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Nov 14


“Doppio Sogno” è il titolo scelto per il percorso tra scultura e pittura che inaugurato il 14 novembre con la prima parte dedicata alla scultura negli spazi all’aperto del Polo Reale e l’11 dicembre con la seconda parte rivolta alla pittura nei nuovi spazi espositivi del Polo Reale a Palazzo Chiablese, in piazzetta Reale.
A cura di Luca Beatrice e Arnaldo Colasanti, “Doppio Sogno” è una mostra che indaga immagini contrapposte e complementari attraverso linguaggi e simboli in relazione e opposizione: pittura e scultura, interno ed esterno, modernità e reminiscenza del classico, realismo e onirico, figurazione e contemporaneità, immagine e parola scritta.
Dal 14 novembre al 9 marzo 2014, la prima parte del percorso si presenta come una passeggiata all’aperto tra sculture monumentali o di grandi dimensioni, installate negli spazi del Polo Reale.
Il percorso tracciato dalle opere permette di conoscere e scoprire il Polo in tutte le sue componenti. Dalle figure femminili interpretate da Francesco Messina, Giuliano Vangi e Giuseppe Bergomi, allestite rispettivamente nel Cortile di Palazzo Chiablese, nella Sala degli Svizzeri di Palazzo Reale e nel Cortile di Palazzo Reale, si passa a soggetti d’ispirazione mitologica come il Teseo Screpolato di Mitoraj e l’Ulisse di Manzù, o ancora a temi biblici rappresentati da Fuga da Sodoma di Antonietta Raphaël Mafai. Monumentali le opere di Giuseppe Maraniello e Marino Marini, le sculture di Augusto Perez – Crepuscolo e Crocifisso di Apollo del Belvedere – e le Black Hands di Patrizia Maïmouna Guerresi, collocate in Piazzetta Reale. Rivelano, infine, un impianto di matrice contemporanea i soggetti scelti dal canadese Wiliam Hadd McElcheran, con l’installazione Businnessman lungo lo Scalone di Palazzo Chiablese. Velasco Vitali presenta il Branco, allestito nell’area del Teatro Romano del Museo Archeologico, mentre un assemblaggio di strumenti a fiato è proposto nell’opera di Arman, Flon Flon, 1990 disposto lungo i portici di Palazzo Reale.
Un’esposizione en plen air, Doppio Sogno, che accompagnerà il pubblico torinese e non solo, nel cuore della città, in una promenade tra le opere di alcuni dei principali protagonisti della scultura del ‘900, nazionale e internazionale.
La seconda parte della mostra, dall’11 dicembre al 9 marzo 2014, inaugura invece i nuovi spazi espositivi di Palazzo Chiablese (ingresso da Piazzetta Reale). Circa 1.000 mq che un tempo ospitavano la collezione e la biblioteca dell’ex Museo del Cinema, saranno dedicati a servizi e mostre.

Artisti in mostra e rispettive opere:

Arman, Flon Flon, 1990
Giuseppe Bergomi, Cronografia di un corpo, 2012
Patrizia Maïmouna Guerresi, Light Signs, 2000
Antonietta Raphaël Mafai, Fuga da Sodoma, 1935/1968
Giacomo Manzu’, Ulisse, 1983/1990
Giuseppe Maraniello, Il gatto dorme rotondo, 2009
Marino Marini, Grande cavallo e cavaliere, 1956/1957
Wiliam Hadd McElcheran, Businessman, 2013 (installazione site specific di più elementi)
Francesco Messina, Lady McBeth, 1980/1992
Igor Mitoraj, Teseo Screpolato, 2011
Augusto Perez, Crocifissione Apollo del Belvedere, 1974 e Crepuscolo, 1984
Giuliano Vangi, Ragazza con le trecce, 1995
Velasco Vitali, Branco, 2005/2013

Collocazioni opere:
Piazzetta Reale: Giuseppe Maraniello, Marino Marini, Igor Mitoraj, Antonietta Raphaël Mafai, Patrizia Maïmouna Guerresi, Augusto Perez
Palazzo Reale – Salone degli Svizzeri:Giuliano Vangi
Cortile e Portico Palazzo Reale: Arman, Giuseppe Bergomi, Giacomo Manzù
Cortile Palazzo Chiablese: Francesco Messina
Scalone di Palazzo Chiablese: Wiliam Hadd McElcheran
Area del Teatro Romano del Museo Archeologico: Velasco Vitali

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Gen 23


La mostra propone un itinerario attraverso il patrimonio storico-culturale dell’Albania dalla preistoria al XVII secolo e consente di riscoprire le componenti europee di alcune delle civiltà formatesi sulla costa orientale del mare Adriatico.

Le 150 opere raccolte nella mostra, organizzata per il centenario dell’indipendenza dell’Albania, raccontano la millenaria vicenda della sedimentazione e della trasformazione della cultura di un popolo che affonda le sue radici nell’età preistorica per poi aprirsi alle influenze greco-ellenistiche, a quelle della Roma imperiale e, nel medioevo, accogliere i segni della civiltà dei comuni italiani, fino all’ingresso nell’orbita dell’impero ottomano.

