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Mar 23


Ventitre marzo, stazione Porta Nuova, binario 17. Da qui partivano i convogli dei deportati verso i campi di concentramento e di sterminio, luoghi riportati alla memoria dai molti cartelli alzati da ragazzini, giovani e nonni che hanno partecipato alla Marcia in ricordo di Emanuele Artom, uno dei simboli di quella Torino che non volle piegarsi al nazifascismo.
Era il 25 marzo 1944: dopo l’arresto, nel corso di un rastrellamento, Artom fu additato in quanto “ebreo” da un fascista a cui aveva salvato la vita. Emanuele, giovane partigiano, morì dopo atroci torture, nelle carceri Nuove il 6 aprile. La sua salma non fu mai ritrovata. La cerimonia è stata promossa dalle Comunità ebraica e di Sant’Egidio e dalla Città di Torino

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Gen 26


Venerdì 26 Gennaio 2018 partendo dalla Stazione di Porta Nuova Binario 17, sito di fronte alla lapide dell’ANED, si è svolta una fiaccolata che ha portato autorità, reduci, ex combattenti e centinaia di studenti delle scuole superiori fino alle celle dei condannati a morte del carcere “Le Nuove” di Torino.
Quest’anno ricorrono l’Ottantesimo Anniversario delle leggi razziali (R.D.L. 17-11-1938, n. 1728) e il Settantesimo Anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione Italiana (1° Gennaio 1948). Due ricorrenze contrapposte: la prima rimanda all’annientamento dell’essere umano e alla Shoah, la seconda afferma il rispetto della pari dignità di ogni cittadino senza alcuna distinzione (art. 3).
Considerate le tragedie individuali, familiari, nazionali e mondiali dell’ultima Guerra Mondiale (1939-45), in particolare le indicibili sofferenze nei campi di concentramento e di sterminio nazi-fascisti, l’Associazione Onlus “Nessun uomo è un’isola” intende dare voce a tutti i deportati italiani, ebrei e stranieri, specialmente alle donne e agli uomini, di cui non è rimasta traccia scritta della prigionia patita nel carcere “Le Nuove” sotto il Comando delle SS naziste. Di questi non è possibile precisare nemmeno il numero, fatta eccezione per le 138 detenute Israelite ricordate da Suor Giuseppina nella sua relazione, inviata il 26 Febbraio 1946 al cardinale Maurilio Fossati, sull’occupazione germanica del carcere “Le Nuove“ nel 1943-45. Va precisato che alcuni registri di matricola del carcere “Le Nuove” durante la Guerra di Liberazione, riportano nomi di prigionieri, politici e non, che furono deportati in Germania. Molti erano operai, artigiani; altri erano studenti, impiegati, laureati, militari, professionisti. Quasi tutti erano coniugati con figli. Tanti persero la vita, lasciando la famiglia priva di qualsiasi sostegno materiale e morale.
Gli ignoti e i dimenticati dagli altri sono inclusi nella memoria collettiva.
A noi oggi, comprendendo meglio la loro esistenza sacrificata per il bene comune, è rivolto l’invito a togliere gli ostacoli situazionali che limitano la libertà e l’uguaglianza fra gli individui e i popoli.
A noi oggi, eredi del loro patrimonio di umanità, spetta di scegliere il rispetto della pari dignità di ogni cittadino.
Lo scopo della ricorrenza istituzionale della Giornata della Memoria 2018 è testimoniato dall’Associazione Onlus “Nessun uomo è un’isola”, che gestisce il Museo del carcere “Le Nuove” di Torino, con la tradizionale fiaccolata per corso Vittorio Emanuele II.

[fonte: museolenuove.it]

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Gen 18


Giovedì 18 gennaio 2018 sono state posate 8 nuove Pietre d’inciampo (Stolpersteine).
Le installazioni dell’artista tedesco Gunter Demnig sul territorio cittadino, realizzate per ricordare le vittime della deportazione nazista e fascista, arrivano così a 93.

Il progetto è il primo monumento europeo realizzato dal basso per ricordare le singole vittime della deportazione nazista e fascista. Un monumento che marca il territorio con un unico segno universale, diventando parte integrante dell’arredo urbano. L’artista produce piccole targhe di ottone poste su cubetti della dimensione dei porfidi delle pavimentazioni stradali, che sono poi incastonati nel selciato davanti all’ultima abitazione scelta liberamente dalla vittima. Ogni targa riporta la dicitura “Qui abitava…”: il nome della vittima, la data e il luogo di nascita e quello della morte o della scomparsa. Ogni pietra rappresenta un eccezionale marcatore del territorio con una doppia valenza di conservazione e restituzione alla collettività della memoria storica. Ogni posa è un rito che l’artista compie inginocchiandosi e lucidando la pietra prima di installarla

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