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Feb 14


Con la mostra “Liberi di imparare. L’antico Egitto nel carcere di Torino†– parte del progetto “Liberi di imparareâ€, frutto della collaborazione tra l’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino, la Direzione della Casa Circondariale ‘Lorusso-Cutugno’ e il Museo Egizio – si inaugura oggi, all’interno della Caffetteria del Palazzo di Giustizia ‘Bruno Caccia’, lo ‘Spazio Cultura Inclusiva’.

Si tratta di un’area dedicata alle attività di partecipazione allargata sui temi della giustizia, legalità e diritti. Un luogo in movimento, a disposizione di associazioni, istituti, fondazioni, cittadini e organismi interessati a presentare progetti culturali che favoriscano la partecipazione e i processi di inclusione sociale (le proposte vanno inviate tramite mail a ufficio.garante@comune.torino.it).

L’inaugurazione dello ‘Spazio Cultura Inclusiva’ è anche l’occasione per conoscere la Caffetteria del Tribunale, affidata tramite procedura di evidenza pubblica della Città, per sei anni a partire dall’autunno 2018, all’ATI- Associazione Temporanea di Imprese composta da Liberamensa e Consorzio Abele Lavoro in partenariato con la cooperativa Pausa Cafè, con il sostegno della Compagnia di San Paolo.

Un protocollo d’intesa – siglato nell’ottobre 2017 fra Città di Torino, Corte d’Appello, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Provveditorato Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Procura Generale della Repubblica, Garante dei Diritti delle Persone private della libertà e Casa Circondariale Lorusso e Cutugno – sottolineava l’importanza di affidare i locali di proprietà comunale adibiti a bar e ristorazione nel Palazzo di Giustizia a soggetti detenuti o persone condannate che avessero già scontato la pena per reinserirli nel mondo lavorativo. Nell’accordo, inoltre, circa 60 mq del locale bar erano stati riservati esclusivamente a progetti non commerciali, individuati in collaborazione con il Garante cittadino delle persone private della libertà. Questo ‘Spazio’, inaugurato oggi, ospiterà progetti culturali e formativi che permetteranno di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei diritti delle persone private della propria libertà e dell’umanizzazione della pena detentiva.

La mostra “Liberi di imparare. L’antico Egitto nel carcere di Torino”, precedentemente allestita al Museo Egizio e visibile da oggi fino al 25 marzo a Palazzo di Giustizia, è il risultato dei laboratori creati dall’Istituto tecnico Plana e dal Primo Liceo Artistico di Torino nella Casa Circondariale. Qui, gli studenti delle sezioni scolastiche carcerarie, sotto la guida degli insegnanti, hanno realizzato repliche di reperti della collezione del Museo Egizio. Tra i tanti manufatti si potranno ammirare le riproduzioni di alcuni degli oggetti più significativi del corredo funerario dell’architetto Kha e di sua moglie Merit (come la maschera funeraria della donna o il Libro dei Morti), di papiri della XXI dinastia, di stele oltre a un bellissimo ritratto del Faiyum.

Feb 14


Proseguono le iniziative per il Giorno del ricordo, in memoria del dramma vissuto dalle popolazioni di lingua italiana dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia a causa dei mutamenti geopolitici seguiti alla Seconda Guerra mondiale.  In più di trecentomila bambini, donne, uomini tra il 1946 e i primi anni Cinquanta, abbandonarono la Venezia Giulia (con città ricche di storia veneziana come Pola, Parenzo o Rovigno), Fiume, Zara, Spalato e altre località della riva orientale dell’Adriatico.

Un  esodo disperato e silenzioso sul quale, così come sugli ingiustificabili eccidi compiuti dai partigiani jugoslavi nel 1945 e sulle violenze fasciste che li avevano preceduti,  si intrecciarono silenzi complici, ipocrisie diplomatiche e strumentalizzazioni politiche. In ottomila si stabilirono a Torino, spesso in condizioni abitative a dir poco precarie, poi in case più decorose ma inadeguate per nuclei familiari di 4 o 5 persone.

Molti trovarono casa al “villaggio Santa Caterinaâ€, in zona Lucento, dove ancor oggi vivono buona parte degli esuli e dei loro discendenti. In corso Cincinnato, all’altezza di via Pirano, si è tenuta questa mattina un’affollata  cerimonia di fronte alla lapide, collocata anni fa a cura della Città di Torino, che ricorda quella triste pagina della nostra storia. La vicepresidente del Consiglio comunale Viviana Ferrero , presente alla cerimonia con altre autorità cittadine, ha portato il saluto della Città di Torino, ricordando, oltre alle loro sofferenze, il contributo offerto dagli esuli giuliani e dalmati alla storia e alla crescita del capoluogo piemontese. Altri interventoi sono stati quelli di Antonio Vatta, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, del presidente della Circoscrizione 5 Marco Novello, e della consigliera regionale Nadia Conticelli.

[Fonte: CittAgorà]