Oggi, 27 gennaio, Giornata della memoria, istituita per non dimenticare quell’immane tragedia dell’umanità che è stato l’Olocausto. Nella ricorrenza del 27 gennaio 1945, data in cui vennero liberati i prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz e il mondo comprese la ferocia di cui era stato capace il genere umano.
Le vittime dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi di concentramento sono state commemorate al Cimitero Monumentale in corso Novara con l’omaggio ai cippi della deportazione e degli ex internati e al Sacrario dei caduti della Resistenza e la preghiera alla Lapide in memoria degli Ebrei.
Presenti il vice sindaco Elide Tisi, le autoritĂ civili e militari, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e della Resistenza.
Alle 11.00 nella sala del Consiglio Comunale a Palazzo Civico si è svolta la celebrazione ufficiale con gli interventi di Nino Boeti, vicepresidente del consiglio regionale; Guido Vaglio, direttore del Museo Diffuso della Resistenza; Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica torinese. La cerimonia si è conclusa con le letture degli alunni della scuola media Foscolo ospiti d’onore della cerimonia per il Giorno della Memoria e l’intervento del Sindaco Piero Fassino.
“Oggi ricordiamo l’anniversario della Liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, avvenuto il 5 maggio 1945, onorando le vittime dell’Olocausto. Circa 200mila tra uomini, donne, anziani e bambini di differenti nazionalità furono deportati a Mauthausen: oppositori politici, persone perseguitate per motivi religiosi, omosessuali, ebrei, zingari, prigionieri di guerra e anche detenuti comuni. La metà di essi fu uccisa, o morì a causa delle inumane condizioni di vita e di lavoro”. Lo ha detto questa mattina il Vice presidente del Consiglio comunale di Torino, Gioacchino Cuntrò, durante la cerimonia al Cimitero Monumentale per ricordare le vittime dei lager nazisti. Il corteo, aperto dal Gonfalone della Città di Torino, si è snodato all’interno del cimitero fermandosi per rendere omaggio alle sepolture di Elio Masante e di Giorgio Devalle, alla lapide agli Ebrei e ai caduti al Campo della Gloria, con momenti di preghiera della Comunità Ebraica, della Chiesa Valdese e della Chiesa Cattolica. Ai cippi che ricordano gli Internati Militari e i deportati politici è stata deposta una corona d’alloro. Erano presenti, tra gli altri, il generale Franco Cravarezza e Pensiero Acutis presidente della sezione torinese dell’ANEI (Associazione nazionale ex deportati).
Nel pomeriggio la Sala del Consiglio Comunale ha ospitato la celebrazione della liberazione del campo di Mauthausen Gusen, che è stata anche un momento di commossa commemorazione delle vittime civili e militari tra gli internati: il sala i labari dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati politici nei campi nazisti) e dell’ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati).
In apertura il presidente del Consiglio Comunale Giovanni Porcino ha ripercorso la storia di Mauthausen, fortezza in pietra che iniziò la sia attività nel 1938, ricordando le condizioni di vita disumane e la scelta di pianificare lo sterminio degli internati attraverso il lavoro massacrante nella cave di granito annesse al lager: si trattava del solo campo di concentramento classificato dai nazisti di classe 3, campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro per gli oppositori considerati irrecuperabili. Il lavoro forzato e le diverse tecniche utilizzate per sopprimere i prigionieri (violenze, impiccagioni, avvelenamenti, iniezioni di benzina, esposizione al gelo, il “muro dei paracadutisti” ed altro ancora) portarono alla morte nel lager e nei suoi sottocampi di circa 197 mila 500 persone, 5 mila delle quali donne.
Il 5 maggio del 1945 l’ingresso principale, la “porta mongola”, si aprì per lasciar passare il 41° squadrone di ricognizione dell’11a divisione corazzata americana: il campo era stato liberato.
Nell’intervento successivo il presidente della sezione torinese dell’ANEI Pensiero Acutis, catturato e deportato a Mauthausen dopo l’8 settembre del 1943, ha ricordato i 600 mila militari italiani internati ed i molti che hanno perso la vita nei lager per aver rifiutato di sottomettersi alla Repubblica Sociale Italiana.
