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Apr 13


“Quale modello si società vogliamo?” è l’interrogativo con cui ha concluso il suo intervento il professor Mario Dogliani, docente di Diritto costituzionale all’Università di Torino, nel corso del convegno La Resistenza oggi, valori e attualità, promosso dall’Associazione tra consiglieri comunali già componenti il Consiglio Comunale di Torino. L’incontro – una riflessione sui valori della lotta partigiana e su quanto questi principi incidono sulla nostra convivenza civile – si è svolto in sala Rossa con la partecipazione del sindaco Piero Fassino, il giornalista Alberto Papuzzi e il presidente Anpi (associazione nazionale partigiani italiani) Diego Novelli. Al dibattito hanno partecipato gli studenti del liceo artistico Aldo Passoni. A loro si sono rivolti
i relatori raccontando la Resistenza, vissuta anche sulla loro pelle, (Novelli ha incentrato il suo intervento sul perché essere antifascista) e toccando quei temi oggi sempre più alla ribalta: la politica malata, i partiti svuotati di valori costituzionali, la difficile convivenza civile. Ma un antidoto a questo disfacimento sociale c’è e sono i valori della Resistenza e della Costituzione che quella lotta incarna nei sui principi fondamentali.
“La Costituzione contiene un progetto di società futura e di visione del mondo – ha sottolineato Dogliani –. Essa affianca alla tutela dei diritti individuali (libertà di associazione, stampa) un nuovo capitolo, quello dei diritti sociali, intesi come pretese dei cittadini verso lo Stato, affinché ponga in essere attività in loro favore. Dietro questa idea c’è un’interpretazione della società secondo la quale una parte di essa, quella composta dai lavoratori salariati, deve essere risarcita perché giunge dalle società precedenti in modo svantaggiato”. Insomma la Repubblica ha il compito di ridistribuire la ricchezza tra i lavoratori affinché tutti possano essere cittadini a pieno titolo. La Resistenza restituisce alla politica un’idea fondamentale: l’autonomia dal potere religioso, politico ed economico: “I partiti devono stabilire un diaframma tra il potere economico e politico, per questa ragione – ha concluso Dogliani – mi preoccupano le posizioni di quanti oggi sostengono che si può fare a meno della politica e dei partiti perché sono le stesse tesi diffuse dal fascismo negli anni Venti”.
Anche Fassino ha sottolineato l’importanza di parlare oggi di Resistenza per richiamarne i valori e l’attualità, per contrastare l’insorgere del nazifascismo in Europa (ha ricordato i fatti di Tolosa) e in Italia. “L’incontro di questa mattina non è un rito o una celebrazione formale, ma una riflessione su un passaggio cruciale della storia del nostro Paese passando dalla dittatura, dalla guerra, dal coinvolgimento di un intero popolo, per approdare alla repubblica, alla Costituzione, all’affermazione dei diritti di solidarietà, di giustizia sociale, di uguaglianza” ha detto il sindaco.
“Il revisionismo storico, la pubblicistica negazionista che riscrive il nazifascismo, l’Olocausto, le persecuzioni degli ebrei – ha continuato il primo cittadino – tentano di dare una rappresentazione molto lontana da vero, negando lo sterminio di sei milioni di ebrei nei campi di sterminio, liquidandolo come invenzione della propaganda sionista”. “Riflettere su quel momento della nostra storia – ha concluso Fassino – ha un valore attuale. Basta spostare i nostro sguardo su altre parti del mondo per vedere Paesi piegati dalla dittatura, dove la giustizia e la democrazia sono calpestati, dove le armi sostituiscono la dialettica politica. Per questa ragione è straordinaria la vittoria elettorale in Birmania, dove una donna coraggiosa Aung San Suu Kyi, dopo 17 anni di isolamento totale, ha saputo guidare il suo popolo in un passaggio elettorale fondamentale. Il ricordo di oggi deve trasformarsi nella consapevolezza che battersi per i valori della Resistenza, della Costituzione, della Repubblica, deve fare parte dell’agire quotidiano”.

