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Gen 21


Con “strenua chiarezza” – sono parole sue – Primo Levi ha raccontato la verità sul mondo capovolto del Lager, percorrendo un itinerario lungo quarant’anni che lo ha portato a indagare, da Se questo è un uomo a I sommersi e i salvati, i recessi più dolorosi e insondabili del XX secolo. Ma non solo. Ha saputo offrire ai lettori di tutto il mondo storie straordinarie fra realtà e fantascienza, come l’avventurosa cavalcata nel tempo e nello spazio di un inafferrabile atomo di carbonio, e, attraverso Il sistema periodico, ha intrecciato la sua esperienza di chimico montatore di molecole con quella dello scrittore che compone universi montando una sull’altra le parole. E ancora, nelle pagine de La chiave a stella, ha mostrato ai suoi lettori quanto il lavoro, anche nella società contemporanea, possa costituire una risorsa decisiva per la felicità degli esseri umani.
La mostra offre al visitatore l’occasione di penetrare per il tramite di immagini e parole in ognuno di quei mondi e di conoscere la personalità multiforme di Levi: la sua inesauribile curiosità per l’animo umano, il suo sguardo spesso ironico e la sua inesausta ricerca del dialogo soprattutto con i più giovani.
Illustrazioni inedite, videoistallazioni, oggetti d’epoca, sculture, audiovisivi, pannelli esplicativi, esperienze di realtà aumentata rendono il percorso particolarmente ricco e interessante, offrendo a studenti e insegnanti innumerevoli occasioni di riflessione sulla letteratura e sulla vita. Ma la mostra offre al visitatore anche altre scoperte: numerose interviste, molte delle quali inedite; la sua attività di chimico, illustrata per mezzo di strumenti d’epoca concessi dall’ASTUT (Archivio Scientifico Tecnologico dell’Università di Torino); le sue prove di scultore in filo di rame proposte per la prima volta al pubblico.Una successione di momenti espositivi di impianto nuovo e originale, concepita per tutti, ma in particolare per i più giovani, data l’importanza che Levi ha nella cultura e nella scuola del nostro e di altri paesi.
Maggiori informazioni sul sito di Palazzo Madama

[Fonte: Torinocultura]

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Gen 27


Un percorso di analisi e approfondimento sulla figura e l’opera della scrittrice francese di origine italiana è racchiuso nella mostra Charlotte Delbo. Una memoria, mille voci. L’allestimento è stato inaugurato oggi pomeriggio al Museo Diffuso della Resistenza. La mostra dedicata a Delbo (1913- 1985) è stata costruita partendo dagli archivi della scrittrice depositati, in occasione del centenario della nascita, alla Bibliothèque nazionale de France. L’ impegno nella Resistenza francese le costò la deportazione ad Auschwitz e a Ravensbrück. Sopravvissuta ai campi nazisti, al suo ritorno combattè l’oblio attraverso la creazione di forme poetiche “per risvegliare nell’interlocutore la consapevolezza della responsabilità delle proprie scelte”. Concept dell’allestimento è l’apertura degli scatoloni dell’archivio di Delbo da cui emergono scatti, manoscritti, dattiloscritti, documenti e altro materiale che danno vita a cinque percorsi tematici, i cui sviluppi costituiscono le sezioni della mostra. Le prime due rappresentano la lettura delle radici biografiche della scrittura di Charlotte; la terza e la quarta sezione si concentrano sul lavoro di scrittura, dove la testimonianza diventa vigilanza sul presente; nell’ultima l’autrice si interroga sull’eredità che lascerà agli uomini e alle donne del ventunesimo secolo. “Delbo ci ha trasmesso un’opera importante sotto il profilo letterario, perché è sempre presente il tentativo di unire alla testimonianza della deportazione la riflessione sul presente. Il ricordo diventa, dunque, un messaggio meditato alla luce dell’attualità” ha sottolineato Guido Vaglio, direttore del Museo Diffuso. “E’una mostra interessante – continua Vaglio – perché nasce come coproduzione franco-italiana e segue un itinerario internazionale. Nel corso del 2013 è stata ospitata a Parigi, Lione e presentata a Bruxelles. Prima di arrivare a Torino è stata allestita a Fossoli (Mo) e dopo il 30 marzo farà altre tappe in Italia ed Europa”. L’esposizione propone anche un estratto del documentario inedito Histoire du convoi du 24 Janvier 1943 – Auschwitz-Birkenau di Claude-Alice Peyrottes e Alain Cheraft. La pellicola – continuazione del libro dell’autrice Le convoi du 24 Janvier, in cui racconta la biografia di 229 donne deportate con lei nei campi nazisti – presenta la testimonianza di 11 donne compagne di prigionia di Charlotte. L’allestimento è stato prodotto dall’Isrec e dal Centre d’histoire de la Résistance et de la Déportation di Lione. Il catalogo Charlotte Delbo. Una memoria, mille voci, curato da Elisabetta Ruffini ed edito da Il Filo di Arianna, uscirà in lingua italiana e francese a febbraio. Raccoglierà il materiale esposto e un testo inedito che riporta le riflessioni sul rapporto fra letteratura e testimonianza, che l’autrice presentò alla conferenza tenuta a New York nel 1972.

