“La prima volta che sono venuto a Torino ho pensato immediatamente che fosse una città cinematografica– ha detto questa mattina Ferzan Ozpetek il regista del film “Magnifica Presenza” presentato questa mattina alla stampa -. Sono passati gli anni e, com’è ormai noto, lo è diventata veramente! Io la amo molto. Trovo bellissimo poter uscire e camminare senza ombrello quando piove-. Mi attrae moltissimo anche il vostro grande gusto estetico”. Il film che uscirà nei cinema italiani fra due giorni e in quattrocento copie, verrà proiettato in anteprima a Torino domani sera alle 20,30 al Reposi per i lettori di TorinoSette (tutto esaurito in sala). Nel film, che scorre veloce per tutta la prima parte, si scopre un’atmosfere da ghost story. Un Elio Germano in gran forma veste i panni di Pietro, fornaio sforna-cornetti di notte e aspirante attore di giorno, che lascia la Sicilia per trasferirsi a Roma in cerca di fortuna (e provini). Affitta, per pura coincidenza, un grande appartamento nel quartiere di Monteverde, pagandolo meno del previsto ma scoprendo, pian piano che la pellicola scorre, di doverlo condividere con un compagnia di attori-fantasmi-ballerini (Beppe Fiorello, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Cem Yilmaz), rimasti incastrati in quelle stanze a causa di un antico trauma (era il 1943 e a Roma era epoca di rastrellamenti). Gay dal cuor leggero, il garibaldino Pietro affronta ogni fallimento come un’occasione, ogni delusione come un’opportunità. Meravigliosi i primi piani alle sue rughe sulla fronte, a quegli occhi e sopracciglia dall’incredibile potenza espressiva. “Magnifica Presenza” però nasconde nelle sue immagini un retrogusto decisamente amaro. Prima si concentra sull’instabilità dei desideri di un “diverso” nel contesto sociale della popolata “città eterna”. Poi trasforma i suoi coinquilini-fantasmi da maghi del palcoscenico in personificazioni della memoria collettiva, ricordo di noti orrori bellici (“finzione” è la loro parola d’ordine, “realtà” la contro-parola d’ordine…). Piacevoli e ben studiate le spigolature quasi-horror della prima parte quando l’appartamento si popola pian piano di presenze e i siparietti comici che coinvolgono Pietro e i suoi compagni di lavoro al forno. Meno comprensibile invece la surreale discesa nel covo delle trans-sarte, capeggiate da una diabolica Platinette. Azzeccato invece il personaggio di Ennio (Gianluca Gori), il poetico e malinconico travestito, fil rouge tra Pietro e Livia Morosini (Anna Proclemer) l’attrice che ha tradito la compagnia fantasma. Proclemer a cui il regista regala dei primi e primissimi piani nel dialogo rivelatore con Pietro, ma della quale rivela di aver dovuto tagliare – per la lunghezza – una scena di altissimo livello in cui recita in russo Puskin (gli appassionati potranno trovarla nel dvd) esprime, all’alba dei suoi 88 anni, un’intensità ancora strepitosa. In tutto il film sono evidenti i riferimenti a Pirandello. “Certo! Anche il finale l’ho scritto e girato pensando a come lo avrebbe visto lui”, ha detto Ozpetek. Della trama ha invece spiegato: “Lo spunto arriva da un episodio reale: un mio amico circa 18 anni fa mi raccontava che mentre stava guardando la televisione aveva girato lo sguardo dal vide poiché aveva visto una donna vestita in modo strano accanto a lui. Io l’ho preso in giro – ha continuato il regista -, ma poiché continuava a vedere strane presenze in casa sua, una ragazza bellissima, una donna che si sdraiava a letto accanto e così via, dopo esserci documentati abbiamo saputo da alcune signore anziane che in quella casa, durante la seconda guerra mondiale, avevano vissuto una ragazza madre con sua figlia e si erano gettate dalla finestra durante un bombardamento. Inevitabile a quel punto iniziare a pensare. Ho quindi messo i tutti gli elementi insieme e proposto al produttore Domenico Procacci la sceneggiatura”. Il lungometraggio è prodotto da Fandango e Faros Film, con Rai Cinema e il contributo di Intesa San Paolo. (lc)
[Fonte: TorinoClick ]