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Giu 30


Si è tenuta oggi la Cerimonia di insediamento del nuovo Consiglio comunale e della nuova sindaca di Torino, Chiara Appendino. In Sala Rossa, gremita non soltanto di vecchi e nuovi consiglieri, ma anche di autorità e rappresentanti delle principali istituzioni della Città, Alessandra Salvadori, presidente della Commissione elettorale del Tribunale ha ufficialmente proclamato gli eletti e avviato la Consiliatura 2016-2021.

Pubblichiamo integralmente il testo del discorso che Chiara Appendino ha rivolto ai presenti e a tutti i cittadini torinesi durante la cerimonia.

Signore e Signori
Consiglieri,
Vorrei anzitutto ringraziare gli uffici del Tribunale, tutte le autorità civili e militari presenti, le istituzioni locali e gli Uffici Comunali.
Prima di iniziare mi preme ricordare le vittime dell’attentato di Istanbul di pochi giorni fa: troppe volte in questo Consiglio ci è capitato di affrontare questi tristi momenti che sono purtroppo sempre più frequenti. La violenza non è mai giustificabile e non può essere tollerata in nessuna forma.
Ciascuno di noi è stato scelto dai torinesi per sedere in quest’aula e rappresentare la nostra amata Torino, custodendo, governando e migliorando l’eredità di coloro che ci hanno preceduto.
Non sono di rito i ringraziamenti agli amministratori che hanno ricoperto i ruoli e gli incarichi che ora sono affidati per i prossimi cinque anni a noi. Nella figura del mio predecessore, Piero Fassino, desidero riassumere un sentito grazie a ciascuno.
Questo è il luogo del confronto e dell’incontro; questo è il luogo nel quale dialogheremo, portando nei dibattiti che ci saranno la nostra passione e le nostre idee e, insieme, decideremo per il bene di Torino. Il monito inscritto nella tela del soffitto di quest’aula ci ricorda che nessuno è detentore della verità assoluta, ma solo nel consiglio, inteso come metodo costante di confronto, si può ambire alla vera sapienza.
Viviamo un momento storico di forti tensioni sociali e politiche, assistendo ad un aumento della distanza tra governanti e governati, ma anche tra popoli che pensavamo ormai uniti. Quell’Unione Europea, che avrebbe dovuto essere un ponte tra differenti anime, per costituire un modello di unità nella diversità si interroga ora, a pochi giorni dal referendum del Regno Unito, su quale sia il proprio destino e quali le risposte rimaste inevase. Il trionfo delle democrazie occidentali al quale abbiamo assistito dopo la seconda guerra mondiale e, ancora di più, dopo il crollo dei regimi socialisti dell’89, sembra ora arenato, messo nell’incapacità di arginare crescenti estremismi ed una insofferenza fatta ormai cifra dell’azione politica.
Occorre una nuova concezione della Politica, come più volte ho affermato in questi mesi, nella quale le componenti del servizio, della partecipazione e dell’ascolto siano i pilastri di un rinnovato edificio sociale. Ciascuno di noi non può, infatti, considerarsi privo di responsabilità per ciò che accade anche a migliaia di chilometri di distanza dalla città nella quale viviamo. In un mondo globalizzato le idee e gli esempi viaggiano così veloci da diventare quasi istantaneamente motori del cambiamento, tanto positivo quanto negativo.
Noi tutti siamo chiamati a diventare Persone, uniche nella propria identità, responsabili nei confronti del Prossimo e attivi operatori di una solidarietà che prescinda dalle paure ataviche, iscritte nella millenaria storia della nostra evoluzione biologica. Sappiamo bene, infatti, che il mantenimento delle norme che ci siamo dati per garantire la convivenza civile è necessario e tutti coloro che partecipano al patto sociale sono portatori di diritti e soggetti ai doveri. Ma sappiamo anche che solo in una società armoniosa e strutturalmente solidale si può avere una reale sicurezza.
Le risorse naturali, sebbene finite, sono in grado di accogliere la vita di ogni essere vivente, consentendo loro nel breve spazio della propria esistenza di contribuire in modo unico ed irripetibile alla storia.
Tutto ciò non è però possibile se si costruiscono muri di diffidenza e di paura, si abbattono ponti costruiti con difficoltà in tanti anni di lavoro e, soprattutto, si tradisce la fiducia che era stata riposta nell’Altro.
Come amministratori di una Città noi abbiamo il dovere di ripartire proprio dalla fiducia che i torinesi hanno avuto in noi e, con un lavoro che sarà collegiale con ciascuno di voi che sederà in quest’aula, al di la delle parti politiche, dimostrare che il Prossimo non è nostro nemico, che non siamo in pericolo se usciamo da noi stessi per andare ad incontrarlo. “Nessun uomo è un’isola”, scriveva John Donne e ora, in questo dilagare di egoismo e particolarismo, queste parole devono risuonare come un forte monito a ricordare la nostra profonda natura umana.
