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Mag 09


La Città di Torino ha ricevuto oggi il premio Smart City, promosso da Smau e Anci Piemonte, per l’accordo stipulato tra Città e Poste italiane che ha avviato la possibilità di emettere certificati anagrafici attraverso gli sportelli postali. Ha ritirato il premio l’assessore al servizi Informativi, Stefano Gallo. Tra le innovazioni finaliste anche i Totem informativi sparsi per la città: stazioni telematiche dalle quali accedere ai servizi comunali, recuperare documenti e sbrigare pratiche. Il totem installato all’ipermercato Auchan di corso Romania sono stati distribuiti 5000 certificati in sei mesi. Altro progetto segnalato, il Cruscotto urbano: sviluppato dal CSI Piemonte, permette la ricostruzione di una fotografia aggiornata e puntuale del tessuto urbano, fondamentale per analizzare e interpretare i dati a supporto delle azioni di governo e pianificazione strategica della Città.
Nel corso della premiazione si sono succeduti numerosi interventi, che hanno sottolineato alcuni aspetti fondamentali della via italiana alla smart city: la necessità di fare sistema a livello nazionale tra imprese ed enti pubblici; la centralità delle persone più che delle tecnologie nella progettazione di nuove modalità di servizio; il tema della reingegnerizzazione delle procedure, ovvero della riscrittura dei modelli di erogazione dei servizi che si attengano a due priorità: il mantenimento degli standard (se non il loro miglioramento) e l’efficienza economica. In tempi di riduzione della spesa pubblica, questo tema rappresenta un’importante risposta alle esigenze dei Comuni di mantenere gli standard con una più risicata disponibilità di risorse.
Smart City Roadshow è un’iniziativa di Smau e Anci nata nel 2011 e declinata in un circuito di appuntamenti nei distretti italiani più dinamici e ricchi di imprenditorialità, dedicato agli amministratori locali, alle imprese del territorio e ai media. L’evento valorizza e mette a fattore comune le esperienze in corso da parte dei comuni piccoli, medi e grandi più all’avanguardia in tema Smart City, sfruttando la piattaforma Smau sul territorio per dar voce, da una parte alle esperienze delle aziende internazionali attive in progetti innovativi e dall’altra alle imprese e amministrazioni locali che hanno in corso progettualità virtuose in Italia.
Una città non può dirsi smart se non parte dalle persone. Lo fanno i promotori di Parloma, un sistema informatico che utilizza la tecnologia usata da Wii per produrre una comunicazione via internet a servizio delle persone sordocieche; lo fanno gli inventori di un portale (First Life): tra gli utenti che vivono in uno stesso quartiere condividono opportunità, segnalazioni, appuntamenti come in un social network ma in modalità di “realtà aumentata”. Entrambi i progetti sono vincitori di un contributo per la social innovation erogato dal Miur. Una città smart è orientata all’inclusione e alla possibilità per tutti di svolgervi un ruolo attivo. “Torino sta predisponendo un masterplan, Smile, che da settembre offrirà un modello di sviluppo condiviso su area metropolitana con le oltre 400 aziende coinvolte dalla Fondazione Smart City – ha annunciato Enzo lavolta, assessore all’Innovazione della Città di Torino – molte delle quali sono piccole imprese che chiedono un riconoscimento dello sforzo di ricerca compiuto al loro interno”.
È una modalità, quella della condivisione pubblico-privato, che è nata a Torino e cha ha permesso a TorinoWireless, che sta conducendo il processo di costruzione del masterplan Smile, di diventare punto di riferimento nazionale per i progetti condotti dall’Anci. “Si tratta di progetti collaborativi – ha affermato Mario Manzo di TorinoWireless – dove grandi imprese si mettono a disposizione di progetti comuni al servizio di piccole e medie imprese, sulla linea delle competenze e soprattutto in ambiti come lo smart building e l’inclusione sociale”.
Questo avviene a Torino e non altrove perché la città ha visto nascere, nella sua storia industriale, vocazioni mutiple: “Qui c’è un humus fertile – ha commentato in conclusione il sindaco, Piero Fassino – che consente di valorizzare questa larghissima presenza di start up e grandi aziende in settori strategici. La presenza di Smau in città permette di realizzare una sintesi per rilanciare il modello di città intelligente verso un’altra dimensione progettuale. Torino ha creduto nell’idea di smart city, ne ha fatto un asse strategico e ha fatto un tratto di strada importante in questi anni. Grazie alla ricerca di fondi attuata nel 2012 siamo presenti in 12 progetti finanziati dal Miur e siamo fiduciosi nella possibilità offerta prossimamente dai fondi europei. Ora stiamo consolidando e socializzando il lavoro fin qui fatto”.
Fassino ha anche rivendicato un ruolo importante della città nella costruzione di una strategia nazionale per le smart city. “Abbiamo fortemente voluto in sede Anci l’Osservatorio Cittalia per mettere a disposizione di tutti i comuni una struttura di supporto che permettesse a tutti di condividere una grande opportunità di rinnovamento. Riteniamo che Torino abbia offerto il modo di compiere un salto di qualità che avrà indubbi vantaggi per tutto il Paese”.

