preload
Nov 18


Si è tenuta nella mattina del 18 novembre la commemorazione dei caduti nella seconda guerra mondiale di Cefalonia e Corfù della divisione “Acqui” al monumento a loro dedicato in corso Francesco Ferrucci.
Furono circa 16 mila gli uomini che nelle isole greche combatterono contro l’oppressione tedesca, molti di loro furono fatti prigionieri di guerra e deportati nei campi di concentramento di Russia, Polonia e Germania, destinati ai lavori più duri.
Dopo l’8 settembre 1943, giorno che ha sancito la fine delle ostilità tra Italia e anglo-americani, i militari italiani non si arresero ai tentativi di disarmo da parte dei tedeschi e la divisione di montagna “Acqui” contò diverse perdite, fino ad arrivare alla deportazione dei superstiti.
Giuseppe Ansaldi, reduce dell’eccidio della “Acqui”, ha ripercorso gli avvenimenti che ha vissuto in prima persona non solo nelle isole greche ma anche durante il tempo di internamento che l’ha portato prima in Russia, poi in Polonia ed infine in India, fino a tornare verso la Germania e da lì verso l’Italia come uomo libero, in un viaggio che è durato 77 giorni.
In rappresentanza della Città di Torino è intervenuto il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Maria Ferraris che, dopo aver insignito Ansaldi di una medaglia d’oro, ha sottolineato l’onore dei soldati che alla giovane età di 19 anni combattevano in difesa della Patria con grande valore. Ferraris ha inoltre voluto ricordare la gravità di ogni guerra, sia essa fatta per difesa o per attacco.

[fonte: CittAgorà]

Taggato con:
Ott 07


Alla presenza di una cinquantina di bambini della scuola elementare “Antonino Parato”, questa mattina è stato intitolato a Gianni Rodari il giardino di corso Moncalieri 262, sulle sponde del Po, lo stesso che ospita Casa Oz.
Alla cerimonia, sono intervenuti il presidente del Consiglio comunale e della commissione Toponomastica Giovanni Maria Ferraris; l’Assessore alla Toponomastica, Stefano Gallo e Mario Cornelio Levi, Presidente della Circoscrizione 8.

Ferraris illustrando la figura del giornalista, scrittore e poeta per ragazzi, ha sottolineato l’attenzione di Rodari al mondo dei bambini attraverso la capacità “di far parlare i sogni”.
La stessa attenzione, ha detto Ferraris, “che dimostrano le istituzioni che lavorano nell’intento di migliorare il rapporto tra i bambini e le città in cui vivono, pensando, progettando e gestendo i centri urbani, nel rispetto dei bisogni e dei diritti dei bambini”.

Presente anche l’ex presidente della Sala Rossa, Beppe Castronovo che, nel precedente mandato amministrativo, aveva, in accordo con la passata commissione Toponomastica, stabilito l’intitolazione all’autore piemontese (era nato ad Omegna nel 1920) scomparso trentun anni fa.

“E’ l’ultimo atto relativo al recupero di questa parte di quartiere, ha invece sottolineato il presidente della Circoscrizione 8, Mario Cornelio Levi”, dopo la sistemazione del parco e la realizzazione di Casa Oz, dedicata ai genitori dei bambini lungodegenti negli ospedali torinesi, provenienti da fuori Torino.

“Immagino che anche Gianni Rodari sarebbe contento se potesse vedere questa mattina i tanti bambini presenti all’inaugurazione di questo giardino intitolato a suo nome”. Ha esordito così l’assessore ai servizi civici e alla toponomastica, Stefano Gallo. “È un piacere – aggiunge l’assessore Gallo – essere qui questa mattina; mi auguro che questi spazi creati dalla Città siano frequentati da molti bambini gioiosi che abbiano voglia di vivere questo giardino come una “palestra a cielo aperto” dove cominciare a praticare un’attività sportiva”.

La cerimonia si è conclusa con lo scoprimento della targa accompagnato dalle note dell’inno nazionale.

