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Nov 18


Si è tenuta nella mattina del 18 novembre la commemorazione dei caduti nella seconda guerra mondiale di Cefalonia e Corfù della divisione “Acqui” al monumento a loro dedicato in corso Francesco Ferrucci.
Furono circa 16 mila gli uomini che nelle isole greche combatterono contro l’oppressione tedesca, molti di loro furono fatti prigionieri di guerra e deportati nei campi di concentramento di Russia, Polonia e Germania, destinati ai lavori più duri.
Dopo l’8 settembre 1943, giorno che ha sancito la fine delle ostilità tra Italia e anglo-americani, i militari italiani non si arresero ai tentativi di disarmo da parte dei tedeschi e la divisione di montagna “Acqui” contò diverse perdite, fino ad arrivare alla deportazione dei superstiti.
Giuseppe Ansaldi, reduce dell’eccidio della “Acqui”, ha ripercorso gli avvenimenti che ha vissuto in prima persona non solo nelle isole greche ma anche durante il tempo di internamento che l’ha portato prima in Russia, poi in Polonia ed infine in India, fino a tornare verso la Germania e da lì verso l’Italia come uomo libero, in un viaggio che è durato 77 giorni.
In rappresentanza della Città di Torino è intervenuto il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Maria Ferraris che, dopo aver insignito Ansaldi di una medaglia d’oro, ha sottolineato l’onore dei soldati che alla giovane età di 19 anni combattevano in difesa della Patria con grande valore. Ferraris ha inoltre voluto ricordare la gravità di ogni guerra, sia essa fatta per difesa o per attacco.

[fonte: CittAgorà]

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Mar 11



Mario Soldati torna all’attenzione della cronaca.
L’11 marzo non erano in pochi ai Murazzi per vedere lo scoprimento della targa in onore del celebre intellettuale torinese, scomparso nel 1999. Posta su iniziativa del centro Pannunzio (del quale Soldati fu anche presidente), la targa ricorda un vero e proprio atto di eroismo ormai dimenticato.
Il testo iscritto, approvato a suo tempo dalla Commissione Toponomastica del Comune di Torino, ricorda il fatto: “Qui il 17 marzo 1922 un giovanissimo Mario Soldati (1906 – 1922) esempio di coraggio ed altruismo ai giovani di ogni tempo trasse in salvo dalle acque del fiume Po un coetaneo in pericolo di vita meritando la medaglia d’argento al merito civile”.
La vicenda, ormai dimenticata, all’epoca fece scalpore. Nel marzo del ’22, all’età di 15 anni Soldati salvò dalle acque gelide del Po (all’altezza dei Murazzi) il coetaneo Lello Richelmy che stava per annegare.
Il salvato apparteneva a una famiglia importante in città: Lello era il nipote dell’arcivescovo di Torino e fratello del futuro poeta e giornalista Tino Richelmy.
Pochi mesi dopo, fu conferita a Soldati la medaglia d’argento al valor civile. Il diploma, controfirmato dal Re, fu firmato da Paolino Taddei (ministro degli Interni del governo Facta), ed è datato 28 ottobre 1922. Il giorno della marcia fascista su Roma! Qualcuno dice sia stato l’ultimo atto dell’Italia liberale.
Oggi ai Murazzi si è rivisto anche il figlio Michele Soldati accompagnato dalla consorte. Quel gesto non lo ha mai sorpreso, Michele ricorda bene ancora oggi la generosità e l’altruismo del padre.
Sullo stesso tema l’intervento di Beppe Castronovo: “Di questi tempi il gesto generoso di quel grande torinese è un esempio per le nuove generazioni, un modello di comportamento al quale i giovani dovrebbero ispirarsi. E non sarebbe male che tutti leggessero e facessero tesoro dei concetti espressi in un libro fondamentale: ‘Avere o Essere’ di Erich Fromm.”
Il direttore del centro Pannunzio, Pier Franco Quaglieni, ha posto l’accento sui troppi individualismi della società contemporanea. Ha ricordato il 18 luglio del 1997. In quella nefasta data Abdellah Doumi, un marocchino di 26 anni, cadde nell’acqua del Po davanti ai Murazzi durante una rissa. Ma non fu salvato, anzi. Venne bersagliato con bottiglie, oggetti contundenti. Qualcuno gli gettò pure un’aspirapolvere. Un linciaggio. Abdellah Doumi annegò.
“Quando Doumi morì – ha detto Quaglieni – ci venne l’idea di ricordare l’eroismo di Soldati. E siamo felici che oggi l’iniziativa sia andata a buon fine.”

[fonte foto e testo: CittAgorà]

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