“Quale modello si società vogliamo?” è l’interrogativo con cui ha concluso il suo intervento il professor Mario Dogliani, docente di Diritto costituzionale all’Università di Torino, nel corso del convegno La Resistenza oggi, valori e attualità, promosso dall’Associazione tra consiglieri comunali già componenti il Consiglio Comunale di Torino. L’incontro – una riflessione sui valori della lotta partigiana e su quanto questi principi incidono sulla nostra convivenza civile – si è svolto in sala Rossa con la partecipazione del sindaco Piero Fassino, il giornalista Alberto Papuzzi e il presidente Anpi (associazione nazionale partigiani italiani) Diego Novelli. Al dibattito hanno partecipato gli studenti del liceo artistico Aldo Passoni. A loro si sono rivolti
i relatori raccontando la Resistenza, vissuta anche sulla loro pelle, (Novelli ha incentrato il suo intervento sul perché essere antifascista) e toccando quei temi oggi sempre più alla ribalta: la politica malata, i partiti svuotati di valori costituzionali, la difficile convivenza civile. Ma un antidoto a questo disfacimento sociale c’è e sono i valori della Resistenza e della Costituzione che quella lotta incarna nei sui principi fondamentali.
“La Costituzione contiene un progetto di società futura e di visione del mondo – ha sottolineato Dogliani –. Essa affianca alla tutela dei diritti individuali (libertà di associazione, stampa) un nuovo capitolo, quello dei diritti sociali, intesi come pretese dei cittadini verso lo Stato, affinché ponga in essere attività in loro favore. Dietro questa idea c’è un’interpretazione della società secondo la quale una parte di essa, quella composta dai lavoratori salariati, deve essere risarcita perché giunge dalle società precedenti in modo svantaggiato”. Insomma la Repubblica ha il compito di ridistribuire la ricchezza tra i lavoratori affinché tutti possano essere cittadini a pieno titolo. La Resistenza restituisce alla politica un’idea fondamentale: l’autonomia dal potere religioso, politico ed economico: “I partiti devono stabilire un diaframma tra il potere economico e politico, per questa ragione – ha concluso Dogliani – mi preoccupano le posizioni di quanti oggi sostengono che si può fare a meno della politica e dei partiti perché sono le stesse tesi diffuse dal fascismo negli anni Venti”.
Anche Fassino ha sottolineato l’importanza di parlare oggi di Resistenza per richiamarne i valori e l’attualità, per contrastare l’insorgere del nazifascismo in Europa (ha ricordato i fatti di Tolosa) e in Italia. “L’incontro di questa mattina non è un rito o una celebrazione formale, ma una riflessione su un passaggio cruciale della storia del nostro Paese passando dalla dittatura, dalla guerra, dal coinvolgimento di un intero popolo, per approdare alla repubblica, alla Costituzione, all’affermazione dei diritti di solidarietà, di giustizia sociale, di uguaglianza” ha detto il sindaco.
“Il revisionismo storico, la pubblicistica negazionista che riscrive il nazifascismo, l’Olocausto, le persecuzioni degli ebrei – ha continuato il primo cittadino – tentano di dare una rappresentazione molto lontana da vero, negando lo sterminio di sei milioni di ebrei nei campi di sterminio, liquidandolo come invenzione della propaganda sionista”. “Riflettere su quel momento della nostra storia – ha concluso Fassino – ha un valore attuale. Basta spostare i nostro sguardo su altre parti del mondo per vedere Paesi piegati dalla dittatura, dove la giustizia e la democrazia sono calpestati, dove le armi sostituiscono la dialettica politica. Per questa ragione è straordinaria la vittoria elettorale in Birmania, dove una donna coraggiosa Aung San Suu Kyi, dopo 17 anni di isolamento totale, ha saputo guidare il suo popolo in un passaggio elettorale fondamentale. Il ricordo di oggi deve trasformarsi nella consapevolezza che battersi per i valori della Resistenza, della Costituzione, della Repubblica, deve fare parte dell’agire quotidiano”.
Nel giorno del 25° anniversario della sua scomparsa, la Sala Rossa ha reso omaggio a Primo Levi con un incontro introdotto dal vicepresidente Giulio Cesare Rattazzi, nel corso del quale sono intervenuti il sindaco Piero Fassino, il vicepresidente del Centro studi “Primo Levi” Ernesto Ferrero, il presidente della Comunità ebraica di Torino, Beppe Segre e il professor Oscar Chiantore, della Facoltà di Chimica.
Il vicepresidente Rattazzi, dopo aver letto un messaggio di saluto del presidente Giovanni Maria Ferraris, assente per motivi di salute, ha aperto l’incontro ringraziando i convenuti e sottolineando come ”Primo Levi abbia descritto come una creatura umana perda la dignità per il totalitarismo e la distruzione di massa. Levi ha avuto il coraggio di raccontare ciò che ha vissuto”. Per il Centro internazionale di studi “Primo Levi” ha quindi preso la parola Ernesto Ferrero: “Se siamo qui a testimoniare per Primo Levi, grande torinese, è perché è uno dei non molti scrittori che crescono sempre più alla distanza degli anni. Con il suo racconto – ha concluso Ferrero – non vuole commuoverci e non si atteggia a vittima, vuole farci capire, ci chiede di essere accompagnato nel viaggio che lo porterà all’opera “Sommersi e salvati”.
Beppe Segre, intervenendo a nome della Comunità ebraica torinese, ha affermato: “Primo Levi lo portiamo nel cuore, quanto ha scritto ci ha plasmato e forse non sappiamo quanto. Solo grazie a “Se questo è un uomo” conosciamo il dramma di persone altresì sconosciute. Lui è lo scrittore di tutto il mondo, ma radicato nel mondo piemontese.
Il professor Chiantore ha quindi rievocato la traiettoria del Primo Levi chimico, alla luce delle varie iniziative con le quali la Facoltà di Chimica, nella sua sede di corso Massimo d’Azeglio, ha reso omaggio al suo prestigioso allievo, al quale è dedicata l’aula magna.
E’ poi stato il sindaco Piero Fassino a concludere la cerimonia, tracciando il ritratto di “un uomo che ha segnato di sé la vita di questa città, di questo Paese, che ha lasciato un segno nella cultura mondiale”. Ricordando il ruolo di Primo Levi quale testimone dell’immane tragedia dei campi di sterminio, il primo cittadino ha sottolineato come il tempo faccia correre ai fatti il rischio dell’oblio. “Dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni la testimonianza di quanto accadde allora, contrastando il revisionismo che cerca di negare quella catena di orrori” ha sostenuto Fassino, ribadendo la necessità di “affermare i valori della democrazia, della solidarietà, della libertà, fondamento di una società in cui ciascuno possa sentirsi libero”. Primo Levi, “uomo poliedrico nella sua umanità straordinaria, orgoglioso della sua torinesità, partecipe della comunità ebraica” ci ha fornito con le sue opere “uno strumento straordinario per questo impegno nel perpetuare la memoria”. Opere nelle quali Levi ha saputo “fondere intellettualmente professione, cittadinanza, identità, rapporto con il proprio Paese”. “I 25 anni trascorsi dalla sua scomparsa non hanno offuscato il valore delle sue opere, che restano fondamentali per interpretare il presente e il futuro stesso”.