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Mar 18


Un grande evento per la città di Torino.
Si tratta di viaggio articolato, approfondito, affascinante, suggestivo nel mondo dell’artista Tamara de Lempicka, simbolo di eleganza e trasgressione, indipendenza e modernità.
Ospitata dal 19 marzo a Torino in Palazzo Chiablese vede esposte oltre 80 opere dell’artista, in un percorso tematico che presenterà al pubblico i lavori più iconici e noti della Lempicka e al tempo stesso di conoscere nuovi aspetti della sua vita e del suo percorso artistico.
L’esposizione – che successivamente andrà all’Hungarian National Gallery di Budapest – è curata da Gioia Mori. “Diversi sono gli aspetti evidenziati in questa nuova esposizione – scrive la curatrice -, dal taglio inedito, che presenta una Lempicka più intima e segreta, con alcune sorprese ancora custodite nei “mondi” di Tamara, una mostra da esplorare come se si viaggiasse in universi paralleli”, e dove è evidenziato il rapporto con i grandi fotografi della sua epoca, e lo studio costante dell’arte del passato, creando così attraverso la commistione di “antico” e “moderno” uno stile unico e inimitabile”.
Lo sguardo ammaliante della Ragazza in verde, accoglie il visitatore entrando. Eccezionale prestito del Pompidou di Parigi, è il quadro che decreta il pieno riconoscimento ufficiale dell’artista, acquistato nel 1932 dallo Stato francese per essere esposto nella sezione polacca del rinnovato Jeu de Paume.
Il percorso si apre con la sezione I mondi di Tamara de Lempicka: un’esplorazione attraverso tutte le case in cui ha vissuto tra il 1916 e il 1980, tra l’anno del suo matrimonio a San Pietroburgo e l’anno della morte a Cuernavaca. I luoghi sono messi in relazione con la sua evoluzione artistica: dagli acquerelli del periodo russo, alla ritrattistica degli anni Venti realizzata nei suoi ateliers parigini, alle opere dipinte a Beverly Hills nella grande villa coloniale di King Vidor progettata dall’architetto Wallace Neff, a quelle degli anni Quaranta che rispecchiano gli arredamenti e il gusto della casa di New York. Questo sguardo nell’intimità delle sue stanze esplora anche i mondi culturali di riferimento, facendo emergere inediti rapporti, come quello tra il dipinto Strada nella notte e le foto di Kertész e Brassaï, che restituiscono la medesima stupefazione di questi rifugiati dall’Europa dell’Est nella città “delle luci”, per tutti loro luogo di elezione.
La seconda sezione, Madame la Baroness, Modern medievalist, prende il titolo da un articolo dei primi anni Quaranta uscito negli Stati Uniti, dove si parlava del suo virtuosismo tecnico espresso soprattutto nelle nature morte, primo genere in cui l’artista si cimenta fin dall’età adolescenziale e che raggiunge livelli eccelsi negli anni Quaranta. Tra le opere esposte, La conchiglia uno straordinario trompe-l’oeil del 1941, e alcuni dipinti dedicati alle mani, in cui la Lempicka riprende un soggetto al quale alcuni fotografi – Kertész, Kollar, Dora Maar – avevano dedicato particolare attenzione negli anni Venti-Trenta, qui messi a confronto con i quadri. La terza sezione, The Artist’s Daughter (titolo di un articolo americano del 1929), presenta quei dipinti dedicati alla figlia Kizette che le portarono i maggiori riconoscimenti: tra le opere esposte, Kizette al balcone, premiato nel 1927, e La comunicanda, premiato nel 1929, prestiti del Pompidou e del museo di Roubaix.
Donna dalla natura ambivalente, a una condotta trasgressiva coincide un’insospettabile attenzione per la pittura “devozionale”: Madonne e santi, sono i dipinti riuniti nella quarta sezione, Sacre visioni: dalla Vergine col Bambino del 1931, del Musée des Beaux-Arts di Beauvais, alla Vergine blu del 1934 di collezione privata, a un d’après della Sibilla libica, sacra figura pagana, ripresa dalla Cappella Sistina di Michelangelo, al quadro preferito dalla Lempicka, La madre superiora del museo di Nantes.
La quinta sezione, Dandy déco, racconta il costante rapporto della Lempicka con il mondo della moda, nato già nel 1921 quando faceva l’illustratrice per alcune prestigiose riviste. Qui si trovano molte delle più note icone della Lempicka, da Le confidenze del 1928, alla Sciarpa blu del 1930, allo straordinario Ritratto di Madame Perrot con calle del 1931-1932: tutti gli abiti indossati dalle modelle di queste opere sono stati identificati da Gioia Mori come desunti da vere creazioni di moda, realizzate dagli stilisti preferiti della Lempicka, da Lucien Lelong a Marcel Rochas alla Maison Blanche Lebouvier. La ricchissima sezione della moda presenta anche le foto realizzate per un’attività parallela svolta dall’artista fin dagli anni Trenta: quella d’indossatrice, immortalata dai massimi fotografi di moda, da d’Ora a Joffé a Maywald. Inoltre, la sua “cultura dell’apparenza” – che ne fa la massima espressione di dandysmo declinato al femminile dell’epoca déco – è riassunta in uno spazio allestito come una “vetrina del lusso” anni Trenta, un tripudio di cappelli firmati Descat, Schiaparelli e altri stilisti, e gioielli di Cartier, Van Cleef & Arpels, Mauboussin: ovvero, quegli “accessori” indispensabili per l’eleganza di allora, provenienti da importanti collezioni private.
Nella sesta sezione, Scandalosa Tamara, si affronta il tema della Coppia: da quella eterosessuale ripresa dal Bacio di Hayez, qui esposto in una versione ad acquerello prestata dalla Veneranda biblioteca ambrosiana di Milano, messa a confronto con un d’après della Lempicka, alle coppie lesbiche messe in relazione con alcuni documenti fotografici di Brassaï e Harlingue sui locali per sole donne dell’epoca. Campeggia in questa sezione il dipinto La prospettiva del 1923, prestito del Petit Palais di Ginevra, primo quadro apprezzato e citato dalla critica del tempo.
La settima sezione – Le visioni amorose – racconta attraverso eccezionali nudi la delicata attenzione riservata a uomini e donne da lei amati: in mostra, l’unico Nudo maschile da lei dipinto, e poi tutte le donne desiderate, con capolavori come La sottoveste rosa, La bella Rafaëla, Nudo con edifici, Nudo con vele. Per la prima volta si espone anche la principale fonte pittorica dei suoi nudi: il dipinto Venere e Amore di Pontormo, in una versione cinquecentesca di manierista fiorentino. Dalla ripresa dell’antico la Lempicka approda allo studio della moderna fotografia di nudo: gli scatti di Laure Albin Guillot e Brassaï rendono evidente la sua ricerca sulle pose e sull’illuminazione da studio fotografico.

