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Apr 04


Al Sacrario del Martinetto, uno dei luoghi simbolo della memoria della resistenza cittadina, si è svolta la cerimonia in ricordo degli otto componenti del primo Comitato militare regionale piemontese: Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti. Gli otto fucilati furono arrestati il 31 marzo del 1944 nei pressi del Duomo e all’interno della basilica. Il Comitato, creato sul finire del 1943 dal CLN regionale piemontese, fu quasi decimato. Alla celebrazione erano presenti i familiari delle vittime, le autorità civili e militari, le delegazioni delle associazioni ex combattentistiche e della Resistenza. Il Sindaco di Torino, Piero Fassino, ha tenuto l’orazione ufficiale.

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Apr 02


Nel ringraziare i famigliari dei martiri del Pian del Lot, le autorità, i rappresentanti di tutte le associazioni che raccolgono le testimonianze della Liberazione e gli studenti presenti alla cerimonia, il sindaco Piero Fassino ha ricordato che “il sacrificio degli eroi della Resistenza ha consentito al nostro Paese di essere libero, agli italiani di vivere in democrazia, in uno Stato dove la solidarietà, la giustizia sociale sono valori fondanti della nostra Costituzione. Abbiamo il dovere di fare modo che questi valori continuino a presiedere e a ispirare la vita delle nostre società. Ma, ancora nel mondo ci sono conflitti le cui soluzioni purtroppo si pensa debbano passare attraverso le armi, anziché risolversi con gli strumenti della ragione, delle parole. Essere qui, dunque, ha il significato di esternare un impegno affinché i valori di democrazia, di solidarietà e di giustizia vivano nei comportamenti collettivi della nostra società ogni giorno, e che la convivenza civile nel nostro Paese, come quella nel mondo, sia fondata sull’affermazione di questi valori. Abbiamo il dovere di trasmettere memoria alle nuove generazioni, perché soltanto trasmettendo memoria possiamo evitare che ciò che è accaduto non abbia a ripetersi. Ai giovani martiri del Pian del Lot ci rivolgiamo oggi come sempre con un sentimento di gratitudine”.

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Mag 07


E’ stato celebrato oggi l’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, liberazione avvenuta il 5 maggio 1945 quando le truppe americane liberavano i prigionieri del campo di sterminio.

Si sono svolte diverse celebrazioni per ricordare la ricorrenza. Al Cimitero Monumentale si è reso omaggio ai Caduti al Campo della Gloria.
In Sala Rossa a Palazzo Civico cerimonia con interventi di autorità e partecipazione commossa di studenti. A Mafalda, Marcello e Cecilia, allievi della terza B della Media Meucci, è toccato il compito di leggere le pagine più toccanti di ‘Codice Sirio’(Ramolfo editrice, Carrù, 2003). Si tratta delle testimonianze dirette del lager di Ferruccio Maruffi, classe1924, che conobbe la crudeltà di quel campo austriaco dal marzo ’44, quando vi fu imprigionato, fino al giorno della liberazione da parte delle truppe americane. Maruffi presiede in Piemonte la sezione dell’Aned, l’associazione degli ex deportati e non passa giorno che non si spenda per sottolineare l’importanza del ricordo, perché quello che ha vissuto sessantotto anni fa non avvenga ‘mai più’.
A proposito della dimenticanza e dell’oblio, “la peggiore nemica della tragedia dell’Olocausto”, Silvio Magliano, vicepresidente del Consiglio comunale, ha citato Simon Wiesenthal, il cacciatore di nazisti che assicurò alla giustizia, fino alla scomparsa nel 2005, tanti responsabili del genocidio. Ecco spiegata l’importanza di manifestazioni come quella di oggi, che mantengono vivo il ricordo degli orrori dei campi di sterminio, alimentano gli anticorpi contro i germi della violenza, contro la rimozione e il revisionismo.
A Mauthausen vennero deportati in 200mila. Uomini, donne, anziani e bambini di differenti nazionalità: oppositori politici, persone perseguitate per motivi religiosi, omosessuali, ebrei, zingari, prigionieri di guerra e anche detenuti comuni. La metà di essi fu uccisa, o morì a causa delle inumane condizioni di vita e di lavoro. Su quella collina dell’Oberdonau, sopra la piccola cittadina di Mauthausen, in Alta Austria, i deportati conobbero il martirio della prigionia, l’orrore dei forni crematori, la morte con il lavoro, nelle camere a gas e negli altri molteplici modi violenti.
“Auschwitz, Birkenau, Bergen-Belsen, Dachau, Ravensbrück insieme a Mathausen, sono alcuni dei diversi luoghi che evocano nella memoria collettiva il dolore universale per le generazioni intere del Novecento spazzate via dalla follia del nazismo – ha spiegato il sindaco Piero Fassino, pronunciando un discorso accorato. – Trasmettere conoscenza di quei fatti è non solo il doveroso omaggio a milioni di esseri umani – donne, uomini, bambini, anziani deboli e indifesi – vittime innocenti dell’agghiacciante volontà nazista di annientare il popolo ebraico, ma impegno per impedire che l’umanità possa tornare a conoscere quell’orrore aberrante”.
“Quel che è avvenuto non deve accadere mai più. La conoscenza aiuta a essere pronti a estirpare i primi segni dell’ antisemitismo, del razzismo, dell’intolleranza e della xenofobia. E’ necessario un impegno quotidiano, costante e continuo a fermarne la mano”- ha concluso il sindaco.

Nel pomeriggio alla stazione Porta Nuova, Marta Levi in rappresentanza della Città insieme a Roberto Placido e Ferruccio Maruffi hanno posto una corona sotto la targa che ricorda la partenza dei deportati politici per i campi di sterminio nazisti.

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