E’ stato celebrato oggi l’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, liberazione avvenuta il 5 maggio 1945 quando le truppe americane liberavano i prigionieri del campo di sterminio.
Si sono svolte diverse celebrazioni per ricordare la ricorrenza. Al Cimitero Monumentale si è reso omaggio ai Caduti al Campo della Gloria.
In Sala Rossa a Palazzo Civico cerimonia con interventi di autorità e partecipazione commossa di studenti. A Mafalda, Marcello e Cecilia, allievi della terza B della Media Meucci, è toccato il compito di leggere le pagine più toccanti di ‘Codice Sirio’(Ramolfo editrice, Carrù, 2003). Si tratta delle testimonianze dirette del lager di Ferruccio Maruffi, classe1924, che conobbe la crudeltà di quel campo austriaco dal marzo ’44, quando vi fu imprigionato, fino al giorno della liberazione da parte delle truppe americane. Maruffi presiede in Piemonte la sezione dell’Aned, l’associazione degli ex deportati e non passa giorno che non si spenda per sottolineare l’importanza del ricordo, perché quello che ha vissuto sessantotto anni fa non avvenga ‘mai più’.
A proposito della dimenticanza e dell’oblio, “la peggiore nemica della tragedia dell’Olocausto”, Silvio Magliano, vicepresidente del Consiglio comunale, ha citato Simon Wiesenthal, il cacciatore di nazisti che assicurò alla giustizia, fino alla scomparsa nel 2005, tanti responsabili del genocidio. Ecco spiegata l’importanza di manifestazioni come quella di oggi, che mantengono vivo il ricordo degli orrori dei campi di sterminio, alimentano gli anticorpi contro i germi della violenza, contro la rimozione e il revisionismo.
A Mauthausen vennero deportati in 200mila. Uomini, donne, anziani e bambini di differenti nazionalità: oppositori politici, persone perseguitate per motivi religiosi, omosessuali, ebrei, zingari, prigionieri di guerra e anche detenuti comuni. La metà di essi fu uccisa, o morì a causa delle inumane condizioni di vita e di lavoro. Su quella collina dell’Oberdonau, sopra la piccola cittadina di Mauthausen, in Alta Austria, i deportati conobbero il martirio della prigionia, l’orrore dei forni crematori, la morte con il lavoro, nelle camere a gas e negli altri molteplici modi violenti.
“Auschwitz, Birkenau, Bergen-Belsen, Dachau, Ravensbrück insieme a Mathausen, sono alcuni dei diversi luoghi che evocano nella memoria collettiva il dolore universale per le generazioni intere del Novecento spazzate via dalla follia del nazismo – ha spiegato il sindaco Piero Fassino, pronunciando un discorso accorato. – Trasmettere conoscenza di quei fatti è non solo il doveroso omaggio a milioni di esseri umani – donne, uomini, bambini, anziani deboli e indifesi – vittime innocenti dell’agghiacciante volontà nazista di annientare il popolo ebraico, ma impegno per impedire che l’umanità possa tornare a conoscere quell’orrore aberrante”.
“Quel che è avvenuto non deve accadere mai più. La conoscenza aiuta a essere pronti a estirpare i primi segni dell’ antisemitismo, del razzismo, dell’intolleranza e della xenofobia. E’ necessario un impegno quotidiano, costante e continuo a fermarne la mano”- ha concluso il sindaco.
Nel pomeriggio alla stazione Porta Nuova, Marta Levi in rappresentanza della Città insieme a Roberto Placido e Ferruccio Maruffi hanno posto una corona sotto la targa che ricorda la partenza dei deportati politici per i campi di sterminio nazisti.