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Ott 10


Numerose le azioni di rigenerazione e riqualificazione degli spazi pubblici che coinvolgono via Sacchi in occasione di Torino Design of the City, trasformandola nella Via del Design.

Martedì 11, alla presenza dell’Assessora alla Cultura Francesca Leon con Massimo Guerrini, Presidente della Circoscrizione 1 e Germano Tagliasacchi, Direttore della Fondazione Contrada Torino Onlus, è stato inaugurato l’infopoint #SACCHI56, punto focale del progetto allestito in uno dei locali sfitti di via Sacchi: qui, residenti e commercianti hanno la possibilità di portare all’attenzione della Città le problematiche della zona e le proposte di intervento. Obiettivo principale è, infatti, ridisegnare l’intera area con l’aiuto di chi quotidianamente vive il degrado e l’abbandono dei portici di via Sacchi.

Restituire un nuovo impulso e contrastare la desertificazione commerciale di una delle vie nevralgiche di Torino: questo l’obiettivo di Fondazione Contrada Torino Onlus che, in occasione di Torino Design of the City, dal 10 al 30 ottobre promuove Design per la rigenerazione urbana, una serie di iniziative che coinvolgono attivamente i commercianti e i residenti di via Sacchi.

Per venti giorni, i portici che collegano corso Sommeiller e corso Vittorio Emanuele II tornano a vivere, diventando il centro pulsante dell’evento e l’incubatore per nuove proposte di riqualificazione degli spazi cittadini.

Attraverso il design, declinato secondo diverse modalità di applicazione, negozi attivi o dismessi si trasformano in vetrine per giovani designer, laboratori artistici e luoghi di incontro.
Grazie alla collaborazione con Taimwise, piattaforma digitale che permette di organizzare eventi temporanei rivolti al mondo dell’imprenditoria e della cultura, e al coinvolgimento dei proprietari e degli
amministratori condominiali, sono stati mappati tutti i negozi sfitti della via, affidati poi temporaneamente a giovani creativi e associazioni del territorio per accogliere le loro produzioni di design.

Workshop per giovani designer, laboratori, mostre, mercati tematici degli artigiani della zona, interventi artistici, performance del Cirko Vertigo e degli studenti dell’Accademia Albertina, brevi tour alla riscoperta dei luoghi meno conosciuti della via, come la casa di Norberto Bobbio o il laboratorio di pasticceria di Pfatisch, sono solo alcune delle attività proposte da Fondazione Contrada Torino Onlus per animare il chilometro di strada che costeggia la stazione di Porta Nuova.
In programma anche visite guidate ad appartamenti privati, negozi e botteghe per scoprirne l’architettura e seminari aperti ai cittadini e alle associazioni per analizzare le criticità della via e le possibili azioni di riqualificazione. Ma anche un confronto tra i portici di Torino e quelli di Bologna e un approfondimento sul design della montagna.
Oltre ai portici, il piano di intervento coinvolge i muri e i locali confinanti con la ferrovia: sono previste performance artistiche degli studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti sulle pareti e, in via del tutto eccezionale, l’apertura della Sala Gonin delle Ferrovie Italiane.
Parola chiave dell’operazione è riuso: Design per la rigenerazione urbana vuole, infatti, essere uno stimolo, un punto di partenza per avviare un cambiamento significativo di rigenerazione urbana nell’ambito del design per la città, innescando processi duraturi attraverso la ricollocazione temporanea di spazi inizialmente destinati ad altre attività.

Il progetto è sostenuto dalla Città di Torino, coordinato e realizzato da Fondazione Contrada Torino Onlus
in collaborazione con la Facoltà di Architettura e Design del Politecnico di Torino, l’Accademia Albertina di Belle Arti, il Comitato Rilanciamo Via Sacchi e Taimwise.

Per il programma completo consultare www.contradatorino.org

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Ott 04


Un tavolo permanente di coordinamento e dialogo tra la Città di Torino e le associazioni cinesi e italo-cinesi per favorire l’inclusione e la crescita sociale e culturale della comunità immigrata. Per crearlo, è stato siglato oggi un protocollo d’intesa con la firma della sindaca di Torino, Chiara Appendino, dell’assessore all’Integrazione Marco Giusta e delle otto associazioni che rappresentano i cittadini e le cittadine di origine cinese che vivono in città. Al tavolo collaborerà la sede torinese dell’Istituto Confucio.

“È la prima volta che in Italia si crea un tavolo permanente di confronto tra le istituzioni e la comunità cinese cittadina, cui dico grazie per aver istituzionalizzato questo percorso di integrazione – ha affermato la sindaca Chiara Appendino -. È motivo di grande orgoglio per l’Amministrazione comunale essere arrivati a questa importante firma. Costruiremo insieme un ponte che faciliterà l’integrazione e il dialogo, da un lato come opera di promozione alla vita pubblica, sul piano economico e sociale, dall’altro permettendo un percorso guidato alle istituzioni, per favorire l’accesso a diritti e doveri per tutti i membri della comunità cineseâ€.