Siamo ripartiti dalle periferie di Torino e abbiamo annunciato che entro il mese di Ottobre presenteremo un protocollo per il rilancio e la riqualificazione di tutti i quartieri della nostra Città. E’ più complesso invece ripartire dalle periferie esistenziali, quelle nelle quali ciascuno di noi può scivolare o si può rifugiare nei momenti di smarrimento. Il nostro dovere di Amministratori sarà rimettere al centro ogni torinese, in particolare i più fragili, per far sentir loro che la Città, la loro Città, gli è vicino. Non abbiamo l’illusione di poter cambiare la realtà con un delibera, di risolvere una volta per sempre la povertà oppure la solitudine, ma abbiamo il dovere di dedicare ogni nostra energia affinché ciascuno si senta parte di questa Comunità Urbana.
È indispensabile coinvolgere in questo grande progetto tutte le istituzioni, quelle locali come le circoscrizioni, la Città Metropolitana e la Regione, e quelle nazionali ed Europee, l’Università e il Politecnico, ma anche tutti i soggetti della società torinese, come le realtà religiose, in primo luogo l’Arcidiocesi, ma anche le comunità Islamiche, le Chiese Ortodosse e i credenti di ogni fede. Le associazioni, di qualsivoglia tipologia, rappresentano inoltre i corpi intermedi che rendono una Città viva e dialogante, mediando le istanze e svolgendo un indispensabile ruolo di rappresentanza.
Le imprese, dalle micro alle grandi, passando per le medie e gli artigiani, che sono chiamate ad affrontare la sfida delle nuove tecnologie e dell’innovazione, costituiscono la struttura portante della nostra comunità urbana e Torino, ne siamo certi, dovrà rafforzare e proseguire la propria grande tradizione produttiva e manifatturiera che qui in più di un secolo ha messo solide radici.
La Città si offre come partner istituzionale per tutti coloro che favoriranno l’insediamento di imprese provenienti da paesi Europei o extra europei. La sfida sarà, infatti, fare sistema per rendere il nostro territorio più attrattivo ed ognuno dovrà contribuire per questo comune obiettivo.
Le città sono, inoltre, ormai fabbriche del sapere organizzato, nelle quali ogni parte concorre, come in un mosaico disegnato con cura, a dare supporto e energia a tutti coloro che interagiscono in modo armonioso. Torino ha anche un immenso patrimonio di cultura e di creatività, che abbiamo ereditato e che è dovere per tutti coloro che amano la nostra Città rafforzare e promuovere.
Il ridisegno del welfare, al quale cercheremo di dedicare ogni risorsa che riusciremo a reperire riorganizzando la struttura amministrativa della Città, dovrà ripartire proprio dalle persone, mettendo al centro i loro bisogni e cercando di dare a ciascuno la possibilità di realizzare i propri progetti e i propri sogni. Coloro che lavorano per la Città devono essere orgogliosi di ciò che ogni giorno fanno ed essere messi nelle condizioni di dare a tutti noi una Torino più efficiente e semplice.
Una delle prime delibere che questo Consiglio dovrà esaminare sarà, come di prassi, la delibera quadro sull’organizzazione degli Uffici. In quel testo si troverà chiaramente esposto il nostro progetto di tagliare almeno del 30% i costi degli staff della Giunta e dei Dirigenti fiduciari. Mi auguro che ci possa essere da parte di ogni consigliere comunale una piena partecipazione a questa scelta. Come abbiamo detto nei mesi passati queste risorse saranno immediatamente usate per un fondo per aiutare i giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Non si tratta della soluzione di questo grande problema per la nostra città, ma di un segnale: nessuno di noi è insensibile alla tristezza e alla rassegnazione che si legge negli occhi di un giovane che non studia e non lavora, un pezzo di futuro abbandonato.
Avremo modo nelle prossime sedute del Consiglio di dibattere le linee di mandato per il governo di Torino fino al 2021, auspico che quello sia il primo banco di prova per inaugurare una stagione di dialogo franco e di confronto nell’interesse unico ed esclusivo di Torino.
Nel passati cinque anni ero seduta nei banchi dell’opposizione poco sotto il quadro che raffigura Gianfrancesco Bellezia, grande sindaco di Torino dell’inizio del XVII secolo. Durante la pestilenza del 1630, a soli 28 anni, sentì su di sé la responsabilità di una città e rimase a Torino, a rischio della propria stessa vita, per coordinare quel poco di struttura sanitaria che in quell’epoca esisteva e soprattutto dimostrare che le Istituzioni sono più grandi della nostra natura umana. A quel modello di servizio cercherò di ispirare il mio mandato, garantendovi fin d’ora che ogni mia energia sarà spesa per Torino.
Abbiamo, tutti insieme, l’occasione di cambiare la Storia. Adriano Olivetti scriveva “Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande.”
A tutti noi un augurio di buon lavoro. Grazie.

Chiara Appendino, Sindaca di Torino

[fonte: TorinoClick]

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Mag 30



La Commissione Elettorale ha effettuato a Palazzo Civico la proclamazione degli eletti in Sala Rossa, 40 più il sindaco.

