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Apr 03


Il più vecchio aveva 33 anni, il più giovane – l’unico ebreo del gruppo – soltanto 19. Erano in ventisette, tutti partigiani catturati dai nazifascisti nel corso di alcuni rastrellamenti. Legati quattro a quattro, vennero trascinati sull’orlo di una fossa scavata da altri prigionieri per essere falciati a colpi di mitragliatrice. Quando li seppellirono, diversi di loro non erano ancora morti. Ventisette vite spezzate, sproporzionata e criminale rappresaglia per l’uccisione di un solo sottufficiale tedesco.

Ottant’anni dopo, la strage del Pian de Lot, località immersa nel verde tra San Vito e il Colle della Maddalena, è stata oggi ricordata alla presenza di autorità civili e militari, delegazioni delle associazioni d’arma e della Resistenza, esponenti religiosi. Un picchetto d’onore delle Forze Armate è stato affiancato da due scolaresche accompagnate dalle loro insegnanti, mentre intorno alla stele eretta nel 1946 in ricordo dei ventisette martiri si sono raggruppati i loro discendenti.

Intervenendo a nome della Città di Torino, la consigliera Anna Borasi si è rivolta soprattutto ai bambini e bambine presenti, invitandoli a non dimenticare, in tempi nei quali le guerre si riaccendono non lontano dai nostri confini, i tanti giovani che su quella liberà allora perduta furono disposti a rischiare le loro vite.

Nel corso della cerimonia, che ha visto la deposizione di una corona di alloro da parte della Città, dopo le preghiere cattolica ed ebraica sono intervenuti il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, la vicepresidente della Comunità ebraica Anna Segre e Aldo Gastaldi, a nome dei familiari dei ventisette fucilati.

[Fonte: CittAgorà]