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Ott 27


Con lo srotolamento di una bandiera tricolore lunga trenta metri da un’autoscala, si è conclusa oggi la cerimonia di intitolazione ai Vigili del Fuoco della piazzola nei pressi della Porta Palatina, tra Corso Regina Margherita e Via XX Settembre, di fronte all’ex caserma dei Vigili del Fuoco, per cento anni sede centrale del Corpo.

Alla presenza di numerose autorità militari e civili, tra cui il Prefetto e il Questore di Torino, ha aperto la cerimonia il presidente del Consiglio Comunale Fabio Versaci, con un pensiero alle popolazioni recentemente colpite dal terremoto. Ha quindi ricordato lo storico legame tra i Vigili del Fuoco e la Città di Torino, soffermandosi sui principali interventi, tra cui quello in occasione dell’incendio del 1997 nella Cappella della Sindone: “intervento riuscito grazie alla lucidità, alla preparazione tecnica e al coraggio, qualità indispensabili al Vigile del Fuoco”. “Ma i Vigili del Fuoco – ha concluso – sono vicini ai cittadini anche nella quotidianità, grazie anche ad altre qualità, come l’empatia e la capacità di ascolto: la Città di Torino è loro profondamente grata”.

Ha quindi preso la parola il presidente dell’Associazione nazionale Vigili del Fuoco “La fratellanza” – sezione di Torino Luciano Zecchinato, che ha narrato la storia dell’ex Caserma dei Vigili del Fuoco di Corso Regina Margherita 126, attiva dal 1883 al 1993, costruita nei pressi dell’antica fontana di Santa Barbara, patrona dei Vigili del Fuoco, a cui era dedicata anche una Cappella (ora scomparsa) al fondo di Vicolo San Giobbe (l’attuale corso XI Febbraio).

È poi intervenuto il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino Marco Cavriani: “Questa aiuola, a un passo dal Duomo e da piazza Castello, è vicina alla nostra ex caserma, luogo da cui partivano i pompieri che, nell’Ottocento, si muovevamo con le pompe a mano e poi con quelle ippotrainate. Mi piace pensare che i Vigili del Fuoco abbiano avuto un cambiamento di pari passo alla crescita industriale di Torino. Da quella caserma sono uscite squadre che sono andate ad aiutare ovunque in Italia, dai terremoti alle alluvioni, e in questo periodo sono attive in Italia centrale, in soccorso delle vittime de terremoto”.

Ha concluso la cerimonia la Sindaca Chiara Appendino: “È un onore per me rappresentare oggi tutta la Città e poter esprimere a nome e per conto della stessa una profonda gratitudine nei confronti dei Vigili del Fuoco, che quotidianamente operano per la nostra sicurezza, con impegno e con coraggio, pur in periodo si scarsità di mezzi e risorse”. Ha quindi ricordato i tanti eroici interventi dei Vigili del Fuoco – tra cui quelli in occasione dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e dell’incendio alle Acciaierie ThyssenKrupp – e altri meno gravosi, come l’apertura della caselle del calendario dell’Avvento ogni anno, in piazza Castello. “Oggi – ha concluso – non stiamo celebrando solo una memoria, ma anche un’idea, o meglio un ideale, che porta con sé valori fondamentali, di cui le vostra gesta, i vostri sentimenti e le vostre divise sono un simbolo”.

[fonte: Comunicati stampa della Città di Torino]

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Set 16


Dalle 16 di questo pomeriggio la galleria che collega via Pietro Micca a via Santa Teresa è dedicata a Enzo Tortora, il popolare conduttore televisivo vittima di un clamoroso errore giudiziario, scomparso, non ancora sessantenne, nel 1988. Al presidente del Consiglio comunale Giovanni Porcino è toccato tracciare la biografia e ricordare il travaglio giudiziario, la carcerazione, la militanza nelle file radicali che lo porteranno all’elezione al Parlamento europeo e infine la riabilitazione dopo il riconoscimento dell’innocenza e dell’estraneità con il mondo della criminalità e le tante battaglie combattute per una giustizia autentica.

