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Apr 30


Giovedì 30 aprile 2015 si è svoltala cerimonia di intitolazione alle “Operaie della fabbrica Superga” dell’area verde compresa tra via Verolengo e via Bernardino Luini.

Alla cerimonia, che avrà inizio presso il tratto di giardino antistante l’incrocio tra le vie Bernardino Luini e Stresa, presenti un gruppo di ex Operaie della fabbrica Superga, il vicepresidente del Consiglio comunale Gioacchino Cuntrò; il presidente della Circoscrizione 5 Rocco Florio e il presidente del Consiglio di Amministrazione di BasicNEt Marco Boglione.
Il marchio “Superga” nasce a Torino nel 1911. Dello stabilimento della fabbrica rimangono solo alcune parti dismesse lungo le vie Verolengo e Orvieto.
Specializzata nella lavorazione di tipo calzaturiero, nei suoi reparti, dove lavorano maestranze prevalentemente femminili, nascono le famose scarpe da tennis di tela conosciute ancora oggi come “Superga”. Nel 1951 con il passaggio alla Pirelli s’inaugura un ventennio di forte sviluppo. Nei reparti sono impegnate quasi duemila operaie in gran parte residenti nelle borgate circostanti. Tra gli anni ’70 e ’80, segnati dalla crisi e dalla ristrutturazione la manodopera si riduce notevolmente. Dopo vari passaggi di proprietà, il marchio viene rilevato dalla Società BasicNet.
Intitolare il giardino nell’area in cui sorgeva il reparto in cui quotidianamente le operaie della fabbrica inserivano il tessuto della macchina permettendo la cucitura alla tomaia di gomma, vuole essere un omaggio e un segno di riconoscimento alle donne della storica fabbrica torinese che per molti decenni ha visto la manodopera femminile superare l’80% dei lavoratori.

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Nov 08


La pista ciclabile del quartiere E27/E29 è stata completata ed è stata inaugurata dall’assessore all’Innovazione e all’Ambiente Enzo Lavolta presso la passerella ciclopedonale della Pellerina. La pista permette di completare il collegamento ciclabile tra il Parco della Pellerina e il Parco delle Vallette, mettendo in sicurezza tutto il tracciato. La pista bidirezionale – larga 2,5 metri – permette inoltre di completare il collegamento Venaria-Stupinigi attraverso il Parco Ruffini. Un primo tratto congiunge via Pianezza con il Parco della Pellerina; un altro percorso si dirama da questo per connettersi con il parco delle Vallette e da qui la Reggia di Venaria. La lunghezza totale del nuovo percorso è di 1400 metri, che si aggiungono ai 300 già esistenti. La segnaletica orizzontale e verticale è stata applicata sulla base delle norme del Codice della Strada, a cui si è aggiunta una segnaletica verticale che sperimenta le proposte inserite nel Biciplan della Città di Torino. La sperimentazione della nuova segnaletica permetterà di valutarne l’efficacia e di fornire importanti suggerimenti, attuando le linee guida del Biciplan in vista della sua applicazione su tutto il sistema ciclabile urbano. Il costo per l’amministrazione dei nuovi lavori è di 244mila euro. I tecnici del servizio Grandi opere del verde hanno inoltre realizzato un’area cani nell’area vicina all’imbocco della passerella per la Pellerina, vista l’elevata presenza di possessori di animali possibili fruitori del servizio. L’area è recintata con rete metallica plastificata alta circa 1,80 metri ed è suddivisa in due zone di circa mq 500 e mq. 1000, a disposizione rispettivamente di cani di taglia piccola e di cani di taglia grande. Il costo di quest’opera è di 30mila euro. Le due zone sono accessibili attraverso due cancelli pedonali e la rete che le divide è oscurata con teli ombreggianti per impedire la vista diretta tra i due settori. L’area è dotata di zone di sosta con panchine e cestini per ogni settore, di una bacheca in legno di utilizzo comune per scambio di segnalazioni e informazioni. Alcuni nuovi alberi offrono un po’ di ombra nelle zone più esposte al sole. Con questa area cani il numero complessivo delle aree presenti in città sale a 45.

