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Feb 08


Il Giorno del Ricordo, in memoria della tragedia delle foibe e dell’esodo degli Istriani, Fiumani e Dalmati, è stato oggi celebrato dalla Città di Torino con due iniziative. Al Cimitero Monumentale, questa mattina, il vicesindaco Guido Montanari ha deposto una corona d’alloro presso il monumento che ricorda quella tragica pagina della nostra storia, alla presenza di autorità civili e militari, tra le quali il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Nel primo pomeriggio, in Sala Rossa, si è svolta la commemorazione ufficiale, aperta dall’intervento del presidente del Consiglio comunale Francesco Sicari, che ha fatto riferimento alle migrazioni odierne ed al valore dell’identità, oltre che all’importanza di conoscere il passato nella sua complessità, per distinguere il bene dal male e costruire un futuro migliore. L’orazione ufficiale, con un’accurata ricostruzione dei fatti, è stata svolta dallo storico Gianni Oliva, autore di numerosi studi e volumi sull’argomento.

Oliva, in particolare, ha rievocato il silenzio sceso sin da subito sul dramma delle foibe e dell’esodo: per decenni c’è stato il tentativo di eclissare il ricordo stesso di quelle tragedie oppure di manipolarlo per ragioni di parte. La ragion di stato, i nuovi equilibri internazionali, gli interessi di parte, anche per motivi diametralmente opposti, hanno finito per sbiadire la memoria di quell’epopea drammatica. Popoli che per secoli avevano convissuto pacificamente nelle città portuali come Trieste, Pola o Zara, così come nei villaggi dell’entroterra Giuliano, videro quell’equilibrio spezzarsi sotto i colpi del fascismo, della Guerra mondiale, del revanscismo nazionale, ancor prima che ideologico, delle milizie slovene e croate del Partito comunista jugoslavo diretto dal maresciallo Josip Broz, passato alla storia col suo nome di battaglia partigiano, “Tito”. Nino Boeti, presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, ha rievocato, oltre a quello dei giuliani e dalmati, gli esodi dei nostri giorni, non meno drammatici e spesso vittime delle stesse incomprensioni e ostilità che dovettero subire, dai loro stessi connazionali, i più di trecentomila italiani fuggiti dalle terre attribuite alla Jugoslavia dopo la fine della guerra.

A Torino approdarono in 8000, ed è in loro nome che il presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Antonio Vatta, ha denunciato i tentativi di revisionismo storico che ancora serpeggiano, nel tentativo di minimizzare le violenze esercitate dai partigiani jugoslavi contro le popolazioni di lingua italiana, riducendole a rappresaglie contro i soli fascisti. L’iniziativa in Sala Rossa è stata conclusa dalla sindaca Chiara Appendino, che ha ricordato quanto sia stato terribile quel periodo storico, dove ci si poteva trovare indifesi di fronte a violenze per noi inimmaginabili. Ricordare, per noi che non abbiamo vissuto quei fatti, è un dovere, ha detto la sindaca, per rendere giustizia alla memoria di quei fatti, ingiustamente quasi dimenticati. Quando i valori diventano ideologie cieche, ha concluso la sindaca, causano tragedie come quelle del Novecento. Domenica 10 febbraio, alle 10.30, la vicepresidente del Consiglio comunale Viviana Ferrero rappresenterà la Città di Torino in occasione della messa di suffragio celebrata in Duomo.

[Fonte: CittAgorĂ ]