Maggiori informazioni sul sito www.mostratamara.it

[fonte: TorinoClick]

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Dic 04


La Galleria Sabauda si presenta da questa sera in una magnifica veste, con cinquecento degli ottocento capolavori della collezione di inestimabile valore artistico e storico posseduti, nella sede di via XX Settembre, 86, a completamento del Polo Reale. Tra le opere esposte i visitatori potranno da domattina soffermarsi di fronte a capolavori di maestri italiani, fiamminghi e olandesi come Guercino, Giovan Battista Tiepolo, Rubens, Mantegna, Gentileschi, Van Dyck. Le opere sono disposte in ordine cronologico, dal Medioevo al Settecento. Inaugurata ufficialmente il 2 ottobre 1832, la galleria fu istituita da Carlo Alberto per esporre le pitture più significative e belle delle collezioni di casa Savoia. Sono 35 i milioni di euro stanziati per la realizzazione della nuova Sabauda, coperti in gran parte da fondazioni bancarie, Enti locali, Ministero dei Beni culturali e aziende private: è un momento storico per Torino perché si tratta di una delle realtà museali più significative in Italia e non solo, un fiore all’occhiello, è stato detto. L‘allestimento si snoda lungo quattro piani in un percorso ad anello, che consente al pubblico una visione anche ravvicinata delle opere. A tagliare il nastro sono intervenuti nel pomeriggio il Ministro Dario Franceschini e il sindaco Piero Fassino. E’ stata così data concretezza al grande progetto che restituisce al pubblico una delle maggiori pinacoteche pubbliche italiane e completa così il Polo Reale, complesso museale di valenza internazionale che riunisce Palazzo Reale, l’Armeria Reale, il Museo Archeologico, la Biblioteca Reale e lo spazio mostre di Palazzo Chiablese. “Concretizzando come un unicum il Polo Reale così come nell’Ottocento era stato progettato, torna oggi alla sua integrità – ha spiegato il sindaco Fassino – rafforzando il profilo della Torino città d’arte e di cultura. La cultura è un fattore ormai costitutivo della nostra città, che ruota intorno all’economia della conoscenza, incidendo sulla nostra identità “. La manica progettata da Emilio Stramucci tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, occupata sino a alcuni anni fa da uffici della Regione Piemonte, è stata così restituita all’originario smalto. Il Polo Reale, con i suoi oltre 46mila metri quadrati si presenta ora come uno tra i più grandi circuiti artistici europei, della caratura del Louvre o del Prado di Madrid. Negli spazi della Manica Nuova di via XX Settembre i visitatori potranno ammirare capolavori dell’arte italiana ed europea dal Medioevo alla modernità: “La riapertura della Sabauda completa una realtà museale tra le più ampie e significative non solo in Italia– ha sottolineato Mario Turetta, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici– Questo obiettivo è stato raggiunto grazie all’impegno convinto di soggetti diversi in sinergica collaborazione tra pubblico e privato”.

