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Nov 30


Va a braccio, il Sindaco Fassino, parlando con i ragazzi che quest’anno presteranno nella nostra città il ‘Servizio civile giovani immigrati’, progetto innovativo nato 5 anni fa in analogia con il Servizio civile nazionale, ma rivolto a giovani immigrati di seconda generazione.
Nella sala Congregazioni, dove si è tenuto l’incontro ufficiale voluto espressamente da lui per conoscerli personalmente, e augurare loro ‘ buon lavoro’, c’erano Mosaab, Jacob, Romina, Zineb, Landu, Gloria e gli altri che hanno ascoltato, posto domande, si sono fatti fotografare e hanno a loro volta fotografato e intervistato i presenti.
Fassino ha parlato del bisogno per una comunità “di imparare ad essere fraterna”, soprattutto se la comunità in questione è la Città di Torino, dove abitano e vivono circa 50mila romeni, 25mila persone originarie del Magreb, 6mila provenienti dall’Albania e 6mila dalla Cina – solo per citare le comunità numericamente più significative. E rivolgendosi ai suoi giovani interlocutori di tutte le razze, ha detto: “è un’esperienza unica in Italia, è un progetto originale, che rappresenta una frontiera nuova. Siete giovani torinesi, ed è giusto che siate parte di un’azione di impegno civile e solidale”.
Alle domande dei ragazzi (solo tre, ma molto eloquenti) sul futuro, sul lavoro e sui diritti come quello di voto, Fassino ha risposto che ‘i giovani sono il grande tema, e non solo torinese. In tempi in cui per la prima volta nella storia i giovani hanno meno certezze dei loro padri, è nostra responsabilità dare loro certezze, costruire un futuro cui possano guardare con fiducia”. E ha citato tre azioni che a Torino (dove la disoccupazione giovanile tocca il 30%) si sta cercando di attuare: offrire opportunità formative; creare le condizioni per fare di questa Città un grande hub, e ‘continuare a lavorare perché continui ad essere la Città più dinamica d’Italia, una città dove succedono cose’, perché, come insegnava Vittorio Foa, “una società statica è destinata a morire”.
In chiusura il sindaco ha ricordato : “Il fatto che chi nasce qui da genitori stranieri non abbia il diritto alla cittadinanza significa che la legge è vecchia e va cambiata, perché non tiene conto dell’attualità del fenomeno migratorio. Credo che il nuovo governo sia più disponibile ad affrontare la questione, affinché tutti i giovani nati qui possano avere le stesse opportunità”.