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Nov 10



Accolgono gli ospiti, servono il tè, lanciano frecce, suonano strumenti con grazia da oltre quattrocento anni.
Sono le Karakuri Ningyo, le bambole meccaniche giapponesi in mostra per la prima volta in Italia fino a domenica 18 dicembre nei sotterranei di Palazzo Barolo (via Corte d’Appello 20/ C). Due pezzi della collezione, invece, sono ospitati al Museo d’Arte Orientale (via San Domenico 11).

L’allestimento Karakuri. Bambole dal Giappone – Atto Secondo è giunto in Italia grazie all’Associazione Yoshin Ryu, in collaborazione con Japan Foundation e con l’Artcraft Museum di Inuyama nella prefettura di Aichi-Nagoya.

In Giappone le bambole da sempre sono un must have per bambine e adulti: sono le protagoniste dei giochi infantili, dei carri animati, ma anche oggetti di devozione e da collezione, tant’è che è possibile individuare decine di categorie diverse. Sono vere e proprie opere d’arte, molto amate dagli appassionati. Dai burattini antropomorfi, agli animali, all’oggettistica: per secoli gli artigiani giapponesi hanno sempre di più affinato le loro abilità creando veri capolavori per stupire il pubblico.
“Raffinate, quasi magiche, sono la sintesi perfetta di gusto estetico e ingegno meccanico del Sol Levante” sostengono gli organizzatori. La diffusione delle karakuri ningyo risale al 17° secolo (periodo Edo 1603-1868), quando la creazione di sofisticati ingranaggi in legno, molle, contrappesi in sabbia, mercurio o acqua ha consentito di realizzare capolavori di ingegneria con le sembianze di bambole, la cui naturale evoluzione e continuità è sfociata nella robotica nipponica.

Una mostra sulla meccanica, dunque, che si apre al futuro con i robot. Un esempio di questa arte moderna è il Wakamaru, il ritratto contemporaneo di un antico servitore di tè Karakuri, che si può ammirare nelle sale espositive di Palazzo Barolo (dal 4 all’11 dicembre i robot saranno in movimento).

Al rapporto bambole e robotica saranno dedicate alcune iniziative con esperti del Politecnico. A raccontare com’è stata tramandata nei secoli questa tradizione artistica e artigianale sarà, domenica 6 novembre alle 17, Shobei Tamaya IX, ultimo erede di una lunga tradizione familiare risalente al 1734.

L’allestimento propone percorsi didattici dedicati agli allievi delle scuole elementari, medie e superiori sugli usi e costumi del popolo giapponese. Un nuovo approccio per conoscere e confrontarsi con una cultura profondamente diversa da quella occidentale. È possibile prenotare una visita con dimostrazioni sul funzionamento (si potrà azionarne direttamente il movimento) di una Karakuri e del robot Wakamuru, telefonando al numero verde 800.911.549. Una quota dell’incasso sarà devoluta alla Croce Rossa giapponese per la sua attività a favore della popolazione colpita dal terremoto e dallo tsunami.

Informazioni mostra: www.bambolegiappone.it