Maggiori informazioni sul sito del Polo Reale di Torino

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Ott 28


“La Città di Torino è orgogliosa di presentare questa mostra che è un’occasione straordinaria e unica per i visitatori e gli appassionati d’arte di tutto il mondo: rarissime, sino a oggi, le possibilità di godere della bellezza espressa dal genio vinciano in alcune delle sue opere mirabili, o di apprezzare altri tesori custoditi alla Biblioteca Reale di Torino – ha sottolineato il sindaco Piero Fassino durante la presentazione dell’imperdibile mostra “Leonardo e i tesori del re” aperta al pubblico dal 30 ottobre al 15 gennaio 2015 nei caveaux della Biblioteca reale di Torino -. Mecenatismo, amore per la cultura, capacità di prospettiva di molti rendono oggi possibile l’apertura di questa esposizione unica e guidata dal pensiero che ‘la cultura – per usar le parole di un grande maestro come Claudio Abbado – è un bene comune primario proprio come l’acqua… i teatri, le biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti. Una convinzione profonda, che guida le scelte della nostra Città’.

Un’esposizione di livello mondiale quella che la Biblioteca Reale ospita nei suoi spazi di piazza Castello. Lavori incredibili come l’Autoritratto, il Ritratto di fanciulla, il Codice sul volo degli uccelli e altri dieci fogli di Leonardo da Vinci, i disegni di Raffaello, Carracci, Perugino, Van Dyck, Rembrandt, Tiepolo, il Theatrum Sabaudiae, codici miniati, carte nautiche e altre opere grafiche e oggetti provenienti dalle preziose collezioni della Biblioteca – sono allestiti sia nello straordinario Salone realizzato nel 1837 dall’architetto di corte Pelagio Palagi, sia nei due spazi espositivi del piano interrato. Si tratta della Sala Leonardo – realizzata nel 1998 dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino – e del nuovo spazio espositivo che è stato inaugurato oggi e che la mostra intende valorizzare. La realizzazione del nuovo spazio è stata finanziata pariteticamente da Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Consulta. Si inquadra nel più vasto progetto del Polo Reale di Torino, promosso dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che riunisce in un unico complesso architettonico cinque musei precedentemente divisi (Palazzo Reale, Armeria Reale, Galleria Sabauda, Museo Archeologico, Biblioteca Reale), per consentire di ripercorrere l’intera storia della città e dell’Italia, dagli insediamenti romani all’Unità d’Italia. La Biblioteca Reale di Torino è il luogo della memoria del Polo Reale e della storia d’Europa; conserva 200.000 volumi, 4.500 manoscritti, 5.000 cinquecentine, 1.500 pergamene, 1.112 periodici, oltre 3.000 disegni, 187 incunaboli – testi del XVI secolo – , 400 album fotografici e carte geografiche, incisioni e stampe. La mostra, gestita da Città di Torino e Turismo Torino e Provincia, è aperta dal lunedì alla domenica dalle 9 alle 18; il costo del biglietto è di 12.00 €, ridotto a 8.00 € per i possessori della Torino+Piemonte Card, Abbonamento Musei, ragazzi dai 6 ai 12 anni. Gratuità per i disabili, gli accompagnatori, i bambini sino ai 5 anni, guide turistiche patentate (non sono previste tariffe nette per operatori, tariffe speciali per gruppi e famiglie). L’ingresso è esclusivamente su prenotazione (25 persone massimo ogni 30 minuti) acquistabile con carta di credito su www.turismotorino.org o alla Biglietteria della mostra alla Biblioteca Reale, con pagamento in contanti, pos e carte di credito, secondo disponibilità. Per maggiori informazioni è possibile chiamare in numero 011.535181 attivo dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18 o mandare una mail a biglietteria@turismotorino.org

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