Taggato con:
Lug 12



L’arcivescovo Cesare Nosiglia è stato ospite a Palazzo Civico questa mattina. Si tratta della prima visita ufficiale nella sede dell’Amministrazione comunale da quando monsignor Nosiglia è alla guida della diocesi torinese. Giunto a Palazzo di Città questa mattina qualche minuto prima delle undici, il successore del cardinal Severino Poletto ha trovato ad accoglierlo il sindaco Piero Fassino e il presidente del Consiglio comunale, Giovanni Maria Ferraris.
Qualche parola di benvenuto e, dopo un breve colloquio privato nell’ufficio del primo cittadino, si è svolto l’ incontro in Sala Rossa con gli assessori e i consiglieri comunali.
Davanti ai membri dell’assemblea municipale, l’arcivescovo Nosiglia ha detto che la sua presenza in Sala Rossa deve essere considerata anche come “un gesto di piena disponibilità a far sì che le comunità cristiane possano collaborare con tutte le altre componenti della società con spirito aperto al dialogo, al corretto confronto delle diverse posizioni religiose e non, culturali e politiche di cui è espressione autorevole il Consiglio comunale”.
Volontà di confrontarsi e collaborare non sono certo una novità per i rapporti tra Chiesa torinese e amministrazione civica. “I campi su cui la Chiesa e le istituzioni ormai da tempo hanno avviato nella nostra città un proficuo impegno di collaborazione sono molteplici – ha ricordato Nosiglia – e riguardano aspetti molto sentiti e vissuti dalla gente: la famiglia, il lavoro, i giovani, l’educazione e la cultura, i poveri, gli immigrati.”
Collaborazione senza preclusioni. “La Chiesa – ha aggiunto l’arcivescovo – intende far parte e offrire il suo specifico contributo in questa alleanza, mettendosi in dialogo con tutti senza preclusioni: uomini di cultura e di scienza, della politica, del mondo del lavoro e di ogni realtà umana e religiosa, per valorizzare insieme ciò che di buono, di bello, di giusto e di vero ognuno porta con sé e orientare il proprio impegno verso il bene comune.”
Collaborazione nei fatti. “Ho chiesto al signor sindaco – ha detto ancora Nosiglia – di agevolare opportuni tavoli operativi di consultazione e di progettualità concreta nei molteplici ambiti che vedono impegnati nella città il Comune, le parrocchie e tante realtà religiose, civili e culturali, una sorta di “cabina di regia” che permetta di non disperdere le forze, non frammentare le risorse disponibili e mantenere un raccordo stabile anche per affrontare eventuali emergenze, come sta avvenendo per la questione dei nomadi e degli immigrati”.
Collaborazione per sfruttare le mille risorse della città, è quanto ha evidenziato nel suo discorso il sindaco Piero Fassino. “Serve mettere in campo energie, intelligenze, saperi, competenze, esperienze e buone pratiche. E – ha sottolineato il primo cittadino nel suo intervento – questo significa mettersi in relazione con le tante articolazioni professionali, civili, sociali, religiose di cui la società torinese è ricca. E fare ricorso a quel giacimento di generosità, amore per il prossimo, spirito di servizio civico che è costituito dal volontariato, dal no profit, dal terzo settore. E in tale contesto prezioso e irrinunciabile è il contributo che già oggi viene – e sempre di più potrà venire – dalla Chiesa, dal mondo cattolico, dalle tante espressioni di impegno sociale, civile, associativo che traggono ispirazione dalle ragioni della fede”.
“Siamo nella città dei Santi Sociali – ha ricordato Fassino – , la città in cui uomini illuminati scelsero di scendere in strada per dedicare se stessi al fianco degli ultimi, dei più umili. E il 200° anniversario dei San Giovanni Bosco, che festeggeremo nel 2015, sarà l’occasione per rivisitare e restituire alla memoria collettiva della città un periodo cruciale della storia di Torino e il ruolo essenziale che vi svolse il cattolicesimo sociale. Siamo nella Torino che lungo tutto il Novecento seppe accogliere e integrare chi venne qui a cercare lavoro e dignità e che oggi – ha sottolineato il sindaco – deve accogliere con la stessa apertura di cuore e di mente chi venendo da lontano ricerca qui le ragioni di una dignità di vita o chi è costretto alla fuga o all’esilio dai tremendi conflitti del nuovo millennio”.
Un appello alla collaborazione nel nome del bene comune è venuto infine dal presidente del Consiglio comunale, Giovanni Maria Ferraris, che ha invitato a “superare gli steccati e le divisioni che troppo spesso insidiano i partiti e la dialettica politica, rischiando così di far perdere di vista il fine ultimo e supremo del nostro agire”. “Affinché i buoni propositi si traducano in buone azioni – ha evidenziato Ferraris – è necessario che la partecipazione politica sappia riscoprire la sua più autentica e primaria vocazione al bene comune.”

Taggato con: