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Dic 17



Tra il 18 e il 20 dicembre di ottantotto anni fa le squadre fasciste trucidarono, secondo le fonti ufficiali, undici persone e ne ferirono trenta.
Quell’eccidio, ricordato come la Strage di Torino, si consumò in un mese tragico: alla fine di quel mese di dicembre si contarono molti morti in più.
Operai, sindacalisti, militanti di sinistra, comunisti. La strage “puntava a colpire un’idea di organizzazione popolare e operaia contraria al potere fascista”.
Sull’onda della marcia su Roma (ottobre 1922) il capoluogo piemontese è stato una delle città in cui il fascismo ha operato con durezza e violenza fin dal suo sorgere. Il 17 dicembre arrivarono a Torino molti gruppi di camicie nere provenienti da tutto il Nord Italia. Uno di questi la sera stessa aggredì un tranviere comunista, che nel tentativo di sfuggire all’assalto, uccise due fascisti. La rappresaglia scattò il 18 dicembre 1922.
Ebbe inizio con l’arrivo di una cinquantina di squadristi capitanate dal federale Pietro Brandimarte, all’interno della Camera del Lavoro di Torino, in corso Galileo Ferrarsi. Seguirono le incursioni al Circolo Comunista di Borgata Nizza e al Circolo dei Ferrovieri. Le ‘visite’ presso le abitazioni di comunisti noti, sindacalisti e la violenza nelle strade proseguono senza interruzioni fino al 20 dicembre.

In piazza XVIII Dicembre (Porta Susa) i martiri della Camera del Lavoro sono stati commemorati dalla Città vicino alla lapide che li ricorda.
Presenti il sindaco Sergio Chiamparino; Bruno Segre, presidente della Federazione provinciale torinese dell’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) insieme alle altre autorità cittadine.

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