Pietro Grasso, dei Ministri Valeria Fedelie Dario Franceschini, della Sindaca Chiara Appendino e delle autorità locali si è aperta questa mattina l’edizione numero trenta del Salone Internazionale del Libro di Torino. Da oggi, e fino a lunedì 22 maggio, i 45mila metri quadrati di superficie espositiva di Lingotto Fiere ospitano più di 400 stand, oltre un migliaio di case editrici e, complessivamente, mille e 200 appuntamenti sparsi tra sale e laboratori didattici.
Nel corso della conferenza che ha dato il via ufficiale la kermesse libraria del capoluogo piemontese, la sindaca Chiara Appendino non ha nascosto emozione e soddisfazione insieme, sottolineando che “il Salone che inauguriamo questa mattina è la dimostrazione più bella, più evidente che Torino non solo è la città del libro, ma una comunità che ha saputo lavorare per proteggere qualcosa che ritiene prezioso. Un vero e proprio pezzo della propria storia, della propria identità”.
La prima cittadina ha anche ricordato che “tutti insieme abbiamo superato ostacoli che solo qualche mese fa apparivano invalicabili e che sembravano mettere a rischio la realizzazione stessa di questo evento, che non fa solo parte della storia di Torino, ma di questa nazione”.
“Oggi – ha detto ancora Chiara Appendino – siamo qui, a presentare una kermesse rinnovata, più vitale e vivace, che si rivolge anche e soprattutto alle nuove generazioni, ricca di novità editoriali e aperta a contaminazioni che abbracciano la produzione culturale nella sua complessità. Libri, certo, ma anche musica – soprattutto jazz -, comunicazione digitale, innovazione, economia e tanto altro ancora. E con una sezione Off che, con centinaia e centinaia di iniziative, abbraccia l’intera città che a sua volta, sono certa, saprà ricambiare con il dovuto affetto, interesse e grande partecipazione.”

www.salonelibro.it