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Mag 30


In tutto il mondo, ogni anno nell’ultimo fine settimana di maggio, viene celebrata la Giornata Mondiale del Gioco, un’iniziativa lanciata con successo nel 2003 dall’Associazione Internazionale Ludoteche (ITLA – International Toy Library Association). L’obiettivo è quello di sottolineare il diritto al gioco, (come sostiene la Carta dei Diritti delle Bambine e dei Bambini) per le bambine e i bambini ma anche per gli adulti, per gli anziani, per cittadine e cittadini che, attraverso il gioco, possono recuperare e riscoprire tempi e spazi di qualità spesso dimenticati nella vita di tutti i giorni.
Ogni anno in questa occasione i Centri di Cultura per il Gioco propongono EVENTI che si sviluppano sul territorio cittadino, coinvolgendo scuole, famiglie, associazioni e appassionati; occupando spazi urbani che, anche se per pochi giorni, vengono restituiti al gioco e al piacere di stare insieme.
In Italia l’iniziativa è stata raccolta dal Centro Internazionale di Documentazione Ludoteche di Firenze e dall’Associazione Nazionale delle Città in Gioco (GioNa), di cui Torino è tra i soci fondatori; l’intento è quello di promuovere e raccordare il coinvolgimento di tutte le città, gli enti impegnati a proporre iniziative, feste di piazza, occasioni ludiche, condividendo la Bandiera del gioco (realizzata da un progetto dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado Nosengo di Arzano – NA) e l’Inno del gioco (composto dai ragazzi dell’istituto Umberto I di Macerata).

[fonte: ITER – Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile]

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Dic 07


Come si sposano la città di Torino e l’idea della decrescita teorizzata da Serge Latouche? Quali passi verso questa direzione sta percorrendo la Città, da sempre laboratorio e fucina di nuove prospettive future? Lo abbiamo chiesto al professore emerito all’Università di Paris-Sud (Orsay), specialista dei rapporti economici e culturali Nord-Sud e dell’epistemologia delle scienze sociali, considerato il principale promotore di questa teoria. Oggi pomeriggio il professore è stato l’ospite d’eccezione – invitato da Iter alla dodicesima edizione di Sottodiciotto Filmfestival – dell’incontro organizzato alla Fabbrica delle “e” in corso Trapani 91/b sul tema Educare a una crescita responsabile. Secondo l’economista, antropologo e filosofo francese “l’educazione sostenibile” può essere attuata solo se si inizia a pensare alla necessità di una decrescita, intesa non in senso di recessione economica, ma come arma indispensabile anche per uscire dalla crisi economica che sta piegando le economie mondiali.
Negli ultimi anni le sue critiche al concetto di sviluppo e alle nozioni di razionalità ed efficacia economica hanno avuto crescente diffusione, così come quelle alla società sviluppista, che andrebbe trasformata nella società della decrescita serena attraverso il programma delle 8R (rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare).
“Torino – ha spiegato Latouche – è sicuramente una città dove il pensiero della decrescita si è sviluppato, penso al movimento di Mauro Pallante, e quello più specifico della Città in trasformazione. Tuttavia c’è ancora molta strada da fare perché questo progetto va oltre la singola area urbana e investe tutto il Paese e l’intero pianeta”. “Il capoluogo piemontese – ha continuato il professore – può affrontare la sfida energetica e la fine delle relazioni economiche, puntando su un’autonomia energetica e alimentare. Il punto è capire come potrà sopravvivere in un mondo immerso nel caos, come accade in questo momento. Ecco perché penso ad una città sostenibile”.
Latouche ha poi suggerito la sua ricetta. “Si può pensare a un piano di discesa energetica, ossia come trovare autonomia in questo settore a partire dall’energia rinnovabile, all’autonomia alimentare per ottenere cibi sani, potrebbe essere importante la collaborazione con movimento Slow Food di Carlin Petrini”.
“Sul piano educativo – ha concluso l’economista francese – secondo la concezione della decrescita è necessario resistere al monopolizzazione e alla colonizzazione dell’immaginario delle giovani generazioni. I figli sono diseducati a causa del bombardamento pubblicitario della televisione, che rapisce la loro attenzione per troppe ore. Non è un problema di scuola, quindi, ma di ciò che viene loro inculcato dai medium. Qualcosa si può cominciare a fare, come ad esempio la contropubblicità”.
“La teoria della decrescita – ha precisato Mariagrazia Pellerino, assessore alle Politiche educative della Citta – sostituisce la crescita materiale e senza limiti con la coscienza del limite delle risorse e dell’esistenza. Dunque crescita dell’immateriale, delle capacità personali e quindi delle opportunità a disposizione di tutti.
Nel campo dell’educazione si traduce nell’importanza di educare all’autoriflessione, per sviluppare la coscienza critica e lavorare insieme”.
“Significa educare i ragazzi a partire dagli oggetti di uso quotidiano – ha sottolineato l’assessore – come il pc o il cellulare, dal ragionare in termini di open-source e creative commons o il linguaggio wiki, come esempi di costruzione condivisa di beni immateriali, accessibili a tutti e tutti migliorabili. Anche questo è crescita, così come riflettere sui diversi stili di vita. A questo riguardo stiamo cercando di promuovere un’alimentazione sostenibile nella ristorazione scolastica e nel settore della mobilità stiamo ampliando strutture come il Pedibus o il progetto Bimbibus per trasporto pubblico delle famiglie e dei bambini, mentre i laboratori di Iter si occupano del riuso di materiale e del riciclo”.

[fonte: TorinoClick]

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