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Feb 12


Dalle finestre si vedono le bancarelle del più grande mercato all’aperto d’Europa e, alzando appena lo sguardo, il profilo delle Alpi imbiancate. Le camere hanno soffitti a cassettoni decorati, mura affrescate e in qualche caso anche mosaici a pavimento.
Nel palazzo juvarriano di via Milano 20 i segni del tempo si vedono ancora, ma gli interventi di restauro conservativo gli stanno già restituendo in fretta il fascino perduto. Stanze, corridoi e aree comuni sono al momento un cantiere in piena attività, ma tra solo qualche mese saranno pronte per ospitare uffici, negozi, appartamenti e spazi di socializzazione. Insomma, a breve nello storico palazzo di Milano torneranno le persone, per abitarci, lavorare e, fatto non meno importante, semplicemente per stare insieme.
E ciò accadrà grazie a Vivo al Venti: un progetto di restauro conservativo che coniuga la valorizzazione di un bene artistico cittadino con la necessità di rispondere alla crescente domanda di appartamenti e di spazi per servizi e altre attività.
“Due obiettivi apparentemente in antitesi tra loro. Da un lato – ha spiegato nel corso della presentazione di Vivo al Venti alla stampa Fabio Carrozzo, amministratore delegato di Polaris Real Estate Sgr. – si ristruttura, restaura e valorizza un edificio di pregio, contribuendo a riqualificare una parte importante della città senza consumare territorio e senza utilizzare contributi pubblici; dall’altro lato si riesce a dedicare il 70 per cento degli appartamenti all’affitto da destinare a giovani coppie, single, professionisti”.
Vivo al Venti, infatti, offre la possibilità sia di affittare appartamenti a canone calmierato, sia di acquistarne sul libero mercato. Il 70 per cento della superficie commerciale delle unità abitative è destinata alla locazione, mentre il complementare 30 per cento alla vendita. Il piano terra ospita attività commerciali e progetti di promozione del territorio.
“Quella condotta attraverso il progetto Vivo al Venti – ha sottolineato il vicesindaco Elide Tisi – si prefigura come una intelligente operazione di restauro conservativo, capace anche di generare importanti ricadute sociali. Un intervento che, nei fatti, restituisce al territorio e ai cittadini una risorsa molto preziosa in termini di spazi residenziali, commerciali o da destinare a servizi e ad altre funzioni.
La scelta compiuta con Vivo al Venti – ha aggiunto Tisi – risponde pienamente all’esigenza di aumentare l’offerta di soluzioni abitative a canone sostenibile in un momento in cui, anche a causa della crisi economica che fa sentire i suoi effetti sui redditi di tante giovani famiglie torinesi, la domanda di case risulta in crescita continua. E’ dunque più che benvenuto questo progetto che contribuisce a incrementare quel patrimonio cittadino costituito da modelli di abitare innovativi e sostenibili, ponendo attenzione anche alle relazioni tra le persone”.
Con il progetto di restauro del palazzo juvarriano vengono infatti offerte – a giovani coppie, famiglie con bimbi e single con meno di quarant’anni – opportunità e spazi per sviluppare nuove attività e forme di abitare, incentivando in questo modo lo sviluppo di nuove relazioni, progetti e idee come, ad esempio, la possibilità di cercare insieme soluzioni ai problemi di vita quotidiana (cura dei bambini, acquisti in gruppo, ecc.) o condividere parte del tempo libero con attività ricreative, artistiche, culturali e altro ancora.
Il progetto Vivo al Venti è promosso dal FASP (Fondo Abitare Sostenibile Piemonte), un fondo immobiliare etico nel quale confluiscono risorse provenienti da Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR e dal patrimonio di fondazioni bancarie piemontesi. Il fondo ha durata 25ennale ed è gestito da Polaris Real Estate SGR.