Al termine di un incontro solenne tra quanti hanno condiviso scampoli di vita con lui e ne hanno sottolineato i tratti di grande umanità – dai primordi della professione giornalistica al giornale radio Rai insieme a Piero Angela a Gigi Marsico, qui a Torino, agli amici radicali Valter Vecelio e Igor Boni, dal garante piemontese dei detenuti Bruno Mellano al presidente del Centro Pannunzio Pier Franco Quaglieni e all’avvocato Anna Chiusano – il sindaco Piero Fassino ha svolto una riflessione sulla necessità da parte dei cittadini di fidarsi della giustizia e sul controllo sacrosanto della veridicità di fatti raccontati dai cosiddetti pentiti. Ha spiegato come il caso Tortora ricordi il tema della responsabilità degli atti dei magistrati, chiamati a rispondere degli sbagli come qualsiasi altro cittadino, ha evocato il problema della carcerazione preventiva, che da straordinaria diventò ordinaria e infine il dramma che si consuma in seguito agli errori. Com’è il caso dell’innocente, in Sicilia, rinchiuso dietro le sbarre per ben undici anni, prima di essere scagionato e di cui le cronache trattano in questi giorni.

Il 17 giugno 1983 Enzo Tortora finì in prigione con l’accusa infamante di associazione per delinquere di stampo camorristico e traffico di droga, all’interno di una operazione che portò in carcere oltre 850 presunti affiliati alla Nuova Camorra Organizzata sulla base di dichiarazioni di pentiti. Scontò oltre 7 mesi di carcere e di arresti domiciliari, malgrado fosse completamente estraneo ai fatti. Candidato alle elezioni nel 1984 dal Partito Radicale, su una proposta del leader Marco Pannella, partito di cui divenne anche presidente, fu eletto deputato al Parlamento europeo con oltre 450mila preferenze. Condannato in prima istanza il 17 settembre 1985 a dieci anni di reclusione, si dimise dal Parlamento di Strasburgo per affrontare il processo d’appello nel quale – il 15 settembre 1986 – fu riconosciuto innocente ed estraneo alle accuse, come ribadì la sentenza definitiva della Corte di Cassazione il 13 giugno 1987.

Dal caso Tortora e dal suo impegno di vittima e di testimone nacque la battaglia per la giustizia giusta con il ricorso a una campagna referendaria che ha compreso la richiesta della responsabilità civile dei giudici. Profondamente minato nel fisico il 18 maggio 1988, dopo il calvario giudiziario che ne aveva scalfito l’onorabilità, venne stroncato da un tumore. La decisione della Commissione Toponomastica del Comune di Torino va a riconoscere la popolarità e il riscatto di un cittadino ingiustamente accusato.

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Apr 30


Giovedì 30 aprile 2015 si è svoltala cerimonia di intitolazione alle “Operaie della fabbrica Superga” dell’area verde compresa tra via Verolengo e via Bernardino Luini.

Alla cerimonia, che avrà inizio presso il tratto di giardino antistante l’incrocio tra le vie Bernardino Luini e Stresa, presenti un gruppo di ex Operaie della fabbrica Superga, il vicepresidente del Consiglio comunale Gioacchino Cuntrò; il presidente della Circoscrizione 5 Rocco Florio e il presidente del Consiglio di Amministrazione di BasicNEt Marco Boglione.
Il marchio “Superga” nasce a Torino nel 1911. Dello stabilimento della fabbrica rimangono solo alcune parti dismesse lungo le vie Verolengo e Orvieto.
Specializzata nella lavorazione di tipo calzaturiero, nei suoi reparti, dove lavorano maestranze prevalentemente femminili, nascono le famose scarpe da tennis di tela conosciute ancora oggi come “Superga”. Nel 1951 con il passaggio alla Pirelli s’inaugura un ventennio di forte sviluppo. Nei reparti sono impegnate quasi duemila operaie in gran parte residenti nelle borgate circostanti. Tra gli anni ’70 e ’80, segnati dalla crisi e dalla ristrutturazione la manodopera si riduce notevolmente. Dopo vari passaggi di proprietà, il marchio viene rilevato dalla Società BasicNet.
Intitolare il giardino nell’area in cui sorgeva il reparto in cui quotidianamente le operaie della fabbrica inserivano il tessuto della macchina permettendo la cucitura alla tomaia di gomma, vuole essere un omaggio e un segno di riconoscimento alle donne della storica fabbrica torinese che per molti decenni ha visto la manodopera femminile superare l’80% dei lavoratori.

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