Insediandosi formalmente dopo la proclamazione, il nuovo primo cittadino è intervenuto brevemente di fronte ad una Sala Rossa gremita. Dopo aver espresso dolore e sdegno per l’attentato di questa mattina in Afghanistan, che ha provocato il ferimento di cinque militari italiani, ha reso omaggio ai suoi predecessori e in particolare a Sergio Chiamparino, sottolineandone l’autorevolezza e la capacità con le quali ha guidato Torino per dieci anni.
Impegnandosi ad essere il sindaco di tutti, Fassino ha sottolineato come per la città si sia aperto un nuovo ciclo, che vede la vecchia factory town assumere un’identità plurale, dove all’industria automobilistica (che deve continuare a essere una realtà importante) si affiancano realtà rilevanti come quella finanziaria, il polo universitario, il settore terziario, un’offerta culturale di eccellenza.
E’ il frutto, ha rimarcato Fassino, della mobilitazione delle risorse umane, professionali, tecnologiche e finanziarie della società, unita al coraggio e alla determinazione dell’Amministrazione comunale nel perseguire la trasformazione.
Di fronte alla crisi economica e sociale, che incide anche sotto la Mole, vi sono sfide impegnative. Creare lavoro e stabilità di reddito per i precari, assicurare la coesione sociale offrendo servizi per infanzia, famiglie, anziani, integrazione multiculturale. E poi, fare di Torino una città in cui le donne siano sempre più motore di sviluppo e investire nel sapere e nella conoscenza, per una Torino capitale dell’innovazione e della scienza. Attenzione anche per la sostenibilità ambientale e la mobilità.
Possiamo vincere la sfida, ha detto Fassino, perché questa città è un giacimento straordinario di imprese, sapere e competenze: responsabilità delle istituzioni è mettere in campo progettualità e strumenti per promuovere una nuova fase di crescita.
Sarà necessaria la condivisione, che il sindaco ha definito come il metodo che ispirerà la sua azione. Confronto in Consiglio comunale cercando ogni convergenza possibile per il bene della città, cooperazione con le Circoscrizioni, concertazione con gli altri Comuni dell’area metropolitana e ricerca di ogni intesa con Provincia e Regione al di là del differente colore politico delle amministrazioni. E soprattutto, dialogo e concertazione con la società torinese nelle sue diverse articolazioni.
Questo, ha spiegato Fassino, anche con la costituzione di un Comitato di indirizzo strategico composto da qualificate personalità torinesi.
Infine, il primo cittadino ha annunciato che entro 48 ore sarà definita la composizione della Giunta, con la conferma del 50% degli incarichi riservato alle donne: la priorità, ha sottolineato, sono le esigenze di buon governo della città, mentre le legittime esigenze di rappresentanza politica dei partiti e della loro dialettica interna possono trovare soddisfazione in altre sedi della politica.
In conclusione, il ringraziamento del sindaco al Capo dello Stato, che ha voluto offrire riconoscimento al ruolo nazionale di Torino e al modo straordinario con cui il capoluogo piemontese sta celebrando i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Avvenuta la proclamazione, il sindaco Piero Fassino, secondo la legge, ha dieci giorni di tempo per convocare la prima seduta del Consiglio comunale, che darà il via alla XV tornata amministrativa dal dopoguerra.

In base alla verifica dei risultati elettorali del 15 e 16 maggio scorsi, oltre al sindaco Piero Fassino, con 255.237 voti validi, risultano ufficialmente eletti in Consiglio comunale:

Partito Democratico, 16 consiglieri:
Stefano Gallo, Enzo Lavolta, Domenico Carretta, Ilda Curti, Luca Cassiani, Stefano Lo Russo, Roberto Tricarico, Michele Paolino, Giulio Cesare Rattazzi, Silvio Viale, Marta Levi, Domenico Mangone, Marco Muzzarelli, Alessandro Altamura, Giovanni Ventura, Lucia Centillo

Popolo della Libertà, 8:
Michele Coppola (candidato sindaco), Maurizio Marrone, Andrea Tronzano, Silvio Magliano, Paola Ambrogio, Paolo Greco Lucchina, Enzo Liardo, Raffaella Furnari

Moderati, 4:
Gabriele Moretti, Michele Dell’Utri, Giovanni Maria Ferraris, Giuliana Tedesco

Lega Nord, 3:
Mario Carossa, Fabrizio Ricca, Roberto Carbonero

Italia dei Valori, 2:
Giuseppe Sbriglio, Giovanni Porcino

Sinistra Ecologia Libertà, 2:
Michele Curto, Marco Grimaldi

Movimento Cinquestelle, 2:

Vittorio Bertola (candidato sindaco), Chiara Appendino

UDC – Unione di Centro, 2:
Alberto Musy (candidato sindaco), Federica Scanderebech

Domenico Coppola Sindaco, 1:
Denis Martucci (per decesso del candidato sindaco)

C.R. – Ufficio stampa del Consiglio comunale

Il discorso del Sindaco Piero Fassino (formato pdf)

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