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Gen 25



“Dare modo ai torinesi di meditare di fronte alle immagini realizzate nel 1945 dall’adolescente Thomas Geve, appena liberato da Buchenwald, con l’animo di raccontare la tremenda realtà del Lager, è un’encomiabile iniziativa del Museo della Resistenza e della Deportazione, in occasione del Giorno della Memoria. Le cinquanta illustrazioni raccolte nella mostra ‘Qui non ci sono bambini’, copie della collezione dei 79 preziosi originali conservati nel Museo Yad Vashem di Gerusalemme, rappresentano un vivido ricordo della Shoah, la testimonianza di una spaventosa tragedia del Novecento e un monito affinché quelle atrocità non si ripetano mai più” – scrivono il Sindaco Piero Fassino e l’assessore alla Cultura, Maurizio Braccialarghe – in una nota a margine della conferenza stampa che si è svolta questa mattina nella struttura museale di corso Valdocco, 4.

“Thomas Geve, nel giugno 1943, poco più che tredicenne, fu internato insieme alla madre ad Auschiwitz, poi trasferito a Gross-Rosen e infine a Buchenwald; subito dopo la Liberazione, per fermarne il ricordo, disegnò sul retro dei formulari delle SS con pastelli e acquerelli colorati, l’esperienza nel campo di concentramento. Soffermarsi davanti a queste ‘cartoline’ dai tratti miniaturizzati suscita in ciascuno di noi il ricordo della deportazione e dello sterminio di milioni di persone. La macchina dello sterminio messa in funzione dai nazisti coinvolse tutta l’Europa. Le leggi razziali fasciste dall’autunno del 1938, estromisero dalla vita del nostro Paese cittadini che fino a quel momento erano compagni di scuola, colleghi di lavoro, stimati professionisti, amici e uomini pubblici. Migliaia di cittadini italiani ebrei a cui prima si tolse la dignità e poi la vita stessa. Per questo la memoria della Shoah riguarda tutti”.

Come riconoscimento dell’alto valore civile dell’iniziativa, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito alla mostra una propria medaglia di rappresentanza: “Ringraziamo di cuore Thomas Geve per avere accettato l’invito a lasciare per qualche giorno Israele, dove oggi vive. I lettori hanno già apprezzato, grazie alla pubblicazione lo scorso anno da Einaudi, la sua testimonianza”.

Nella nostra città Thomas Geve incontrerà ragazzi, terrà conferenze e assisterà oggi alle 18 al cinema Nazionale all’anteprima italiana del documentario-intervista di Wilhelm Roesing, Nicht’s als das Leben (‘Nient’altro che la vita’). Alla proiezione sarà presente il Vicesindaco, Tom Dealessandri: “Lo sguardo su quel tempo è uno strumento di lettura essenziale della nostra condizione presente. Perché l’orrore di allora non accada mai più”, concludono Fassino e Braccialarghe”.

Informazioni:
Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà
telefono: 011 4420780
mail: info@museodiffusotorino.it
prezzo: intero € 5,00; ridotto € 3,00

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Dic 17



Tra il 18 e il 20 dicembre di ottantotto anni fa le squadre fasciste trucidarono, secondo le fonti ufficiali, undici persone e ne ferirono trenta.
Quell’eccidio, ricordato come la Strage di Torino, si consumò in un mese tragico: alla fine di quel mese di dicembre si contarono molti morti in più.
Operai, sindacalisti, militanti di sinistra, comunisti. La strage “puntava a colpire un’idea di organizzazione popolare e operaia contraria al potere fascista”.
Sull’onda della marcia su Roma (ottobre 1922) il capoluogo piemontese è stato una delle città in cui il fascismo ha operato con durezza e violenza fin dal suo sorgere. Il 17 dicembre arrivarono a Torino molti gruppi di camicie nere provenienti da tutto il Nord Italia. Uno di questi la sera stessa aggredì un tranviere comunista, che nel tentativo di sfuggire all’assalto, uccise due fascisti. La rappresaglia scattò il 18 dicembre 1922.
Ebbe inizio con l’arrivo di una cinquantina di squadristi capitanate dal federale Pietro Brandimarte, all’interno della Camera del Lavoro di Torino, in corso Galileo Ferrarsi. Seguirono le incursioni al Circolo Comunista di Borgata Nizza e al Circolo dei Ferrovieri. Le ‘visite’ presso le abitazioni di comunisti noti, sindacalisti e la violenza nelle strade proseguono senza interruzioni fino al 20 dicembre.

In piazza XVIII Dicembre (Porta Susa) i martiri della Camera del Lavoro sono stati commemorati dalla Città vicino alla lapide che li ricorda.
Presenti il sindaco Sergio Chiamparino; Bruno Segre, presidente della Federazione provinciale torinese dell’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) insieme alle altre autorità cittadine.

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