Dopo di lui Marcello Martini, toscano di Prato, ha ripercorso la sua storia di più giovane ex internato nel lager austriaco dove era giunto a giugno del 1944 dopo essere stato arrestato a 14 anni insieme alla famiglia per l’attività partigiana svolta in Toscana, le condizioni di vita nel campo ed i momenti successivi alla sua liberazione.
Infine Anna Todros ha ricordato il nonno e lo zio, anch’essi internati a Mauthausen, soffermandosi in particolare sul significato del 5 maggio, giornata di commemorazione ma anche di festa della liberazione e del ritorno alla vita.
Da tutti un richiamo alla necessità di non dimenticare e di conservare la memoria ed all’esigenza, attraverso di questa, di trasferire e far vivere le speranze ed i valori di coloro che hanno dato la vita per le loro idee e per la libertà .
[fonte: Torinoclick]
Un percorso di analisi e approfondimento sulla figura e l’opera della scrittrice francese di origine italiana è racchiuso nella mostra Charlotte Delbo. Una memoria, mille voci. L’allestimento è stato inaugurato oggi pomeriggio al Museo Diffuso della Resistenza. La mostra dedicata a Delbo (1913- 1985) è stata costruita partendo dagli archivi della scrittrice depositati, in occasione del centenario della nascita, alla Bibliothèque nazionale de France. L’ impegno nella Resistenza francese le costò la deportazione ad Auschwitz e a RavensbrĂĽck. Sopravvissuta ai campi nazisti, al suo ritorno combattè l’oblio attraverso la creazione di forme poetiche “per risvegliare nell’interlocutore la consapevolezza della responsabilitĂ delle proprie scelte”. Concept dell’allestimento è l’apertura degli scatoloni dell’archivio di Delbo da cui emergono scatti, manoscritti, dattiloscritti, documenti e altro materiale che danno vita a cinque percorsi tematici, i cui sviluppi costituiscono le sezioni della mostra. Le prime due rappresentano la lettura delle radici biografiche della scrittura di Charlotte; la terza e la quarta sezione si concentrano sul lavoro di scrittura, dove la testimonianza diventa vigilanza sul presente; nell’ultima l’autrice si interroga sull’ereditĂ che lascerĂ agli uomini e alle donne del ventunesimo secolo. “Delbo ci ha trasmesso un’opera importante sotto il profilo letterario, perchĂ© è sempre presente il tentativo di unire alla testimonianza della deportazione la riflessione sul presente. Il ricordo diventa, dunque, un messaggio meditato alla luce dell’attualitĂ ” ha sottolineato Guido Vaglio, direttore del Museo Diffuso. “E’una mostra interessante – continua Vaglio – perchĂ© nasce come coproduzione franco-italiana e segue un itinerario internazionale. Nel corso del 2013 è stata ospitata a Parigi, Lione e presentata a Bruxelles. Prima di arrivare a Torino è stata allestita a Fossoli (Mo) e dopo il 30 marzo farĂ altre tappe in Italia ed Europa”. L’esposizione propone anche un estratto del documentario inedito Histoire du convoi du 24 Janvier 1943 – Auschwitz-Birkenau di Claude-Alice Peyrottes e Alain Cheraft. La pellicola – continuazione del libro dell’autrice Le convoi du 24 Janvier, in cui racconta la biografia di 229 donne deportate con lei nei campi nazisti – presenta la testimonianza di 11 donne compagne di prigionia di Charlotte. L’allestimento è stato prodotto dall’Isrec e dal Centre d’histoire de la RĂ©sistance et de la DĂ©portation di Lione. Il catalogo Charlotte Delbo. Una memoria, mille voci, curato da Elisabetta Ruffini ed edito da Il Filo di Arianna, uscirĂ in lingua italiana e francese a febbraio. RaccoglierĂ il materiale esposto e un testo inedito che riporta le riflessioni sul rapporto fra letteratura e testimonianza, che l’autrice presentò alla conferenza tenuta a New York nel 1972.
Maggiori informazioni sul sito del Museo Diffuso della Resistenza