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Feb 15


Venerdì 15 febbraio, 11 di mattina. Se non fossimo ai piedi delle Alpi invece che sulle rive dell’Adriatico, ascoltando le voci intorno a noi ci sembrerebbe di camminare sul lungomare di Pola o tra i vicoli di Zara. La carreggiata di corso Cincinnato è piena di gente, tanti altri si sono affollati sul giardinetto che funge da spartitraffico.
E‘ una giornata importante per i torinesi di origine istriana e dalmata, che sono venuti qui almeno in trecento: teste grigie ma anche un po’ di giovani, discendenti di quegli italiani fuggiti dai territori assegnati alla Jugoslavia all’indomani della Seconda guerra mondiale. Territori dove italiani, sloveni e croati avevano bene o male convissuto senza troppi problemi per secoli sotto il governo asburgici. Un equilibrio rotto dalla parentesi fascista, con l’”italianizzazione” forzata di quelle terre ricongiunte all’Italia dopo la sconfitta e la disgregazione dell’Austria-Ungheria, nel 1918. E poi, la Seconda guerra mondiale, la sconfitta del nazifascismo, l’assegnazione alla Jugoslavia dell’Istria, di Fiume, di Zara. Le rappresaglie sanguinose dei soldati del presidente Josip Broz, Tito, l’esodo verso l’Italia tra il ’46 e il ’51 di trecentocinquantamila persone.
Come molti esuli giuliani amano ricordare, si trattò di un dramma rimosso per decenni. Una parte dell’opinione pubblica riteneva che si trattasse di fascisti e latifondisti, in più la rottura fra Tito e l’Unione Sovietica, in tempi di Guerra Fredda, consigliava di evitare troppe tensioni con Belgrado… Alla fine, la verità storica si è fatta strada, nonostante pregiudizi, propagande incrociate e realpolitik. Ma il calvario dei profughi continua, anche se in modo meno drammatico. Infatti, questa giornata è importante perché si inaugura, in corso Cincinnato angolo via Pirano, la lapide in ricordo dell’esodo giuliano frantumata a martellate una delle scorse notti.
Un episodio non isolato, ricorda uno degli animatori dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Sergio Vatta: “Assistiamo al rinascere del negazionismo sull’esodo giuliano e sul dramma delle foibe, inteso a minimizzare quella vicenda e dandole una veste antifascista“ denuncia Vatta, aggiungendo: “Siamo invece italiani che hanno sofferto a causa del fascismo e a causa del comunismo. Occorrerebbe provvedere anche politicamente a contrastare il negazionismo, che oltretutto manca di rispetto ai 600.000 italiani caduti per le terre irredente”. Ma c’è anche altro un altro cruccio, e non da poco perché non riguarda bande di intolleranti ma le istituzioni stesse. Lo sottolinea con tono fermo ma pacato un altro esponente dell’associazionismo giuliano, Fulvio Aquilante. Spesso la burocrazia, nei suoi documenti, considera i profughi giuliani come nati all’estero, assimilandoli a cittadini extracomunitari. Ne è un esempio il codice fiscale, per il quale il cittadino italiano di origine istriana o dalmata risulta essere uno straniero. Un problema spesso legato ai software dei quali dispongono le diverse branche della Pubblica amministrazione. “Vorremmo istituire un tavolo tra noi e le Istituzioni per cercare di risolvere questo problema, che nella sua banalità riapre quotidianamente una ferita profonda in ognuno di noi”. Dopo i saluti dei rappresentanti delle istituzioni locali (per la Città di Torino, il presidente del Consiglio comunale e la presidente della V Circoscrizione) è risuonato l’Inno di Mameli: senza banda musicale, senza base registrata. Poche voci timide e quasi stonate all’inizio, divenute alla fine un coro commosso e possente.

[fonte: cittAgorà]

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