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Mag 25


La GAM di Torino è felice di presentare nelle sale della Wunderkammer I Maestri Serie Oro di Flavio Favelli, a cura di Elena Volpato.

Il progetto è vincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

L’esposizione presenta un’unica opera composta dai 278 fascicoli monografici della nota serie I Maestri del Colore della Fratelli Fabbri Editori, uscita nelle edicole italiane tra il 1963 e il 1967. Si trattò di un fenomeno culturale di prima grandezza che rivoluzionò il mercato editoriale negli anni del boom economico. I fascicoli rappresentarono per molte famiglie italiane un oggetto simbolico, una dichiarazione di appartenenza a una fascia sociale in crescita, attraversata da un desiderio di cultura e di benessere intrecciati insieme.

Flavio Favelli ha lavorato su ciascuna delle iconiche copertine, interagendo con la loro eleganza formale, con il loro equilibrio tra grafica e taglio fotografico dei particolari pittorici. Ha utilizzato una o più cartine dorate dei Ferrero Rocher per occultare i volti dei ritratti, le scene aneddotiche, le porzioni di quadri, affreschi e mosaici dove campeggia la figura umana, dove gli sguardi dipinti sembrano cercare la risposta e la complicità dello sguardo degli osservatori. Favelli riporta le riproduzioni delle grandi opere d’arte ad uno stato di impenetrabilità, quasi di chiusa sacralità: è un gesto che mescola la cura all’iconoclastia, quasi fosse necessaria una nuova ricarica del senso per delle immagini forse troppo note, persino troppo ammiccanti nella loro conquistata emblematicità.

Favelli però, se da un lato cela parti di opere dietro il bagliore dell’oro, dall’altro apre a una visione panottica lo svolgimento della storia dell’arte così come l’avventura editoriale Fabbri fu capace di raccontarla. I 278 fascicoli/collages sono esposti in tre file ad abbracciare interamente lo spazio della Wunderkammer della GAM. La disposizione accoglie il visitatore come nel perimetro di una basilica dove il susseguirsi regolare delle riproduzioni e dei nomi degli artisti, tutt’attorno, restituisce una sorta di ideale ritratto di gruppo dove ciascun ‘quadro’ rappresenta il compiersi di una diversa misura, di un diverso canone, di una diversa maniera e sensibilità.

Poter vedere tutte le copertine della serie dispiegate in un’unica sala sembra esaltare lo spirito enciclopedico cui l’impresa editoriale dei Fratelli Fabbri tese, ma la scelta di Favelli di spezzare le linee del disegno, di complicare la bidimensionalità della pittura, di nascondere il senso di completezza e perfezione che emana da molte di quelle opere, lascia intuire un rapporto più contrastato con la storia e il valore del passato. Esprime un’inquietudine estetica tutta contemporanea, per la quale la pienezza di senso e di forma non è mai data e ogni Maestro è allo stesso tempo riconosciuto e obliterato, oggetto di una celebrazione sincera ed insieme finta, come finta è la foglia d’oro di Favelli: luccicante, ma di carta, d’aspetto prezioso, ma prelevata da una scatola di praline.

L’opera I Maestri Serie Oro, che entra a far parte delle collezioni del museo, rappresenta un nuovo sviluppo del lavoro di Favelli che negli ultimi anni ha più volte indagato il tema dell’oro sotto molteplici forme, rispecchiando il proprio animo nella lucentezza opaca e cieca di questo materiale che è andato prelevando da latte di biscotti, da fondi di specchi, da cartelli pubblicitari di gelati: una lucentezza pervasiva, da Eldorado, in cui la nostra cultura si specchia alla ricerca di un bagliore di cui ammantarsi proprio mentre si va offuscando.

Maggiori informazioni sul sito della GAM 

Mag 25


L’opera di Pelagio Palagi più conosciuta dai torinesi è probabilmente il complesso statuario situato di fronte al Municipio, in Piazza Palazzo di Città, che commemora la vittoria di Amedeo VI di Savoia, il cosiddetto Conte Verde, in una battaglia contro i turchi. I suoi lavori più importanti, tuttavia, furono l’ampliamento del Castello di Racconigi e le opere di ammodernamento del Palazzo Reale di Torino e di quello di Pollenzo, su commissione di Carlo Alberto di Savoia.

A Torino l’artista ha trascorso una parte importante della sua vita, ma a legarlo per sempre alla città è stata la morte.

Inumato al Cimitero Monumentale, della sua sepoltura si erano perse le tracce. E’ stata una casualità a permetterne il rinvenimento: la richiesta di informazioni sulla tomba della famiglia Solei, fornitori di tessuti per le residenze reali di casa Savoia, pervenuta agli uffici di AFC nell’ambito di una ricerca sulle manifatture torinesi. Si è potuto così accertare che oltre ai membri della famiglia Solei vi era sepolto anche Pelagio Palagi.

L’eclettico artista, nel lungo periodo in cui fu al servizio dei Savoia, lavorò a stretto contatto con i membri della famiglia Solei e doveva aver intrecciato con loro un forte rapporto di amicizia, al punto che alla sua morte, avvenuta a 84 anni, questi fecero conservare le sue spoglie nella tomba di famiglia.

Emergono così dettagli delle vite di artisti illustri che arricchiscono le loro biografie e che altrimenti sarebbero rimasti, è il caso di dirlo, sepolti.

Scoperte di questo tipo non sono inconsuete. Il cimitero monumentale cela ancora molti misteri, poiché ad oggi non esiste una mappatura completa delle sepolture. Soltanto recentemente la Soprintendenza ai Beni Culturali ha avviato un progetto, coinvolgendo i tirocinanti dell’Università e del Politecnico di Torino, che dovrebbe portare entro il 2024 alla schedatura di tutte le tombe del Cimitero Monumentale e alla digitalizzazione di materiali informativi e fotografici, con lo scopo di costituire un archivio a uso degli studiosi.

Il Cimitero Monumentale di Torino è ormai da diversi anni oggetto di apposite visite guidate. Sul sito www.cimiteritorino.it è possibile trovare tutte le informazioni per la visita alle tombe artistiche e a quelle di personaggi famosi. Tra questi, Vincenzo Gioberti, Massimo d’Azeglio, Primo Levi, Edmondo De Amicis, Galileo Ferraris, Rita Levi-Montalcini, Cesare Lombroso, Erminio Macario, Fred Buscaglione.

Insomma, se qualcuno ancora si tiene scaramanticamente alla larga dai cimiteri, sempre più persone, dai ricercatori ai turisti, si stanno interessando all’importante patrimonio artistico e storico che custodiscono.

[Fonte: TorinoClick]