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Ott 04


Creare musica utilizzando come strumento il vetro, componendo i suoni rubati da una fornace di Murano (Venezia). Da qui nasce il progetto Glasstress (Musica Di Vetro), un’esperienza musicale realizzata da due grandi “artigiani del suono”: Max Casacci (produttore, compositore e fondatore dei Subsonica) & Daniele Mana (musicista e produttore elettronico di culto conosciuto con lo pseudonimo Vaghe Stelle), in arte MCDM.

La performance si è svolta martedì 4 ottobre a Palazzo Madama nella cosiddetta Camera di Vetro, la sala al secondo piano del museo che custodisce una delle più importanti raccolte al mondo di oggetti in vetro, dall’antica Roma al Rinascimento, dal Barocco all’Ottocento.

Tre “prime” assolute per questo luogo carico di fascino e di storia: prima performance live nella Camera di Vetro, primo concerto di musica elettronica a Palazzo Madama, nonché prima esibizione in un museo del duo MCDM.

Glasstress (Musica Di Vetro) di MCDM è un lavoro di ricerca sonora e sensoriale realizzato da Max Casacci e Daniele Mana in una Fornace di Murano (il progetto nasce da un’intuizione di Adriano Berengo, del prestigioso Studio Berengo di Murano, ideatore della mostra d’arte contemporanea Glasstress che dal 2009 è un evento collaterale della Biennale di Venezia) e poi confluito in un progetto discografico che ha ricevuto consensi in Italia e all’estero, tra cui l’apprezzamento del grande musicista e produttore musicale Pharrell Williams che ha concesso, dopo aver ascoltato le tracce dell’album, l’utilizzo di un’opera in vetro della sua collezione per la copertina del singolo Like A Glass Angel.

Il progetto Glasstress (Musica Di Vetro) di MCDM (Max Casacci & Daniele Mana) è il risultato di un sofisticato incastro di rumori e sensazioni, tra congegni, utensili e i tintinnii del vetro. Un ritratto autentico e lucido sulla nascita di un materiale vivo, fragile e resistente allo stesso tempo, che trova oggi, in occasione dell’evento a Palazzo Madama, la sua perfetta ambientazione nella Camera di Vetro. Una sala tematica – curata dal conservatore del museo Simonetta Castronovo e riaperta al pubblico il 19 marzo dopo un integrale lavoro di riallestimento finanziato da Rotary Club Torino con un contributo di 55.000 euro – che, attraverso l’esposizione di oltre 200 preziose opere in vetro soffiato, dipinto e dorato, si presenta oggi al pubblico come una moderna Wunderkammer.

“L’idea di realizzare la performance musicale Glasstress nella Camera dei Vetri – precisa il Direttore di Palazzo Madama Guido Curto – va nella direzione di dar voce alle opere d’arte che, troppe volte, ammiriamo in una condizione d’imbarazzante e algido silenzio. Già nel mese di agosto abbiamo sonorizzato con canti gregoriani la sala che ospita il coro dell’Abbazia di Staffarda. In futuro ci piacerebbe animare la splendida Camera di Vetro e il museo con altre colonne sonore. Un modo anche questo per avvicinare maggiormente i giovani a Palazzo Madama”.

I due eventi live di Max Casacci & Daniele Mana a Palazzo Madama sono stati  accompagnati da un vj-set a cura del regista torinese Gabriele Ottino che, durante la performance sonora, ha proiettato sulle pareti della sala immagini e dettagli degli incredibili oggetti in vetro e smalto custoditi in museo. Dalle ampolle e balsamari prodotti in Siria e Egitto nei primi secoli del Cristianesimo ai caleidoscopici vasi realizzati nelle vetrerie di Murano alla fine dell’Ottocento.

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Mar 17


A partire dal 19 marzo 2016 Palazzo Madama presenta al pubblico la Camera di Vetro, la nuova sala per le arti decorative al secondo piano del museo, interamente progettata e realizzata grazie al generoso contributo di Rotary Club Torino, sponsor unico del nuovo allestimento.
Il progetto ha visto coinvolti, accanto allo staff del museo, lo studio “Officina delle Idee” e il Rotary Club Torino, che ha seguito con costanza e in prima persona lo sviluppo dei lavori.
La nuova sala è il risultato di un attento studio di progettazione e riallestimento di “Sala Vetri e Avori”, spazio del museo storicamente dedicato all’esposizione della raccolta di oreficerie medievali, bronzetti rinascimentali, smalti, vetri soffiati, avori intagliati e della straordinaria collezione di vetri dipinti e vetri a oro graffiti.
Il nuovo progetto ha permesso di trasformare questa sala da galleria espositiva di tante tipologie tecniche differenti a sala tematica dedicata essenzialmente al vetro, presentato in tutte le sue declinazioni.
L’allestimento, che ha raccolto suggestioni dalle gallerie del vetro del Museo del Vetro di Murano, del Musée des Arts decoratifs di Parigi e del Victoria and Albert Museum di Londra, racconta la storia di questo materiale così versatile attraverso le opere, la presentazione dei componenti e degli strumenti impiegati dall’antichità a oggi per la sua fabbricazione. Il risultato è una vera e propria Wunderkammer del vetro, un luogo scintillante e carico di suggestioni.
Il progetto ha comportato un intervento di rifunzionalizzazione delle originali vetrine in radica di noce del 1933 – volute appositamente per questa sala dall’allora direttore Vittorio Viale – e un innovativo studio dei piani di appoggio, dell’apparato illuminotecnico e della grafica, completamente rinnovata e arricchita da nuovi apparati narrativi che contribuiscono ad accentuare l’aspetto emotivo e educativo della visita.
Molti i capolavori presenti nel percorso appartenenti alla collezione di vetri dipinti e dorati del museo, che attualmente costituisce la più ricca raccolta in Italia e una delle più importanti al mondo per valore storico e artistico. Donata al museo da Emanuele Taparelli d’Azeglio – grande collezionista di arti decorative e direttore del Museo Civico di Torino fino al 1890 – questa collezione conta oggi 190 esemplari dal XIII al XVIII secolo.
Il progetto ha consentito anche la riscoperta e l’inserimento in sala di due opere eccezionali, entrambe assolute novità, a deposito da più di 30 anni e restaurate appositamente per il nuovo allestimento.
Innanzitutto il Reliquiario-acquasantino della seconda metà del XVII secolo, un pezzo rarissimo acquistato dal museo nel 1881 per volere del direttore Emanuele d’Azeglio e poi subito inviato a Murano, presso la Compagnia Venezia Murano, per essere restaurato. L’opera presenta un tipo di decoro, con boquets di fiori colorati in vetro, documentato nel Seicento a Venezia soprattutto per le cornici di grandi specchiere ma difficilmente presente in arredi sacri e reliquiari di questa tipologia.
Il nuovo allestimento è inoltre impreziosito dallo spettacolare Lampadario che domina il centro della sala. Acquistato da Città di Torino nel 1928, appartiene alla tipologia del celebre lampadario ideato da Giuseppe Briati per Ca’ Rezzonico a Venezia intorno al 1750, nato come risposta veneziana ai lampadari boemi a pendagli sfaccettati. L’esemplare esposto a Palazzo Madama – a 16 bracci e 24 luci – presenta una moltitudine di fiori, foglie e campane in cristallo senza policromia, con la particolarità di avere tutti i bracci metallici interamente rivestiti da elementi tubolari in cristallo disposti a catena, che nascondono la struttura metallica sottostante e contribuiscono ulteriormente all’effetto spettacolare dell’insieme.

[fonte: Palazzo Madama]

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