Le tracce di questa lunga trama storica sono documentate da reperti archeologici di uso comune (vasellame, scultura, bronzi, gioielli) e da oggetti di culto (tra cui uno splendente nucleo di icone) che vanno dal neolitico al XVIII secolo della nostra era e che consentono di ripercorrere idealmente anche i comuni destini dei popoli insediati sull’altra sponda dell’Adriatico, in quella penisola che oggi si chiama Italia.

Se la mostra rappresenta, da un lato, un’occasione per riscoprire le radici europee dell’Albania, dall’altro intende delineare l’antico e profondo rapporto con l’Italia, che da secoli dialoga e collabora con l’Albania e ne accoglie le comunità in diaspora.

Il percorso espositivo, organizzato cronologicamente e curato dal prof. Apollon Baçe, Direttore dell’Istituto dei Monumenti della Repubblica d’Albania, prende avvio dalla preistoria, con oggetti in ceramica, gioielli, armi, statue dell’Antico Neolitico, dell’età del bronzo, dell’età del ferro e del periodo arcaico; vasi, manufatti, statue, ritratti, monete, stele istoriate illustrano l’Antichità, dal periodo ellenistico e romano, sino ad arrivare all’Alto Medioevo. Gran parte di questo tesoro è stato portato alla luce grazie all’opera di ricerca e scavo di archeologi albanesi ed europei, tra cui anche alcuni italiani, come Luigi Ugolini.

Il percorso giunge infine all’epoca bizantina presentando al pubblico una selezione di oggetti della liturgia bizantina, molti dei quali esposti per la prima volta in Italia e realizzati tra il XII e il XVIII secolo: pur nella fissità dei modelli figurativi, le icone presenti in mostra illustrano la ricezione della pittura italiana del Trecento e le trasformazioni apportate dal maestro Onufri e dalla sua scuola, confermando l’estrema permeabilità della cultura albanese.

Maggiori informazioni sul sito di Palazzo Madama

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Ott 17


Alla morte dell’impressionista francese Edgar Degas, nel 1917, furono ritrovate nella sua bottega 150 sculture di cera o di terra. Quando l’artista era ancora vivo, erano quasi sconosciute al grande pubblico, a eccezione della Ballerina di 14 anni, presentata all’esposizione impressionista del 1881. Esposta in una vetrina come un esemplare da museo, questa scultura si potrà ammirare insieme ad altre 79 opere nella mostra ‘Degas – Capolavori dal Musèe d’Orsay’, a cura di Xavier Rey, che apre i battenti domani alla Promotrice di Belle Arti di Torino e sarà aperta fino al 27 gennaio 2013. Pur essendo tra i protagonisti della stagione artistica impressionista della seconda metà dell’Ottocento, Degas ha una posizione del tutto autonoma all’interno del movimento. “Lavorando al fianco di realtà come il prestigioso Musée D’Orsay e il gruppo editoriale Skira, con la Fondazione Torino Musei – ha voluto specificare stamattina il Sindaco Piero Fassino – pur in presenza di minori risorse economiche, sapremo conservare le nostre eccellenze e rilanciare nuove offerte culturali, confermando Torino al centro dei grandi eventi dell’arte. L’esposizione rafforza i rapporti culturali tra Italia e Francia, due Paesi che sono stati fondamentali per la formazione del talentuoso artista. Gli ottanta capolavori, tutti di altissimo livello, esposti per più di tre mesi al Valentino, saranno una splendida occasione per i torinesi, i turisti italiani e stranieri e chiunque verrà in città ad ammirarli, per ripercorrere e analizzare il tocco artistico di uno dei principali protagonisti della pittura e scultura francese”. La pittura di Deagas trascura l’immediatezza degli amici impressionisti basata sulle sensazioni visive mentre coglie magistralmente l’essenza di un momento. In mostra sono visibili tutti i temi della sua produzione: dall’ambiente familiare all’esperienza italiana, dal mondo parigino degli artisti a quelli della musica e dei caffé, al paesaggio, i cavalli e le corse, alle celeberrime ballerine e al il nudo. Due straordinari ritratti aprono l’esposizione: l’Autoritratto del giovane artista (1855) e quello del nonno Hilaire de Gas (1857), il Ritratto di famiglia (La Famiglia Bellelli, 1858-1869), opera che per le sue considerevoli dimensioni (2 x 2,5 metri) raramente ha lasciato il museo parigino. Seguono i ritratti di familiari, uno spettacolare Studio di mani del 1859- 1860 e alcuni Studi di teste, olii o pastelli, copiati da grandi artisti del passato come Della Robbia e Mantegna. Per informazioni e prenotazioni: www.mostradegas.it

Vedi anche: A un passo da Degas. Le fasi dell’allestimento

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