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Feb 23


Cos’è una città smart? È una città che rifonda il suo sistema produttivo sulle smart grids – le reti tecnologiche -, condivide le sue scelte con i cittadini per costruire una “democrazia della sostenibilità”, riduce le sue emissioni attraverso scelte amministrative e stimolando un cambio di mentalità. Reingegnerizza i suoi sistemi per consumare meno e far fronte alla carenza di risorse economiche. Una smart city è una rivoluzione culturale, che ha nelle amministrazioni locali gli attori di una messinscena globale con l’obiettivo di un minore impatto ambientale a parità di attività umane. È una vera azione “glocal”, un nuovo atteggiamento culturale globale che si applica localmente.
Il futuro delle città, insomma, non potrà non essere smart, ovvero intelligente, dato che oggi oltre il 50 percento della popolazione mondiale vive in agglomerati urbani. Ne hanno discusso oggi a Torino amministratori comunali, top manager di industrie ad alta tecnologia, direttori di centri di ricerca, chiamati a raccolta dall’Associazione nazionale comuni italiani e dalla Città di Torino per il convegno Le smart cities dell’Anci. Un evento fortemente voluto dall’assessore Enzo Lavolta, coordinatore del tavolo nazionale Anci sul tema, e dal sindaco Piero Fassino, che ha permesso di rilanciare il progetto su una prospettiva nazionale, forti del grande interesse di comuni grandi e piccoli a percorrere questa strada e della presenza “pesante” e decisiva del Governo, che stanzierà nei prossimi mesi un miliardo di euro per cofinanziare progetti smart. Questo contributo permetterà alle amministrazioni comunali italiane di costruire alleanze e mettersi ad un livello utile a raccogliere gli ulteriori finanziamenti previsti dall’Unione europea. Altissimo numero di presenze, sale del centro congressi Torino Incontra strapiene, diretta twitter seguitissima e ampiamente retwittata.
Aperto con i saluti di Lavolta, il convegno ha visto intervenire numerosi sindaci e vicesindaci. Per tutti, valga l’intervento del presidente Anci Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia, che ha esordito ricordando che “i sindaci sono abituati a lavorare e non lamentarsi. Attitudine che è un patrimonio del Paese. L’impegno dell’Anci si rivolgerà a un nuovo sforzo, quello di mettere in rete esperienze e competenze in modo da elaborare progetti condivisi e forti – ha sottolineato il sindaco – con il rafforzamento del tavolo già esistente. Un altro tavolo sta per essere formato per elaborare proposte sulla riforma fiscale da sottoporre al Governo”. I temi non sono così distanti: la necessità di risorse mette in luce il Patto di stabilità e – come riaffermato ancora una volta da Fassino e da Delrio stesso – di escludere dal Patto la spesa per investimenti. Tant’è che il presidente Anci chiede di “escludere dal Patto anche gli investimenti a venire promessi da Profumo; negli Stati Uniti il pil è stato sorretto da investimenti in tecnologia nelle PA: è un tema che ci deve far riflettere”. Ma soprattutto, ha concluso Delrio, “dobbiamo ricordare che il tema dell’innovazione tecnologica è tema di democrazia. La diffusione di servizi di rete, l’opportunità di interagire con le istituzioni sono possibilità di grande valore politico”, non dimenticando che e la partecipazione alle scelte da parte di tutti è una necessità di progetti come questo, dove l’innovazione nasce dall’esplicitarsi di bisogni reali e da idee che nascono dal confronto degli utilizzatori. Il convegno si è dimostrato un importante punto di partenza per un progetto-paese, come l’ha definito Delrio, che deve trovare dietro alle brutte pagine di storia degli ultimi tempi il coraggio di ripartire, meglio se da un progetto che ha nell’innovazione e nella difesa del patrimonio ambientale i suoi punti di forza.

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