Straordinaria raccolta cerimonia, ieri pomeriggio, nella porzione di Parco Colonnetti che si affaccia su via Emanuele Artom. Testimonianze e canti del coro diretto da Roberto Beccarla hanno fatto da contorno all’inaugurazione del Giardino dei Giusti, in ricordo delle persone che hanno salvato la vita agli ebrei perseguitati dalle leggi razziali. Fortemente voluta dalla CittĂ e dalla comunitĂ ebraica, intorno alla pietra erratica Val Pellice, da cui è stato ricavato il cippo in mezzo al prato in cui sono state messe a dimora 36 piante (come i 36 Giusti del Talmud che salveranno il mondo), si sono dati appuntamento i sopravvissuti alla Shoah, ormai molto anziani e i residenti di questo angolo verde di Mirafiori. Tutti convinti della valenza di questo omaggio che onora insieme la memoria degli scomparsi nel genocidio, i salvati e i loro benefattori. Dopo la lettura da parte di Sarah Kaminski del messaggio del sindaco, dolente per l’assenza dovuta a impegni istituzionali nella capitale, i saluti di Marco Novello (presidente della Circoscrizione) e di Ilda Curti. A Emanuele Segre Amar è toccato il ricordo dei salvatori di tante vite: di chi, invece di denunciare e incassare un compenso di cinque mila lire (alla fine degli anni 30 una cifra ragguardevole), ha nascosto in casa i perseguitati e chi, semplice ufficiale d’anagrafe, falsificò l’identitĂ delle persone in fuga da nazisti e che, a settanta anni di distanza, si schermisce e, un po’ alla Gino Bartali (che nascose il ruolo di Giusto) giustifica il comportamento con parole che si scolpiscono nei cuori:”Non merito, ma dovere”.