Maggiori informazioni sul sito del Museo Diffuso della Resistenza

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Mag 07


E’ stato celebrato oggi l’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, liberazione avvenuta il 5 maggio 1945 quando le truppe americane liberavano i prigionieri del campo di sterminio.

Si sono svolte diverse celebrazioni per ricordare la ricorrenza. Al Cimitero Monumentale si è reso omaggio ai Caduti al Campo della Gloria.
In Sala Rossa a Palazzo Civico cerimonia con interventi di autorità e partecipazione commossa di studenti. A Mafalda, Marcello e Cecilia, allievi della terza B della Media Meucci, è toccato il compito di leggere le pagine più toccanti di ‘Codice Sirio’(Ramolfo editrice, Carrù, 2003). Si tratta delle testimonianze dirette del lager di Ferruccio Maruffi, classe1924, che conobbe la crudeltà di quel campo austriaco dal marzo ’44, quando vi fu imprigionato, fino al giorno della liberazione da parte delle truppe americane. Maruffi presiede in Piemonte la sezione dell’Aned, l’associazione degli ex deportati e non passa giorno che non si spenda per sottolineare l’importanza del ricordo, perché quello che ha vissuto sessantotto anni fa non avvenga ‘mai più’.
A proposito della dimenticanza e dell’oblio, “la peggiore nemica della tragedia dell’Olocausto”, Silvio Magliano, vicepresidente del Consiglio comunale, ha citato Simon Wiesenthal, il cacciatore di nazisti che assicurò alla giustizia, fino alla scomparsa nel 2005, tanti responsabili del genocidio. Ecco spiegata l’importanza di manifestazioni come quella di oggi, che mantengono vivo il ricordo degli orrori dei campi di sterminio, alimentano gli anticorpi contro i germi della violenza, contro la rimozione e il revisionismo.
A Mauthausen vennero deportati in 200mila. Uomini, donne, anziani e bambini di differenti nazionalità: oppositori politici, persone perseguitate per motivi religiosi, omosessuali, ebrei, zingari, prigionieri di guerra e anche detenuti comuni. La metà di essi fu uccisa, o morì a causa delle inumane condizioni di vita e di lavoro. Su quella collina dell’Oberdonau, sopra la piccola cittadina di Mauthausen, in Alta Austria, i deportati conobbero il martirio della prigionia, l’orrore dei forni crematori, la morte con il lavoro, nelle camere a gas e negli altri molteplici modi violenti.
“Auschwitz, Birkenau, Bergen-Belsen, Dachau, Ravensbrück insieme a Mathausen, sono alcuni dei diversi luoghi che evocano nella memoria collettiva il dolore universale per le generazioni intere del Novecento spazzate via dalla follia del nazismo – ha spiegato il sindaco Piero Fassino, pronunciando un discorso accorato. – Trasmettere conoscenza di quei fatti è non solo il doveroso omaggio a milioni di esseri umani – donne, uomini, bambini, anziani deboli e indifesi – vittime innocenti dell’agghiacciante volontà nazista di annientare il popolo ebraico, ma impegno per impedire che l’umanità possa tornare a conoscere quell’orrore aberrante”.
“Quel che è avvenuto non deve accadere mai più. La conoscenza aiuta a essere pronti a estirpare i primi segni dell’ antisemitismo, del razzismo, dell’intolleranza e della xenofobia. E’ necessario un impegno quotidiano, costante e continuo a fermarne la mano”- ha concluso il sindaco.

Nel pomeriggio alla stazione Porta Nuova, Marta Levi in rappresentanza della Città insieme a Roberto Placido e Ferruccio Maruffi hanno posto una corona sotto la targa che ricorda la partenza dei deportati politici per i campi di sterminio nazisti.

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