Il più vecchio aveva 33 anni, il più giovane – l’unico ebreo del gruppo – soltanto 19. Erano in ventisette, tutti partigiani catturati dai nazifascisti nel corso di alcuni rastrellamenti. Legati quattro a quattro, vennero trascinati sull’orlo di una fossa scavata da altri prigionieri per essere falciati a colpi di mitragliatrice. Quando li seppellirono, diversi di loro non erano ancora morti. Ventisette vite spezzate, sproporzionata e criminale rappresaglia per l’uccisione di un solo sottufficiale tedesco.
Ottant’anni dopo, la strage del Pian de Lot, località immersa nel verde tra San Vito e il Colle della Maddalena, è stata oggi ricordata alla presenza di autorità civili e militari, delegazioni delle associazioni d’arma e della Resistenza, esponenti religiosi. Un picchetto d’onore delle Forze Armate è stato affiancato da due scolaresche accompagnate dalle loro insegnanti, mentre intorno alla stele eretta nel 1946 in ricordo dei ventisette martiri si sono raggruppati i loro discendenti.
Nel corso della cerimonia, che ha visto la deposizione di una corona di alloro da parte della Città , dopo le preghiere cattolica ed ebraica sono intervenuti il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, la vicepresidente della Comunità ebraica Anna Segre e Aldo Gastaldi, a nome dei familiari dei ventisette fucilati.
[Fonte: CittAgorà ]