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Gen 27


Domenica 27 gennaio, Giornata della memoria, istituita per non dimenticare quell’immane tragedia dell’umanità che è stato l’Olocausto. Nella ricorrenza del 27 gennaio 1945, data in cui vennero liberati i prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz e il mondo comprese la ferocia di cui era stato capace il genere umano, saranno commemorate le vittime del nazismo e del fascismo. Auschwitz, Birkenau, Bergen- Belsen, Dachau, Mathausen, Ravensbrück, sono alcuni dei luoghi che evocano nella memoria collettiva il dolore universale per quelle generazioni del Novecento spazzate via dalla aberrazione del nazismo.

Nella nostra città – il cui tributo di sopraffazione e dolore fu notevole con oltre millecinquecento vittime – un ampio programma di manifestazioni, per ricordare quanti sono stati perseguitati, annientati nell’identità, umiliati nei campi di deportazione e uccisi nelle camere a gas. Alle 9.30 al Cimitero Monumentale, in corso Novara 135, si è tenuta la celebrazione in ricordo dello sterminio del popolo ebraico, degli internati militari e di tutti i deportati nei campi nazisti. Alle 11, nella Sala del Consiglio, a Palazzo Civico, si la celebrazione ufficiale della Giornata con un intervento dello storico torinese Bruno Maida sul tema della persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia (1938 – 1945):”La Shoah dei bambini”.
Alle 15.30 nel cortile del Museo Diffuso, in corso Valdocco 4/A è stata inaugurata la “panchina rosa triangolare”, progettata da Corrado Levi, in ricordo delle vittime omosessuali nei campi di concentramento.
Agli appuntamenti della giornata hanno partecipato il Sindaco e le autorità cittadine.

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Gen 27


Il campo di concentramento di Auschwitz fu, insieme al campo di sterminio di Birkenau, il centro del sistema concentrazionario creato dai nazisti in Polonia. Le immagini fissate sulla pellicola da Bruna Biamino raccontano più di tanti testi. L’entrata di Auschwitz, le torrette di guardia e il filo spinato, i luoghi della morte, la desolazione delle baracche, il senso di solitudine e abbandono che cela gli orrori del nazismo e il tragico destino delle vittime dell’olocausto. Non sono le fotografie scattate dai liberatori, che raffigurano le enormi distese di corpi scheletrici mostrando la reale portata dell’orrore dei campi di sterminio. Sono immagini apparentemente più serene, che riescono però a svelare quella terribile “banalità del male” descritta da Hannah Arendt.
Questi scatti fotografici, sollecitando attraverso le immagini la nostra coscienza storica, ci consentono di “visitare” Auschwitz per ciò che è stato e che non deve essere dimenticato.

Luogo: Museo Civico d’Arte Antica e Palazzo Madama
Prezzo: gratuito

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Gen 25


Luigi Carluccio è stato uno dei pochi esponenti della critica d’arte contemporanea italiana a diventare un punto di riferimento internazionale, tanto da essere chiamato nel 1979 a dirigere il settore arti figurative della Biennale di Venezia.
Meno noto è il fatto che dopo l’8 settembre, in quanto tenente di artiglieria alpina, egli subì un lungo periodo di internamento nei campi di prigionia appositamente istituiti in Germania per gli Italienische Militär internierte (Internati Militari Italiani). Qui Carluccio disegnò costantemente, dal 1943 al 1945, con i mezzi di fortuna che si potevano trovare nei campi.
Nel 70esimo anniversario dell’8 settembre 1943, e in occasione del Giorno della Memoria, il Museo ha deciso di dedicare una mostra al noto critico d’arte, offrendo al pubblico l’occasione di scoprire un aspetto inedito della sua vita di e di approfondire la vicenda degli Internati Militari Italiani (IMI) da sempre poco indagata.
Gli ottanta disegni, esposti in originale e nella loro completezza per la prima volta, raffigurano, come in una sorta di specchio collettivo, la realtà esistenziale dell’internamento dei nostri connazionali. Poche sono le scene di genere: per lo più sono ritratti di compagni e amici, volti e sguardi impietriti, corpi prostrati, simbolo della condizione tetra della prigionia.
L’allestimento è arricchito dalla proiezione a ciclo continuo del film documentario “600.000 no. La resistenza degli internati militari italiani”, realizzato dall’ANCR e dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale nel 2008.
La mostra, coordinata dal Museo, in collaborazione con l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, si è avvalsa della consulenza scientifica di un gruppo di studiosi tra cui Bruno Quaranta, Claudio Vercelli, Marco Vallora e Paola Olivetti.
Progetto dell’allestimento e progetto grafico di Marisa Coppiano.

Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà
Contatti: tel. 011 4420786 – info@museodiffusotorino.it

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