Maggiori informazioni sul sito del progetto Vivo al Venti

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Apr 16


In città l’offerta potenziale di alloggi è superiore alla domanda reale. A fronte di quasi 500mila unità abitative di categoria catastale A (immobili residenziali), all’anagrafe torinese sono registrati 442.321 nuclei familiari. Fatti i dovuti aggiustamenti (conteggiando le persone domiciliate nel capoluogo piemontese ma con residenza altrove, gli appartamenti in corso di ristrutturazione, ecc.) risulterebbe così che in città sono oggi all’incirca 40mila gli alloggi vuoti. Un dato indotto e misurato per differenza, ma comunque giudicato assai attendibile, anche perché in linea con le risultanze del censimento del 2001 (i dati dell’ultima indagine statistica decennale non sono ancora a disposizione) quando gli appartamenti sfitti a Torino erano stati calcolati in più di 30mila. La fame di alloggi potrebbe dunque, almeno sulla carta, essere placata con quanto già può offrire il mercato della locazione e così potrebbe trovare soluzione un problema che, complice l’attuale e pesante crisi economica, tocca un numero sempre maggiore di famiglie. Ma nel mercato degli affitti non esiste una mano invisibile che riesca ad accoppiare automaticamente domanda e offerta, perciò bisogna fare in modo di favorire l’incontro tra chi ha bisogno di un tetto e chi può metterlo a disposizione. Obiettivo che si pone “Mai più sfitti: dare valore agli alloggi, conservare dignità delle persone”, un’iniziativa che punta a sensibilizzare i proprietari di alloggi e a creare le condizioni per facilitare l’offerta di immobili in affitto a canone sostenibile. Realizzata da Città di Torino e Arcidiocesi del capoluogo piemontese, l’iniziativa è stata presentata questa mattina al Circolo della Stampa dal sindaco Piero Fassino, dall’arcivescovo Cesare Nosiglia, dall’assessore comunale alle Politiche sociali e per la Casa, Elide Tisi, e da Pierluigi Dovis della Caritas diocesana torinese. “Accanto a strumenti come l’agenzia comunale Locare, attiva già da un decennio e che ogni anno consente di trovare un alloggio in affitto a canone concordato ad oltre 300 famiglie, occorre – ha evidenziato il sindaco Fassino – incentivare il mercato della locazione assicurando incentivi e agevolazioni fiscali, sia per proprietari sia per gli inquilini, e garantendo contributi a sostegno dell’affitto”. Ma non solo. “Serve – ha aggiunto Fassino – anche essere consapevoli che stiamo vivendo un momento di particolare difficoltà per tante famiglie che, per la perdita del lavoro o per altri motivi, vedono il proprio reddito ridursi tanto da non poter più garantire un bene primario come la casa. E allora serve maggiore disponibilità da parte di tutti perché una città non è una somma di persone, ma è una comunità. Le famiglie in condizioni di disagio non possono essere abbandonate a loro stesse. Dare risposta a un tema come il bisogno di abitazione – ha affermato il sindaco – è un modo concreto per esprimere quelle solidarietà e fraternità che, per una città come la nostra, sono da sempre elemento caratterizzante”. La casa è una questione di dignità. Per l’arcivescovo Cesare Nosiglia è “inaccettabile, moralmente e umanamente, tollerare la presenza di tante famiglie che non riescono a trovare un appartamento, nonostante una certa disponibilità oggettiva di abitazioni”. Esistono poi motivazioni anche economiche che sostengono l’opportunità di offrire le case non utilizzate nella logica dell’affitto. “Un alloggio vuoto – ha sottolineato il presule – si deteriora più e prima che uno abitato. Nel giro di pochi anni finisce col deprezzarsi ancora di più, perché poco mantenuto e curato. Tanto che, all’eventuale momento della vendita rende assai meno del previsto. Insomma, tenere un alloggio sfitto è un affare in perdita, un cattivo affare!”. Per questo – come ha ricordato Nosiglia – è nata l’idea di “chiedere ai cittadini torinesi e a quelli che abitano i comuni della prima cintura di aderire ad una iniziativa concreta: mettere l’alloggio sfitto a disposizione delle persone più vulnerabili, a costi contenuti. In questo modo si può ridare valore economico al bene e, nel contempo, sostenere e conservare la dignità di persone e famiglie”. Nel corso della conferenza stampa sull’iniziativa “Mai più sfitti” sono stati resi noti anche i dati del VIII Rapporto sulla condizione abitativa, curato dalla Divisione edilizia residenziale della Città di Torino. Una fotografia dell’emergenza casa attraverso i numeri presentati dall’assessore Elide Tisi: in città sono18.109 gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, 9.965 appartamenti è il fabbisogno di case stimato (fonte ultimo bando generale), 7.800 sono le domande del VI Bando generale, 649 le domande di emergenza abitativa, 607 gli alloggi sociali assegnati (il 38% da bando, il 25% emergenza abitativa, il 34% segnalazione dei Servizi Socio-Assistenziali; 3% altro), 7.200 le domande al Fondo Nazionale di sostegno alla locazione, 321 gli alloggi affittati nell’ultimo anno tramite l’agenzia Locare.

