âUna ferita mai rimarginata, un dramma per anni dimenticatoâ. Con queste parole il presidente del Consiglio Comunale di Torino, Fabio Versaci, ha aperto la cerimonia in Sala Rossa per il Giorno del Ricordo. Una celebrazione istituita con la legge 92 del 2004 per non dimenticare le vittime delle fobie e lâesodo di istriani, fiumani e dalmati allâindomani dei Trattati di Parigi del 1947, con cui lâItalia cedeva alla Jugoslavia la cittĂ di Fiume, il territorio di Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa, gran parte dell’Istria, del Carso triestino e goriziano e l’alta valle dell’Isonzo.
Una carneficina, quella delle foibe, dettata dallâodio, politico e ideologico, come ha sottolineato Versaci. E un esodo che ha colpito migliaia di persone (8mila quelle arrivate a Torino), per troppi anni dimenticato, come ha evidenziato Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione.
Fu uno âsterminio ideologico, sociale e politicoâ, ha spiegato Boeti. Una tragedia negata per tanto tempo nel nostro Paese, relegandola a una questione regionale. E che ci invita oggi a riflettere â ha concluso Boeti âsui confini che lâEuropa sta proponendo e sugli improponibili muri che si vogliono alzare.
Ă quindi intervenuto Antonio Vatta, presidente dellâassociazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia â sezione di Torino. Andato via da Zara a 10 anni, ha vissuto 12 anni in un campo profughi, per poi diventare un esule, âla cosa piĂš brutta del mondo: si rimane senza patria tutta la vitaâ. La patria â ha detto â è stata matrigna con noi, E ancora oggi aspettiamo un indennizzo definitivo, che penso non ci sarĂ mai. Ho imparato tanto nel campo profughi, ho assimilato la nostra cultura e imparato a rispettare le Istituzioni, anche se ci hanno accolto malamente e ancora oggi subiamo offeseâ.
Ha quindi preso la parola la sindaca Chiara Appendino, che ricordato come il prezzo pagato dalle popolazioni italiane sia stato altissimo e si possa riassumere in tre parole: foibe, esodo, oblio. Con migliaia di persone e famiglie che hanno subito il dolore della perdita della propria terra e dellâoblio, colpiti da strumentalizzazioni ideologiche. Una diaspora umana â ha dichiarato â dimenticata per mezzo secolo, che oggi ci invita a una crescita collettiva, a fare in modo che la memoria sia piĂš forte della violenza. In un momento in cui nel mondo le barriere crescono â ha concluso la sindaca â dobbiamo lavorare tutti insieme per costruire una comunitĂ piĂš coesa, in cui ciascuno contribuisca ad accrescere il benessere collettivo.
Infine, il Prefetto di Torino, Renato Saccone, ha consegnato i riconoscimenti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai familiari delle vittime delle foibe e ha ricordato come le ferite siano quelle del popolo italiano â non solo degli esuli â che nel dolore deve sapere ritrovare il senso della comunitĂ , sempre nel rispetto della veritĂ storica. Il ricordo â ha affermato Saccone â deve diventare seme di concordia, e non di rancore, rinforzando il senso della cittadinanza europea.
[fonte: CittAgorĂ ]