Il tavolo ha l’obiettivo di favorire l’organizzazione e la promozione di eventi, mostre, concerti, attività artistiche e culturali, incontri di scambio e dialogo per tutta la cittadinanza, valorizzando così la cultura e le tradizioni cinesi; inoltre, accompagnare cittadini e cittadine cinesi in percorsi di cittadinanza attraverso azioni di orientamento, mediazione e sostegno in merito a diritti e doveri, per costruire un buon rapporto con le istituzioni locali e favorire l’accesso ai servizi pubblici, soprattutto in ambito imprenditoriale. Altro obiettivo, promuovere la città di Torino, le sue imprese e il suo sistema di alta formazione nel mondo economico e culturale della diaspora e in Cina.

“Abbiamo iniziato questo cammino organizzando insieme il Capodanno cinese – ha detto l’assessore all’Integrazione Marco Giusta â€“ pensato nell’occasione come festa aperta, per la prima volta, a tutta la cittadinanza. Il tavolo che apriamo oggi è il secondo aperto con le comunità immigrate, il primo, già funzionante, riunisce le comunità islamiche, altri ne seguiranno in ottica panafricana e sudamericana. Questi strumenti permetteranno di costruire una città nuova, con una forte identità costruita sul dialogo e sulla condivisione. Il tavolo che si apre oggi costituisce una apertura verso la comunità cinese locale, ma anche della città verso la Cina: Torino vuole essere una città accogliente anche nei confronti del turismo e dei flussi economici che sono già in parte una realtà viva e in crescitaâ€.

Tra le prime azioni del tavolo, una progettazione unitaria con la Città del Capodanno cinese e strumenti di maggiore accessibilità ai servizi dell’Informagiovani e di Torino Città universitaria per i ragazzi italo-cinesi di nuova generazione e per gli studenti provenienti dalla Cina.

I cinesi a Torino sono 7543, il 5,65% del totale degli immigrati (al 1 gennaio 2017, fonte www.tuttitalia.it). In gran numero gli studenti universitari: 1271 solo al Politecnico (nel 2016, il 33% degli stranieri), 400 all’Accademia (26%). Il 12% degli studenti stranieri all’Università è cinese. Le aziende presenti nella provincia di Torino erano, nel 2010, 1087, in trend di forte crescita (Fonte: Fieri).

Il Consiglio d’Europa, nel 2016, ha inserito Torino al quinto posto (preceduta da Oslo, Zurigo, Copenhagen ed Amburgo) nella graduatoria delle città europee che si sono distinte per la buona capacità d’integrazione tra le diverse culture, unica città italiana presente.

[Fonte: TorinoClick]

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Ott 04


Palazzo Madama conferma ancora una volta la sua vocazione ad essere un Museo civico di Arte Antica interessato a documentare il nesso stringente esistente tra la scultura e la pittura e le cosiddette arti decorative o applicate, presentando dal 5 ottobre 2017 al 29 gennaio 2018, al secondo piano in Sala Atelier, una mostra dedicata ai gioielli in oro forgiati dall’artista torinese Mario Giansone (1915-1997), uno dei più valenti scultori italiani del ‘900. Capolavori concepiti per essere indossati dalle tante signore che Giansone frequentava e ammirava, ricambiato grazie al suo fascino misterioso ed esoterico.        

Impegnato per tanti anni sia come artista sia come professore presso l’Istituto d’Arte di Torino (oggi Liceo Artistico Aldo Passoni), Giansone nel corso della sua attivissima vita, ha scolpito, disegnato, dipinto e realizzato incisioni e arazzi con uno stile personalissimo, sospeso tra una sintetica figuratività e l’astrazione pura. Il marmo, la pietra, il ferro, i legni più duri, sono stati la materia prima che nelle sue mani ha dato forma e vita alle sue intense emozioni, alla sua visione dell’umanità, dell’universo e dell’ultraterreno.  

All’interno del vastissimo corpus di opere realizzate tra il 1935 e il 1997, spiccano questi suoi “gioielli da indossareâ€. Microsculture fuse in oro, in cui Giansone mette in estremo risalto la componente scultorea del gioiello, senza nulla concedere alle forme e alle mode dell’arte orafa del suo tempo. Questo lo si può cogliere osservando anche i contenitori in legno che custodiscono e fanno da espositori a quasi tutti i gioielli. Sono “scatole†intagliate nei legni durissimi che l’artista privilegiava: il mogano, l’azobè, il paduk, il palissandro, la radica e soprattutto l’ebano, il più raro e difficile da lavorare. Contenitori che diventano a loro volta piccole sculture e capolavori artistici, indissolubilmente congiunti col gioiello incastonato dentro di essi.  

I curatori della mostra, Marco Basso e Giuseppe Floridia, coadiuvati dalla registrar di Palazzo Madama, la storica dell’arte Stefania Capraro, hanno selezionato una quarantina di pezzi, in gran parte di proprietà dell’Associazione Archivio Storico Mario Giansone di Torino, che sponsorizza in toto questa mostra, più alcuni gioielli di proprietà di collezionisti privati. Giansone ebbe una significativa fortuna collezionistica a Torino negli anni Sessanta: alcune sue opere fanno oggi parte delle collezioni della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, della sede Rai di Torino e di prestigiose raccolte torinesi, tra cui quelle delle famiglie Agnelli e Pininfarina. 

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