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Mar 14



La crisi colpisce le famiglie: aumentano affitti e sfratti

L’intervento di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata realizzato da Atc presso l’area ex Nebiolo – dove su una superficie di 6mila metri quadrati tra via Como e corso Novara sono stati costruiti 160 alloggi di diverse metrature, garage e box auto – ha fatto da cornice alla presentazione del Rapporto 2010 dell’Osservatorio sulla condizione abitativa.

Giunto alla sua settima edizione, il Rapporto 2010 è un’analisi approfondita delle condizioni abitative e del mercato della locazione torinese che – grazie all’ausilio di tabelle e grafici – illustra le politiche pubbliche promosse dalla Città e da altri Enti territoriali, oltre a tracciare un quadro aggiornato della situazione del patrimonio abitativo pubblico.

Il Rapporto – a cura dal Settore Bandi e Assegnazioni della Divisione Edilizia Residenziale Pubblica –, oltre a essere il risultato di un costante lavoro di analisi del territorio e delle dinamiche abitative, permette di ricostruire l’andamento storico di un indicatore prescelto, e rappresenta un sistema organizzato di dati e conoscenze utili ad orientare le future politiche pubbliche.

Il Rapporto mette anche in relazione le diverse fonti di dati per costruire un quadro coerente e aggiornato a fronte di alcune tendenze ormai consolidate, quali la riduzione dell’impegno finanziario dello Stato nelle politiche per la casa; l’apertura al mercato privato in mancanza di risposte da parte dell’edilizia sociale; la diversificazione e la crescita della domanda abitativa, e il passaggio di alcune competenze dalle Regioni ai Comuni – questi ultimi con una crescente carenza di risorse.

Emerge, da questa nuova edizione, la diffusa difficoltà delle famiglie a far fronte alla crisi economica. Come ha ricordato questa mattina l’assessore Tricarico: “Le richieste di sfratto nel 2010 sono state 3513, di cui il 91% per morosità. Abbiamo toccato un record – ha proseguito l’assessore – che non deriva dalla mancanza di volontà degli inquilini, ma dall’impossibilità a pagare”. Tricarico ha poi insistito sulla necessità di favorire la locazione delle case vuote che ci sono in Città per dare risposte al fabbisogno abitativo dei torinesi. “Le case popolari non bastano, non siamo in grado di esaurire tutta la graduatoria delle persone che presentano la richiesta: occorre rendere conveniente il mercato dell’affitto”, ha spiegato. Per esempio, attraverso contributi alle famiglie e incentivando gli affitti, ma non solo. “C’è bisogno di una legge nazionale che favorisca la locazione, che riduca in maniera certa i tempi per il recupero dell’alloggio da parte dei proprietari, e di una legislazione regionale che favorisca gli inquilini”, ha concluso Tricarico.

[L’articolo completo è disponibile su TorinoClick del 14/03/2011]

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